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Recensione Tohu

di: Simone Cantini

Quella delle avventure grafiche è una storia che si perde nella notte dei tempi, a partire dai primi esperimenti testuali, passando per la gloria del sistema SCUMM di casa Lucas Arts, fino a giungere alle esperienze più cinematografiche dei giorni nostri. Insomma, a voler ben vedere ce n’è davvero per tutti i gusti, ma è proprio alla tradizione più solida, quella della caccia all’oggetto giusto per mezzo di un puntatore, che hanno scelto di avvicinarsi i ragazzi di Fireart Games con il loro delizioso Tohu.

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Acquario cosmico

Quella che Tohu ci racconta è una fiaba sognante, caratterizzata da uno stile peculiare e decisamente personale, in cui si muovono personaggi deliziosi e surreali, calati all’interno di un universo quanto mai bizzarro. La storia mette al centro la piccola ragazzina Puff, affiancata dal suo amico robotico Cubus, che dovranno riuscire a riparare il Sacro Motore, responsabile della salute di alcuni strampalati pesci volanti, che altro non sono che i pianeti abitati di questo strambo universo. La missione non sarà, come prevedile, affatto semplice, dato che la sinistra figura incappucciata responsabile del misfatto, tenterà di ostacolare con ogni mezzo i loro sforzi. Leggera nei modi e nei toni, sicuramente indirizzata ad un pubblico di giovanissimi (ma che riuscirà a far breccia anche nel cuore dei player più smaliziati), la storia di questo stilisticamente delizioso punta e clicca scorrerà con piacevolezza per circa 5-6 ore, tratteggiando un buffo universo, in cui si muovono alcune delle creature più peculiari che abbia mai visto in un videogioco. Ed è indubbiamente la presentazione estetica a rappresentare uno dei punti di forza di questo Tohu, che pur non presentando una progressione ed una complessità elevate, saprà intrattenere con piacevolezza una platea decisamente eterogenea di giocatori, i quali saranno spinti anche solo semplicemente dal volere vedere cosa il team abbia visivamente escogitato nello schema seguente. Per il resto tutto scorre senza particolari guizzi, limitandosi al minimo indispensabile per il genere di appartenenza, elemento che comunque non deve giocoforza essere visto come un difetto: staccare la spina da esperienze decisamente più cervellotiche, talvolta, non può che far bene.

Nel solco delle tradizioni

L’interazione che Tohu richiede al giocatore, trattandosi di una avventura grafica punta e clicca, è quanto mai tradizionale, ed in linea con il genere di appartenenza: ci limiteremo a cercare i vari hotspot presenti nelle differenti schermate di gioco, per poi combinare gli oggetti in modo da risolvere gli enigmi che il titolo ci proporrà. Insomma, spieghare come si giochi alla produzione Fireart Games sarebbe quanto mai futile e ridondante, a meno che non facciate parte di una rara minoranza di giocatori ignari di cosa si celi dietro a questa tipologia ludica. I puzzle che ci verranno presentati non saranno mai troppo complessi, e ad eccezione di una manciata di situazioni, tutto potrà essere tranquillamente risolto spulciando a dovere lo schema in cui ci troveremo. A movimentare un poco la situazione ci pensano i due personaggi citati in apertura, Puff e Cubus, che potremo alternare in ogni momento per sfruttare le loro peculiari abilità: la ragazzina sarà in grado di strisciare nelle aperture più piccole, oppure arrampicarsi su alberi o pile di casse, mentre il robot tornerà utile qualora servirà un po’ di sana forza bruta. Una meccanica che non è certo trascendentale, ma che serve a conferire un pizzico di brio in più al tutto. Come già detto, l’impegno richiesto per portare a termine l’avventura non sarà elevatissimo, ma qualora ci si trovasse bloccati sarà comunque possibile accedere, per mezzo di un piccolo minigioco, a tutta una serie di aiuti, capaci di venire incontro anche al giocatore meno esperto (o paziente), Se sul versante puramente concettuale, pur al netto della semplicità di fondo, sono davvero pochi gli appunti da muovere a Tohu, è sull ottimizzazione dei controlli che sarebbe stato opportuno lavorare un po’ di più: l’interazione per mezzo del controller, difatti, non è sempre precisissima, e potrebbe capitare di mancare un oggetto perché il puntatore non ha recepito bene l’input. Si tratta di un fenomeno che, almeno su PS4, mi è capitato di riscontrare in un paio di situazioni, ma mi sembra doveroso sottolinearlo. Per il resto c’è solo da complimentarsi con il team per la qualità del lavoro svolto che, come detto in apertura, ha nel delizioso comparto grafico/stilistico la vera punta di diamanete della produzione, che grazie ad un design fiabesco e simile ad un libro illustrato, rende decisamente più accativante l’avventura di Puff e Cubus, Azzeccato anche l’accompagnamento sonoro, che grazie ad una serie di melodie sempre coerenti ed un set di effetti pregevoli, riesce a conferire maggiore spesso e vitalità a questo bislacco universo.

Tohu è un onesto punta e clicca, indubbiamente rivolto ad un pubblico giovane, ma che riesce comunque ad intrattenere anche i giocatori più navigati. L’esperienza proposta è quanto mai in linea con il genere di appartenenza, e pur non presentando particolari guizzi creativi si lascia giocare con estremo piacere. È però innegabile come i veri punti di forza della produzione Fireart Games siano da ritrovare nel comparto estetico, che grazie ad una caratterizzazione quanto mai azzeccata è capace di conferire al tutto un fascino davvero particolare ed originale. Se priviamo il tutto di questi elementi, però, quello che ci rimane in mano è un’avventura quanto mai semplice e lineare, che pur essendo molto piacevole da giocare, risulta anche se un po’ troppo esile in fatto ad impegno richiesto.