Recensione The Pathless
di: Simone CantiniGiant Squid è un team relativamente giovane, ma ha dalla sua un’identità quanto mai precisa, figlia delle personalità che ne alimentano le fila. Nata dalla voglia di indipendenza di alcuni membri di thatgamecompany, la software house californiana ha ereditato dalla base di partenza le tematiche e le meccaniche che sono state in grado di stregare critica e pubblico, grazie a produzioni come Journey e Flower, dotate di un innegabile marchio di fabbrica che è stato capace di rendere perfettamente riconoscibili tali lavori. Ed è proprio nel filone di simili opere che si introduce The Pathless, debutto next gen di Giant Squid (il tutto è disponibile anche per PlayStation 4), un gioco che ci catapulterà, ancora un volta, in un mondo misterioso in cui potersi perdere nel corso di un appassionante viaggio.
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Cacciatrice di divinità
Tutto ha inizio su di una piccola spiaggia, approdo dell’eroina di The Pathless, e primo tassello di questa fiabesca avventura. Un luogo perso in una natura lussureggiante, ma in cui cadaveri e rovine sono testimoni di una guerra che si perde nella notte dei tempi. Bastano pochi minuti, però, perchè la solitudine della ragazza venga interrotta dalla comparsa di una maestosa aquila divina, uno degli antichi dei di questo mondo decadente, fiaccata dalle azioni di una sinistra figura che non si cura di nascondere le proprie intenzioni: sterminare le divinità del luogo. Inutile dire come toccherà a noi tentare di fermare il diabolico piano, dopo aver liberato dal giogo che lo opprime il volatile che, una volta reincarnato in un’aquila in piume ed ossa, diventerà la nostra fidata compagna di viaggio. E durante il peregrinare nel mondo di The Pathelss, il nostro obiettivo sarà quello di liberare le altre divinità corrotte dallo sterminatore, potendo fare affidamento sulla nostra abilità di arcieri, oltre che sui poteri del piumato alleato di cui sopra. Quello che si aprirà sotto ai nostri occhi sarà, dunque, un viaggio in una landa in preda al caos e alla distruzione, in cerca di alcuni sigilli arcani, gli unici strumenti in grado di rendere vulnerabili le divinità perdute. Tra suggestioni che richiamano con forza alla mente esperienze come il citato Journey, ma anche l’inossidabile Shadow of the Colossus, The Pathless ci regalerà un open world onirico e delicato, una tela volutamente minimale in cui l’esplorazione a 360° può essere anche marginale, dato che potremo limitarci semplicemente a recuperare il minimo indispensabile per giungere ai titoli di coda, ma così facendo finiremo inevitabilmente per perderci gran parte del divertimento. E sarà, pertanto, il nostro approccio alla produzione Giant Squid a determinare la durata del nostro vagare, che può tranquillamente esaurirsi in due fugaci pomeriggi, ma che anche estendersi a dismisura se decideremo (e lo consiglio vivamente) di perderci nell’esplorazione di ogni anfratto. E questa seconda opzione sarà quanto mai indicata per tutti coloro che desidereranno venire a capo della fugace narrativa di The Pathless, che sceglie consapevolmente di raccontarsi in maniera laterale e mai del tutto esplicita, affidando la propria storia a cadaveri abbandonati, rovine e testimonianze scritte nascoste nella mappa di gioco. Un premio rivolto indubbiamente ai più curiosi, ma che se trascurato non comprometterà comunque la godibilità generale dell’esperienza.
L’unione fa la forza
Il gameplay alla base di The Pathless è estremamente semplice e diretto, ed unisce in modo interessate elementi esplorativi, platform e puzzle. Il nucleo centrale dell’esperienza sarà costituito dal nostro arco, che potremo sfruttare per colpire alcuni bersagli fluttuanti che ricoprono l`intero mondo di gioco. Farlo, oltre a riempire la nostra barra della stamina, ci garantirà un immediato boost di velocità ed agilità, che dovremo sfruttare in particolari situazioni per raggiungere determinati luoghi. A questo, dopo un certo punto di gioco, si uniranno le capacità dell’aquila (che potremo incrementare sconfiggendo i boss e recuperando determinati cristalli), che potrà sollevarci in volo, oppure potremo utilizzare per planare dopo un salto. L’unione di queste due meccaniche si rivelerà indispensabile durante gli scontri con le divinità corrotte, i soli avversari del gioco, che saranno oggetto di battaglie quanto mai avvincenti e particolari, capaci di interrompere in modo efficace la generale pacatezza dell’esperienza. Per giungere a tali climax, però, sarà necessario recuperare i talismani utili a spezzare le barriere che li proteggono, e per farlo dovremo risolvere alcuni puzzle ambientali intriganti, anche se mai troppo complessi, che ci chiederanno di sfruttare le nostre abilità con l`arco per accendere torce, colpire bersagli o campane, oltre a collaborare con la nostra fidata aquila, che potrà tornarci utile per muovere elementi fuori dalla nostra portata, oppure attivare (per mezzo di alcuni pesi) dei peculiari meccanismi. Ed è proprio attorno alla ricerca di puzzle e talismani che ruoterà l`esplorazione del mondo di gioco, un’esperienza quanto mai rilassante scaturita proprio dall`assenza di avversari, e che potrà essere interrotta soltanto da alcune sequenze stealth, che si attiveranno se incapperemo in una delle tempeste che flagellano la mappa: questi rappresentano, invero, i momenti più inutili e peggio realizzati di The Pathless, caratterizzati come sono da una lentezza esasperante, oltre che da una aleatorietà troppo marcata. Si tratta di sezioni che non aggiungono nulla all’esperienza globale, data l’assenza di game over, che finiscono solo per spezzare in modo grossolano la routine di gioco. Per chiudere il cerchio attorno ai difetti, è giusto puntare il dito anche nei confronti di una certa ripetitività di fondo che, soprattutto nelle battute finali, potrebbe emergere in modo alquanto marcato. Per quanto concerne il comparto tecnico, invece, gli appunti da muovere a The Pathless sono sicuramente pochi, visto che la produzione Giant Squid gode di un comparto stilistico che, a dispetto di un minimalismo generale evidente, non nega scorci suggestivi, oltre ad un colpo d’occhio sicuramente soddisfacente. Eccellente la colonna sonora, forte di brani emozionanti e d’impatto, capaci di sottolineare con efficacia i vari passaggi del gioco, oltre che in grado di acuire in maniera magistrale il senso di solitudine e smarrimento che si avverte vagando per il mondo di gioco. Delude, almeno per quanto concerne la versione PlayStation 5, il supporto al DualSense, che non si è dimostrato in grado di sfruttare a dovere soprattutto i grilletti adattivi, che con l’arco sarebbero andati a nozze.
Delicato e sognante, quello di The Pathless è un viaggio in cui si respirano echi di varie produzioni passate, ma che i ragazzi di Giant Squid sono riusciti a declinare in un’esperienza sicuramente personale e suggestiva. Un titolo semplice da padroneggiare e comprendere, capace di alternare momenti di placida esplorazione ad una manciata di combattimenti adrenalinici ed appaganti, che ha come unica pecca evidente una certa ripetitività di fondo, dato l’esiguo numero di meccaniche (comunque ben implementate) attorno a cui ruota. Sicuramente non è uno dei titoli di lancio più impressionanti di PS5, ma The Pathless è la dimostrazione che si può tranquillamente divertirsi anche in assenza di geometrie audaci e roboante ray tracing.