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Recensione TopSpin 2K25

di: Luca Saati

Oltre un decennio dopo l’uscita di Top Spin 4 su PS3 e Xbox 360, la serie tennistica di 2K Games è finalmente tornata, questa volta con le redini dello sviluppo affidate a Hangar 13, lo studio meglio noto per i recenti capitoli di Mafia. Un’assenza lunga dalla scena videoludica mai compresa pienamente dato che di veri competitor in questo settore non ce ne sono e 2K Games poteva approfittarne per ritagliarsi uno spazio dominante esattamente come fatto con NBA 2K. La speranza è che questo TopSpin 2K25 sia solo l’inizio, e che 2K Games non getti subito bandiera bianca.

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Come andare in bicicletta

Chi non ha mai avuto precedenti con la serie 2K Games farebbe bene a rivolgersi immediatamente all’esaustivo tutorial, per gli appassionati invece giocare a TopSpin 2K25 è un po’ come andare in bicicletta, anche se una ripassata al tutorial può sempre aiutare per meglio comprendere alcune dinamiche forse assopite a causa del tempo.

Come da tradizione della serie, anche in TopSpin 2K25 alla base del successo c’è il tempismo. Il giocatore ha a disposizione cinque tipologie di tiri (colpi piatti, colpi tagliati, colpi in pallonetto, colpi in drop e colpi in topspin) e si dividono a loro volta in tre differenti tipologie che cambiano a seconda del tipo di pressione sul tasto. Il tiro preciso richiede una singola pressione, il tiro potente richiede di tenere premuto il tasto e caricarlo fino al massimo, quello normale infine è una via di mezzo. Il tempismo è fondamentale dato che bisogna lasciare la pressione dell’apposito tasto quando la palla è vicina al giocatore. L’interfaccia su schermo viene in soccorso con due indicatori che indicano rispettivamente la potenza del colpo e il giusto tempismo quando lasciare il tasto, anche se personalmente avendo già dimestichezza con il sistema di gioco ho disattivato gli indicatori perché troppo distraenti. È importante anche gestire correttamente il posizionamento del giocatore rispetto alla palla per un tiro perfetto così come gestire sapientemente la stamina: ad esempio il tiro potente consuma energia e quindi non bisogna abusarne, specie se una partita inizia a diventare una battaglia di logoramento.

Il grande pregio del gameplay di TopSpin 2K25 è quel giusto compromesso tra accessibilità e profondità, offrendo al contempo un’esperienza che punta alla simulazione senza velleità arcade che avrebbero compromesso il tutto. Un giocatore alle prime armi dopo aver dato uno sguardo al tutorial riuscirà a barcamenarsi e diventare sempre più bravo con la pratica, e con l’aumentare della difficoltà di gioco vi sono anche tecniche più avanzate come i cambi di mano, colpi tagliati e quant’altro per diventare dei veri assi di questo sport.

Se da un lato quindi l’aver ripreso l’ossatura di Top Spin 4 del 2011 ha garantito un’esperienza di gioco solida come un tempo, dall’altra si ha sempre la sensazione di essere rimasti fermi di almeno una generazione da un punto di vista tecnico. Per un gioco che su schermo ha un massimo di quattro giocatori su più un po’ di pubblico, TopSpin 2K25 non fa niente per mettersi alla pari con altri videogiochi sportivi, tutt’altro. I modelli dei giocatori non sono male, ma niente che faccia gridare il miracolo. I vari campi da gioco sparsi per il mondo hanno un aspetto perlopiù gradevole, ma se si considera che gran parte dell’azione si concentra sui giocatori stessi, non si può che restare con l’amaro in bocca, specie se si mette a confronto con un altra serie videoludica dello stesso editore come NBA 2K che muove molta più roba su schermo ed è un’eccellenza da un punto di vista tecnico e visivo. Anche il comparto animazioni non mi ha entusiasmato come se mancasse sempre qualcosa per restituirmi quella sensazione di fluidità che mi aspetto in un videogioco nel 2024.

Una carriera e poco altro…

L’altro grosso problema di TopSpin 2K25 è la povertà di contenuti con cui ci si trova a che fare. Innanzitutto il numero di tennisti disponibili nella partita veloce è davvero esiguo: 25 professionisti tra leggende come Roger Federer, Serena Williams e John McEnroe, e altri attuali come Carlos Alcaraz, Tiafoe e Naomi Osaka. Mancano all’appello tanti tennisti blasonati come il nostro Jannik Sinner, mentre sul fronte dei campi ci si può ritenere decisamente più soddisfatti con la presenza dei quattro Grand Slam, le nove sedi degli ATP Masters 1000 e così via.

La situazione migliora con la modalità carriera che ritengo soddisfacente per essere il primo capitolo di una serie lontana dalle scene, ma senza raggiungere chissà quali vette d’eccellenza. Dopo aver creato il proprio giocatore si scala la classifica evento dopo evento con l’obiettivo di diventare il numero uno al mondo. Ci sono eventi eventi di allenamento che aumentano i punti XP e consentono di migliorare attributi come il servizio, la potenza, la velocità e i colpi. Ci sono anche eventi speciali che concedono premi speciali e elementi estetici. Alla fine del mese tocca poi ai tornei e man mano che si scala la classifica ci si assicura l’invito a tornei sempre più grandi, fino ad arrivare ai tornei più prestigiosi. In tutto questo bisogna gestire con attenzione il livello di energia del proprio giocatore dato che partecipare agli eventi fa accumulare stanchezza e se si esagera si rischia di infortunarsi. Partecipare a tutti i tornei di ogni mese è quindi sconsigliato, conviene adottare un approccio più cauto scegliendo quando riposare (e saltare quindi un torneo) per non incappare in infortuni. Del riposo tuttavia non bisogna mai abusare dato che saltare gli eventi può avere un impatto negativo sul proprio percorso di crescita. Il gioco offre diverse opportunità per migliorare le prestazioni in campo attraverso allenatori e membri dello staff. Gli allenatori attivi offrono bonus di VC, XP e attributi una volta completate le sfide, mentre i membri dello staff possono aiutare a recuperare energia, ridurre i tempi di infortunio e aumentare i guadagni. È anche possibile sbloccare case in diverse regioni, che offrono bonus specifici. Tuttavia, nonostante le varie meccaniche, la perdita di energia si rivela noiosa e non ha un impatto positivo sulla modalità. Inoltre, gli allenamenti e gli eventi speciali risultano ripetitivi e influenzano negativamente le prestazioni durante i momenti importanti del torneo. Complessivamente, la modalità carriera offre un modo per divertirsi tra una partita e l’altra, ma manca di coinvolgimento e di mordente sul lungo termine.

Le modalità online sono due: 2K Tour e World Tour. La prima consente di giocare online contro altri giocatori con obiettivi giornalieri e professionisti in evidenza. Nella seconda si utilizza il proprio MyPlayer per giocare partite e tornei contro altri giocatori, guadagnando punti e scalando le classifiche. Entrambe le modalità possono essere un buon passatempo, ma non ho trovato niente di speciale da tenermi incollato a esse, anche se un aspetto positivo dell’esperienza di gioco è relativa al sistema di monetizzazione decisamente meno aggressivo e fastidioso rispetto alla serie NBA 2K. Come in quest’ultima c’è sempre la moneta VC, ma serve solo per l’acquisto di oggetti cosmetici e non per potenziare il proprio giocatore. Immancabile ormai anche il classico Battle Pass qui rinominato Centre Court Pass in cui completare le sfide proposte dal gioco e scalare i livelli per sbloccare bonus XP, elementi cosmetici e la stessa moneta VC.

15/Love

Si sentiva la mancanza di un videogioco di tennis con livelli produttivi degni della bellezza di questo sport, e TopSpin 2K25 è un titolo in grado di fare la felicità degli appassionati grazie al suo eccellente gameplay. Un’eccellenza che purtroppo non è estesa alle altre componenti del gioco con un comparto tecnico e un’offerta contenutistica non all’altezza degli standard odierni. La speranza è che questo TopSpin 2K25 rappresenti un nuovo inizio per questa serie e che 2K Games possa ovviare a questi problemi con i futuri capitoli.