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Recensione The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia

di: Simone Cantini

A qualche anno di distanza dal debutto nipponico, ci voleva Netflix a far esplodere sul suolo italico The Seven Deadly Sins, manga (già edito da tempo anche nel nostro paese) da cui è tratto l’adattamento animato che ha spopolato in streaming negli ultimi tempi. Casca, dunque, a fagiuolo The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia di Namco Bandai, ennesima trasposizione videoludica di un prodotto crossmediale proveniente dal Giappone. Siete pronti a riunire la banda di cavalieri e a scongiurare la minaccia che incombe sul regno?

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Che storia è mai questa?

Personalmente non conoscevo minimamente l’opera di Nakaba Suzuki, visto che per imprescindibili motivi puramente anagrafici è già qualche anno che ho abbandonato il rutilante mondo degli shonen. Ho però approfittato di questa review per dare una rapida sbirciata ad alcune puntate dell’anime, che sono bastate per far emergere le prime perplessità in merito a The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia. Ma andiamo con ordine. La produzione Namco Bandai ci propone due distinte modalità, rispettivamente Avventura e Duello. La prima non è altro che il classico story mode, che ci permetterà di rivivere le gesta di Meliodas e compagni, anche se in modo alquanto condensato, anche troppo a dir la verità. Le prime criticità che emergono una volta intrapresa la campagna, difatti, riguardano l’estrema sintesi con cui ci vengono proposti i vari avvenimenti, espediente che finisce per lasciare insoddisfatti fan e non dell’opera: i primi, difatti, verranno privati di tutto quel corollario narrativo necessario per trasporre in maniera esaustiva ed efficace una produzione di questo genere, mentre i secondo (come il sottoscritto) finiranno per trovarsi spiazzati al cospetto di personaggi ed avvenimenti appena abbozzati. Di sicuro non una scelta intelligente per quanto concerne il coinvolgimento dei neofiti. A poco, in questa direzione, servono gli sparuti dialoghi e le basilari sequenze di intermezzo, con queste che si sono rivelate decisamente deficitarie dal punto di vista della cura recitativa animata. E non basta certo il solito ed espressivo doppiaggio in lingua originale a reggere la baracca. Insomma, se pensavate di rivivere l’avvincente avventura di Meliodas e compagni, fareste bene ad approcciarvi a The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia con aspettative decisamente ritoccate al ribasso.

Peccato di presunzione

Vabè, almeno ci penserà il gameplay a rivitalizzare un poco la situazione? Ok, non voglio prendere in giro nessuno, quindi mi limiterò a far esordire questo paragrafo con un secco no. Strutturato come un picchiaduro tridimensionale, a metà strada tra un classico musou e i Naruto di Cyberconnect2, The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia ci catapulterà all’interno di alcune piccole arene, in cui ci troveremo a combattere contro i vari nemici. Il combat system ruoterà attorno alla classica trimurti attacco debole/forte/a distanza, relegata alla semplice pressione dei tre pulsanti dedicati. A questa si affiancherà la possibilità di lanciare incantesimi e, una volta riempito l’apposito indicatore, scatenare il canonico attacco speciale. Sarà inoltre fondamentale imparare a gestire una particolare schivata, che si rivelerà fondamentale durante gli scontri con i personaggi più potenti, tramite la quale ci proietteremo istantaneamente alle spalle dell’avversario, così da tempestarlo di colpi. Peccato che oltre ad essere assai scomoda a livello di mappatura dei tasti, questa meccanica finisca ben presto per diventare la principale discriminante per portare a casa la vittoria senza sforzi. Va bene che il suo impiego è legato alla barra che gestisce anche gli incantesimi, ma è anche vero che una volta esaurita questa finisca per riattivarsi pienamente dopo pochissimi istanti. Tatticismi portatemi via. Il problema degli scontri, sia contro orde di avversari dall’IA deficitaria come vuole la tradizione Koei Tecmo, sia quando si affrontano i character più importanti, è rappresentato dalla loro esigua durata, visto che non supereranno mai (anche per motivi legati al timer che campeggia in alto) i due minuti. Da rivedere anche la telecamera che, quando è attivo il consigliato lock automatico, finisce troppo spesso per andare in confusione. Decisamente trascurabili, inoltre, le brevi missioni che avranno per protagonista Elizabeth, in cui dovremo andare alla ricerca di oggetti, mentre il buon Hawk ci difenderà dalle minacce di turno. Tutto scorre quindi via senza sussulti particolari, e non bastano certo i 25 personaggi sbloccabili a rendere più dinamica la situazione, così come deficitaria è apparsa la loro personalizzazione, che non andrà oltre alcuni poco interessanti bonus che sarà possibile creare recuperando oggetti al termine di alcune missioni. Lo stesso comparto multiplayer, sia online che offline, non offre certo motivi di esaltazione, visto che risente di tutti i limiti appena descritti, a cui si va ad aggiungere il non certo ottimale bilanciamento dei vari combattenti. The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia, in definitiva, si presenta come la classica occasione sprecata, sia per la bontà del materiale di partenza, sia per un comparto tecnico che, pur non facendo strabuzzare gli occhi dalla meraviglia, offre comunque un colpo d’occhio convincente.

Namco Bandai ci consegna l’ennesimo tie-in in grado di riportarci funestamente alla mente le più sgradevoli definizioni del termine, visto il modo superficiale con cui The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia si propone di intrattenere i fan dell’opera di Nakaba Suzuki. Un ricco cast non è difatti sufficiente a farci ignorare un combat system sin troppo superficiale, calato all’interno di un contesto altrettanto abbozzato. Insomma, se proprio volete vedere in movimento Meliodas e soci, anche se con un livello di interazione decisamente minore, il mio consiglio è quello di sedervi comodi e spararvi le puntate della serie animata.