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Recensione Tiny Terry’s Turbo Trip
di: Simone CantiniChi lo ha detto che nei videogiochi moderni debbano sempre esserci obiettivi importanti e nobili? In fondo il videogaming è nato senza tutti questi orpelli, un mero agglomerato di bit in salsa 0 e 1, con l’unico obiettivo dichiarato che era quello di divertire i giocatori. E allora ben vengano le produzioni che ci liberano dall’obbligo morale di salvare il mondo, sconfiggere perversi dittatori o scongiurare le invasioni più disparate. E se questo incontra il vostro pensiero, perché tenersi lontani da Tiny Terry’s Turbo Trip?
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Io volevo fare l’usciere!
Terry cerca lavoro, ma non lo fa certo perché desidera emanciparsi o diventare ricco, anche solo per il gusto di sperperare i propri guadagni nella maniera più superflua possibile. No, lui lo fa per un motivo molto più nobile e alto: vuole andare nello spazio. E per farlo ha assolutamente bisogno di una macchina, quindi non stupisce che si presenti all’ufficio di collocamento (dove, tra l’altro, lavora la sua sbavante bella), nel tentativo di essere assunto come fattorino. Ed avere in dotazione una fiammante vettura. Logico, non trovate? Beh, se la risposta è no non c’è di che preoccuparsi, visto che di convenzionale e scontato non c’è davvero niente in Tiny Terry’s Turbo Trip, visto il turbine di assurda follia che ci assale anche solo avviando il titolo sviluppato da Snekflat.
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Bizzarro sin dal suo design infantile e a tratti grottesco, caratterizzato da un humor nonsense irresistibile (se si apprezza il genere) e popolato da un cast di personaggi completamente fuori di testa, il gioco riesce a mettere in piedi una storia bislacca e divertente nella sua semplicità. Un plot squisitamente assurdo, che nelle circa tre ore necessarie a portare il nostro Terry nello spazio, non senza qualche rimpianto, riuscirà ad incuriosire e divertire senza annoiare. Certo, sarebbe stato arduo vista la durata esigua dell’avventura, ma in fondo va benissimo così, che allungare troppo questo psichedelica brodaglia, non so quanto avrebbe giovato all’amalgama generale.
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Sprankelwater, pazza città
Di open world ne ho visti a bizzeffe nel corso della mia carriera videoludica, ma fuori di melone come quello in cui è ambientato Tiny Terry’s Turbo Trip ne avrò incrociati giusto una sparutissima manciata. Per quanto molto canonica, la piccola mappa di gioco in cui andremo ad interagire presenterà una serie di compiti da svolgere, i quali concorreranno tutti all’uber obiettivo finale, ovvero il raggiungimento del cosmo. Per farlo, ovviamente dopo aver recuperato una scalcinata vettura, Terry non dovrà fare altro che pomparla a dovere, investendo dei turbo rottami presso l’officina della città, così da avere abbastanza nitro a disposizione per scalare il monumento autostradale (lo so, si capisce poco letta così, ma giocate e tutto sarà chiaro) che fa bella mostra di sé nella piazza cittadina.
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Tutto semplice, giusto? Beh, sì e no, visto che il ciarpame che è possibile recuperare semplicemente gironzolando per la città non sarà sufficiente a garantire la spinta necessaria. Ecco, quindi, che dovremo aiutare Terry a svolgere i compiti più assurdi, siano quelli di monitorare di tanto in tanto un bagnante incurante del sole rovente, contribuire alla vendita di auto rubate, oppure partecipare a sfide in stile destruction derby con il bullo di turno. Non disdegnando di tanto in tanto di comprare cappelli, ideare snack a base di insetti o rilassarsi con bislacche sessioni di yoga. Non c’è un vero ordine da seguire, ma tutto è lasciato alla nostra voglia di esplorare e lasciarsi coinvolgere da questo concentrato di spassosa follia. Che poi è il vero plus di Tiny Terry’s Turbo Trip, che in definitiva non è altro che una raccolta di micro missioni dalle meccaniche molto esili, ma che una volta calate in questo contesto impazzito finiscono per trovare il loro bravo perché.
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Lucida follia
Le meccaniche di base sono semplici, l’open world contenuto e privo di reali guizzi ludici, ma tutto funziona alla fine dei giochi in Tiny Terry’s Turbo Trip. E gran parte del merito è da trovare anche nell’azzeccatissimo design generale, figlio di un concentrato dei rimandi più disparati: Spongebob, Psychonauts, Happy Three Friends (ve li ricordate?) e Il Fantastico Mondo di Gumball, sono solo alcuni degli echi che è possibile scorgere nelle fattezze dei vari personaggi, ma anche nella topografia di Sprankelwater, così irresistibile nelle sue architetture scomposte e sgraziate. Un mondo fortemente caratterizzato ed irresistibile, in cui ogni singolo tassello trasuda di quel bislacco umorismo citato più volte nella recensione. E poco importa se tutto è localizzato unicamente in inglese, visto che i dialoghi non sono comunque tantissimi e che, anche se non masticate la lingua dell’immortale bardo, basta anche solo l’utilizzo degli occhi per vederci strappato più di un sorriso. E tutto gira anche molto bene, ma vista la leggerezza del comparto tecnico non deve stupire più di tanto. Anche se confesso che è merito delle patch rilasciate pre release, dato che all’arrivo del codice la situazione non era proprio rosea. Ma è acqua passata…
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Non è lungo, non è complesso, non è impegnativo e non è originalissimo nelle sue meccaniche, ma allora perché Tiny Terry’s Turbo Trip non è vittima di una insufficienza? Beh, la risposta è da trovare nell’insieme delle sue parti, che per quanto non sorprendenti se esaminate in maniera asettica, riescono a dare vita ad un concentrato di spassosa follia, che è davvero difficile liquidare come se niente fosse. Assecondare le velleità celesti di Terry, difatti, saprà divertire a dovere pur nella sua semplicità, grazie anche ad un umorismo sfacciato e marcato che riesce a permeare ogni singolo aspetto della produzione Snekflat. Un titolo leggero e poco impegnativo, ideale per trascorrere una manciata di ore con il sorriso stampato sulla faccia. Un solo avvertimento: spalmatevi di crema solare!