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Recensione Theseus

di: Marco Licandro

Chi ha fatto il Liceo, in particolare quello Classico, sicuramente avrà avuto modo di cimentarsi con la Favola Greca, e le sue mitologie, come quella di Teseo ed il Minotauro. La vicenda vuole quest’ultimo, un essere con la testa di un toro ma le sembianze di un uomo, giacere in un Labirinto e pronto a divorare i sacrifici inviati all’interno da Minosse, la cui figlia Arianna, però, si innamora di Teseo. Lui, giovane inviato all’interno del labirinto per uccidere il minotauro, e guidato da un gomitolo (il famoso filo di Arianna) così da non perdersi nei meandri e riuscire nell’impresa.

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La versione per Playstation VR di Reply Forge si basa su queste vicende, ed in qualche modo le rinnova, aggiungendo alla mitologia greca un non si sa cosa di ICO, ma anche di Prince of Persia: le Sabbie del Tempo, shakerando il tutto in un miscuglio interessante, anche se forse non estremamente curato. L’incubo della storia è rappresentato dalla vicenda che si ripete, ancora ed ancora, senza possibilità di fuga. Arianna è prigioniera del Minotauro, e comunicherà con l’eroe Teseo sotto forma di Luce e voci. Teseo, d’altra parte, è anch’esso prigioniero del labirinto, ma in maniera differente. Nei suoi tentativi di fuga troverà sicuramente la morte, forzando così una sorta di loop dove egli tornerà in vita nuovamente, iniziando così da capo e senza memoria. Il giocatore dovrà quindi fidarsi di Arianna e delle sue indicazioni che lo guideranno nei meandri di questo labirinto in pietra antica e decadente, sperduto nei meandri di chissà quale luogo, tutto questo affrontando ragni giganti ed il Minotauro stesso, nel tentativo di trovare Arianna e con ella fuggire da questo luogo.

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Graficamente i ragazzi di Reply Forge hanno fatto un ottimo lavoro, grazie a buone textures ed ambientazioni interessanti, ma soprattutto grazie ad una gestione della telecamera, purtroppo fissa, ma che va a braccetto con il level design. Potremo quindi muovere, per mezzo del Dualshock 4, il protagonista Teseo per l’ambiente, facendolo interagire con pulsanti, leve, torce, e quant’altro possa servire per l’impresa. L’inquadratura rimane fissa, e cambia quando il giocatore raggiunge alcuni punti fuori mano, così da avere una nuova visuale su ciò che ci prospetta. In alcuni casi, la telecamera diventerà a seguire, ma solo per brevi tratti, per poi lasciarci continuare mentre ci gustiamo una visuale molto più aperta dei livelli di gioco.

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I combattimenti lasciano a desiderare. Vi è sostanzialmente una sola tipologia di nemici: una sorta di ragno gigante, che spunterà dal terreno per assalirci e gettarci a terra. Non vi è una barra della vita o un segnale di qualunque tipo per segnalarci che l’eroe stia per morire. Semplicemente, quando accadrà, si accascerà al suolo e la schermata diventerà nera, mentre caricherà dal precedente checkpoint. Per uccidere i nemici, abilissimi a schivare i nostri attacchi, dovremo spingerli verso le pareti e attaccare con la spada o la torcia. Un colpo andato a fondo di quest’ultima vedrà il ragno incendiarsi, dandoci un’immediata possibilità di premere il pulsante apposito per finirlo, altrimenti dovremo semplicemente attaccare più volte finché questo non apparirà. I nemici potranno essere numerosi e attaccare contemporaneamente, e per questo servirà schivare a nostra volta e attaccare, ma il processo non è chiaro, ritrovandoci a premere pulsanti a caso e fare tentativi prima di trovare un metodo preferito.

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Le sezioni con il Minotauro sono invece stealth, e si tratterà più che altro di tempismo nel farci beccare e di conseguenza fuggire prima che il suo attacco ci uccida in un sol colpo. In teoria funziona, in pratica meno, in quanto i meccanismi stealth non sono chiarissimi, e spesso dovremo rifare intere sezioni da capo per un tempismo vagamente scorretto o per motivazioni strane ed eventuali, come il Minotauro che volta la testa e ci urta mentre tentiamo (inutilmente) di confonderci tra le ombre, rivelando così la nostra posizione e uccidendoci senza pietà.

L’esplorazione è una parte estremamente rilevante di Theseus. Il protagonista potrà infatti infilarsi in cunicoli, spazi stretti e/o bui, azionare pulsanti per terra o sulle pareti, aprire porte, scalare pareti, il tutto in un percorso a corridoi estremamente lineare. Unica variante, una sorta di livello astrale in bianco e nero, sulla falsa riga delle fontane segrete di Prince of Persia, dove il giocatore dovrà volutamente disubbidire ad Arianna per inoltrarvisi.

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Alcune arrampicate più tardi, e qualche morte in loop dopo, siamo già all’atto finale che ci vedrà sconfiggere il Minotauro, e giungiamo dunque al finale: una sorta di cliffhanger senza scopo perlomeno apparente, che chiude così il cerchio e ci sprona quindi a toglierci il casco virtuale e mai più tornare nel labirinto.

Poteva quindi esserci qualcosina in più, ma nonostante tutto è un titolo degno di essere provato, ed oltretutto prova tangibile che il genere avventura in terza persona è estremamente fattibile in VR.