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Recensione The Precinct

di: Luca Saati

Mi ricordo bene i tempi della PS2, quando passavo con nonchalance da un open world all’altro. C’era ovviamente GTA a dominare la scena, prima con Vice City e poi con San Andreas, ma non dimentico certo il primo Mafia, Il Padrino, Scarface e The Getaway. Tutti questi giochi avevano un elemento in comune: il protagonista era quasi sempre un criminale.

Eppure, c’era una serie che ci metteva dalla parte opposta della barricata: True Crime. Una saga forse sconosciuta a molti, ma che in realtà molti di voi avranno giocato senza saperlo, visto che True Crime: Hong Kong è diventato quello che tutti oggi conoscono come Sleeping Dogs.

Tutto questo per dire che, nel panorama videoludico, sono davvero poche le occasioni in cui ci viene offerta la possibilità di vestire i panni di un poliziotto — buono o corrotto che sia. Ed è qui che entra in gioco The Precinct. Dopo aver dato vita nel 2019 ad American Fugitive, un sandbox top-down in cui si impersonava un criminale in fuga, il team britannico di Fallen Tree Games ha deciso di ribaltare la prospettiva.

Nasce così The Precinct, e dopo circa sei anni di sviluppo, è finalmente arrivato.

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Grosso guaio ad Averno City

The Precinct è ambientato nei primi anni ’80 ad Averno City, cittadina immaginaria in cui la criminalità imperversa in ogni angolo: piccoli venditori ambulanti, spacciatori, rapinatori, ladri d’auto, fino alle gang che si contendono il controllo delle strade. Il giocatore veste i panni dell’agente Nick Cordell Jr., poliziotto alle prime armi appena uscito dall’accademia e figlio di un detective morto in circostanze misteriose.

Come nuovo agente di polizia, il protagonista inizia pattugliando le strade per fermare i piccoli crimini, ma ben presto il suo innato talento lo porta a sfidare le due gang principali della città, con l’obiettivo di riportare ordine e fare luce sulla morte del padre.

L’atmosfera noir in stile anni ’80 è sicuramente uno degli elementi meglio riusciti di The Precinct, nonostante una storia che, nelle circa 10 ore necessarie per completarla, non è mai riuscita davvero a conquistarmi. Il racconto risulta fin troppo prevedibile e si sviluppa principalmente nel primo e nel terzo atto, mentre la parte centrale resta quasi immobile, limitandosi alla caccia ai capi delle gang criminali.

Anche la scelta di affidare lo sviluppo dei dialoghi a scene statiche, con semplici sagome dei personaggi che si alternano a schermo, non si rivela particolarmente efficace, rendendo questi momenti privi di mordente. Le cose migliorano leggermente durante alcuni casi secondari, come quello di un assassino seriale, ma si tratta di brevi parentesi che non bastano a risollevare una narrativa complessivamente debole.

Un giorno ad Averno City

The Precinct è un sandbox d’azione con visuale isometrica dall’alto, che richiama esplicitamente i primi, storici capitoli della saga di Grand Theft Auto. Ogni giornata comincia nel distretto di polizia, dove il protagonista può scegliere quale area della città pattugliare, sbloccandone di nuove man mano che si risolvono i crimini.

Scelta la zona, si scende in strada con il proprio partner, si sale sull’auto di servizio e ci si dirige verso l’area designata, fino al termine del turno di lavoro, la cui durata varia a seconda dell’incarico. Si può decidere di pattugliare l’autostrada, prestando attenzione a chi supera i limiti di velocità o guida in stato di ebbrezza, oppure optare per una ronda a piedi, multando veicoli parcheggiati male e intervenendo nei casi più disparati: dal civile che getta un rifiuto a terra fino a spacciatori, rapinatori, estorsori e ladri d’auto.

Averno City è davvero una città fuori controllo, tanto che spesso non si fa in tempo a chiudere un caso che già ne spunta un altro dietro l’angolo.

Una volta individuato un crimine – o ricevuta una segnalazione dalla centrale – si può intervenire adottando diversi approcci, con un’interfaccia che indica chiaramente se sia opportuno o meno fare uso della forza, fino ad arrivare all’impiego dell’arma da fuoco nelle sparatorie. A volte il criminale si arrende subito, permettendo di eseguire il controllo dei documenti, una perquisizione e infine l’emissione di una multa o un arresto, a seconda della gravità dell’effrazione.

Altre volte, però, il sospetto resiste, dando il via a inseguimenti adrenalinici a piedi o in auto. In questi frangenti, un indicatore dedicato si riempie progressivamente e permette di chiamare rinforzi come elicotteri, posti di blocco o altre pattuglie. Lo scopo è esaurire la barra dell’intimidazione (posta sotto la salute del criminale) per indurlo ad arrendersi, prima che la situazione degeneri.

Il gioco tiene conto di una moltitudine di effrazioni, e una volta fermato un sospetto, è compito del giocatore assegnare correttamente i reati commessi attraverso una ruota di selezione. In alternativa, è possibile delegare tutto al proprio partner e chiudere rapidamente il caso. Si può anche scegliere se scortare il criminale in centrale o chiamare un collega per riprendere subito il pattugliamento.

Concluso il turno, si fa ritorno alla stazione di polizia per terminare la giornata, pronti a ricominciare da capo con una nuova routine. Questo ciclo si ripete fino allo sblocco di una missione principale, che avviene solo al raggiungimento di condizioni specifiche.

Come anticipato, il protagonista è impegnato nella lotta contro due gang criminali, ognuna composta da un capo e due sottoposti da arrestare, per un totale di sei bersagli principali. Per accedere a questi scontri diretti è necessario raccogliere prove durante le ronde, fermando i crimini in città.

A conti fatti, le missioni principali risultano essere solamente una manciata, con un focus evidente sulla componente free-roam che, alla lunga, rischia però di scadere nella ripetitività e nella noia.

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Far rispettare l’ordine

Conclusa ogni giornata, si ottengono punti esperienza che permettono di sbloccare alcuni bonus, come nuove armi e veicoli. Inoltre, con il level up si riceve anche un punto abilità da spendere in un apposito skill tree pensato per rendere la vita da poliziotto un po’ più semplice: dalla capacità di intimidire in maniera più efficace, a una maggiore resistenza del veicolo, passando per il miglioramento della gestione della stamina e altri piccoli vantaggi. Si tratta di un sistema di progressione piuttosto standard, ma nel complesso efficace e ben integrato nel contesto creato dagli sviluppatori.

In azione, The Precinct si comporta piuttosto bene. Gli inseguimenti — come già detto — sono elettrizzanti, supportati da un buon modello di guida arcade, sia a bordo dell’auto che con l’elicottero. Le fasi shooting sono solide e si appoggiano a un sistema di copertura funzionale e uno stile che, grazie alla visuale dall’alto, ricorda vagamente i twin-stick shooter, pur non raggiungendo la stessa frenesia e profondità dei capolavori del genere.

Insomma, pad alla mano, The Precinct si è rivelato un’esperienza divertente, con un gameplay solido che svolge egregiamente il suo compito, senza però toccare vette di eccellenza. Il gioco riesce a mescolare con discreto equilibrio velleità arcade e dinamiche da police simulator, offrendo, a modo suo, qualcosa di unico.

Averno Noire

Dal punto di vista grafico, è evidente che ci troviamo di fronte a una produzione indipendente, ma i ragazzi di Fallen Tree Games sono stati bravi a caratterizzare Averno City con un’atmosfera che richiama i classici film polizieschi degli anni ’80.

Ogni quartiere della città presenta caratteristiche uniche: vicoli illuminati da neon colorati, zone residenziali più tranquille e un imponente quartiere finanziario. Il tutto è arricchito da un ciclo giorno/notte e da un meteo dinamico che, con la sua pioggia battente, contribuisce a ricreare la giusta atmosfera noir.

Molto buono anche il doppiaggio in inglesea proposito, va segnalata l’assenza della lingua italiana anche per i sottotitoli — e una colonna sonora originale in pieno stile synthwave e new retro wave, perfettamente in linea con l’estetica e l’ambientazione del gioco.

ACPD!

The Precinct è una lettera d’amore ai polizieschi degli anni ’80, un titolo che mescola suggestioni da True Crime e GTA con un approccio più metodico e simulativo, offrendo un’esperienza diversa dal solito. L’idea di farci vivere la routine di un agente, tra pattugliamenti, inseguimenti e arresti, funziona bene nelle prime ore grazie a un gameplay solido e a un’ambientazione curata, ma alla lunga mostra i suoi limiti, schiacciata da una struttura ripetitiva e da una narrativa poco incisiva.

Nonostante le sue ambizioni siano ridimensionate dal budget e dal team indipendente, The Precinct riesce comunque a ritagliarsi uno spazio interessante nel panorama degli open world, soprattutto per chi è alla ricerca di qualcosa di fresco, pur con qualche compromesso.