Recensione The Outer Worlds
di: Marco LicandroUn RPG made in Obsidian, che da sola dovrebbe catturare l’attenzione di tutti i fan del genere ma, dopo tutto questo tempo, chi l’ha giocato e chi ancora non ne è convinto si trova qui a leggere la recensione in quanto la domanda che più ci preme è: ne vale realmente la pena? Cercheremo di accontentarvi nella nostra recensione di The Outer Worlds, ma intanto gustatevi il trailer di lancio:
https://www.youtube.com/watch?v=3AI_u_0oJRQ
Un intro niente male
Non ci vorrà molto prima di venire catapultati, o per meglio dire espulsi, per approdare in un pianeta dai colori surreali, ricchi di piante e animali pericolosi mai visti prima, ma pur sempre popolati da umani, che come sappiamo portano problemi. Presto noteremo un unico pattern che vedrà una realtà simile alla nostra, dove il capitalismo vede il personale di una compagnia come fosse usa e getta, cosa che nel gioco creerà due fazioni distinte ed in perpetua lotta fra loro.
Grazie alla tipologia di gioco, potremo prendere decisioni di gameplay oltre che di scelte sul fattore trama, decidendo quale fazione aiutare e quale invece ostacolare, senza contare che potremo decidere di fare nulla di tutto ciò e semplicemente andare dove ci pare, uccidere tutto quello che si muove, sia in maniera coatta alla Duke Nukem sia in maniera più stealth muovendoci furtivamente. Le possibilità offerte dal gioco sono effettivamente vaste.
Mi sembra familiare
The Outer Worlds è divertente, e l’esplorazione dei pianeti, nonché lo stile grafico unico lo rendono variegato ed interessante da giocare, ma alla base ritroviamo gli elementi che già conosciamo e ci sono familiari. Se avete giocato un qualsiasi Fallout o un titolo di Bioware come Dragon Age o Mass Effect, capirete di cosa stiamo parlando. L’esplorazione, la presenza di dialoghi dove si può mentire o minacciare a seconda della capacità di persuasione, la possibilità di creare il proprio personaggio ponendo punti e abilità personalizzate, sono tutti tratti distintivi di un genere RPG che da molti anni si sta semplicemente caratterizzando ed uniformando, e questo non è assolutamente un male.
The Outer World unisce tutte queste possibilità, comprese quelle di reclutare nuovi membri della squadra, aggiungendo in qualche modo qualche caratteristica, come il fatto che il team scelto, sempre formato da 2 persone extra, aggiunga al nostro personaggio le abilità che a noi manchino, rendendoli quindi non solo un aiuto extra al combattimento, ma quasi una parte integrante al nostro gameplay.
Esplorazione con stile
Come anticipato precedentemente, vi è un pattern grafico che rende il gioco a suo modo unico. Nonostante richiami moltissimo altri giochi come Fallout o Bioshock, The Outer Worlds crea il suo proprio stile, fatto di paesaggi esotici e pericolosi, colori accesi e acidi, nemici sorprendentemente difficili da far fuori, ed un level design che ostacolerà qualunque stile di gioco decideremo di utilizzare per offrirci una sfida continua. La nostra nave, The Unreliable, funge da luogo sicuro dove lo staff si riunisce, nonché come punto di riferimento per i nostri viaggi spaziali tra i pianeti. Impossibile in questo caso non fare un paragone alla Normandy di Mass Effect, visto che per l’appunto il gioco ricorda diversi giochi interlacciati in un unico brodo videoludico. I personaggi del gioco saranno anche loro originali ed ognuno con una personalità distinta, e sarà presto fatto perderci in numerose side-quest perdendo quasi traccia della missione principale, ma questo è parte integrante del genere e ne siamo quindi felici.
In breve
The Outer Worlds è senz’altro un misto di giochi che abbiamo amato, e giocarlo ci da la sensazione di qualcosa di nuovo con un retrogusto a noi ben conosciuto. È divertente, praticamente senza bugs, e garantisce ore di svago e azione. Vi sono pecche? Forse l’eccessiva familiarità ed un’originalità più come atmosfera che come gameplay potrebbe comportare una perdita repentina dell’eccitazione da “gioco nuovo”, quasi fosse un more of the same, ma dipende soprattutto da quanta voglia avrete di giocare un genere ben noto e confezionato in maniera ottima senza troppe pretese. Le missioni principali e la storia in sé sono sufficienti per spingervi nelle pressapoco 30 ore necessarie per completarlo, mentre quelle secondarie vi permetteranno di perdervi negli svariati mondi di gioco pronti a darvi ognuno del filo da torcere. Consigliato? Senz’altro. Un must-have? Ehh.