Recensione The Sojourn
di: Marco LicandroTra di voi vi è una schiera di giocatori che preferisce rilassarsi ed utilizzare la mente, anziché saltare e sparare tutto il tempo. Il genere dei puzzle adventures continua infatti ad appassionare giocatori di tutte le età, ed in questi ultimi anni abbiamo visto titoli come Rime o The Witness approdare su console, proprio per soddisfare l’esigenza di raggiungere il suo target nell’insieme. The Sojourn offrirà svariate ore di sfida ed ingegno incantandovi con i suoi paesaggi mistici ed al contempo astratti, tutti i dettagli dopo il salto.
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Creazione
Al fondo di The Sojourn vi è una storia, ma la tipologia di narrazione non è quella classica, ma sfrutta la scoperta e la capacità del giocatore di interpretare gli indizi. Il mondo di gioco è caratterizzato dal crearsi di fronte ai nostri occhi, componendo parti di un livello astratto, e prendendo forma affinché possiamo navigarlo. Lo stile dei livelli, vagamente arabeggiante, ci porterà all’interno di palazzi un tempo lussuriosi ed invecchiati con il tempo, ad aree aperte aride dove la natura ha da poco preso il sopravvento. Incontreremo diverse statue che pian piano riveleranno i particolari della storia, senza però impegnare il giocatore, occupato invece nel risolvere i vari puzzles ambientali che compongono i livelli.
Avanzamento lineare
La struttura di gioco fa si che occorra per forza risolvere il puzzle attuale per poter continuare nella nostra avventura. Questo non è necessariamente un difetto, ma potrebbe diventare frustrante nel momento in cui un puzzle non sarà necessariamente immediato e richiederà un impegno maggiore nel risolverlo, non potendo quindi saltarlo per poterlo affrontare in seguito. Da dire però che la maniera di porsi al giocatore è ben strutturata, fornendo alcune semplici sfide per introdurci ai concetti del gioco, per poi aumentare la sfida, in un ciclo costante di introduzione a nuovi elementi, livello che fa da tutorial, e puzzles di crescente difficoltà.
Meccaniche di gioco
I livelli saranno caratterizzati da un punto d’entrata ed uno d’uscita, spesso negata da divari insormontabili o cancelli sbarrati, e spetterà al giocatore capire come proseguire. Le meccaniche classiche involvono il sostare in portali che attiveranno temporaneamente oggetti, ma termineranno il loro effetto man mano che ci spostiamo nell’ambiente. Tra gli oggetti attivabili troveremo statue che riparano le strutture crollate, o altre che scambieranno la loro posizione con la nostra, e tante altre diverse meccaniche uniche che dovranno essere apprese e studiate accuratamente così da capire il processo per giungere all’uscita.
In conclusione
The Sojourn offre sfida e relax al giocatore che vuole spremere la mente. La gratificazione, una volta superate le sfide che gli sviluppatori hanno posto per noi, è tangibile ma poco duratura in quanto per ogni sfida superata ne abbiamo un’altra più complessa che ci attende. Rare volte capiterà di trovarsi di fronte a quel livello che proprio non riusciamo a comprendere, e sarebbe stato utile avere una sorta di indizio o suggerimento su come procedere, ma come giocatori del nuovo millennio dovremo ricorrere ai video sparsi su internet quando le cose si fanno davvero impossibili. In generale è comunque un’esperienza gratificante e piacevole, che però avrebbe potuto far di più.