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Recensione The Mortuary Assistant: Definitive Edition

di: Simone Cantini

Il mercato PC è quanto mai particolare, soprattutto in virtù della sua capacità di attirare le idee degli sviluppatori più disparati. Ed è proprio il proliferare incessante di produzioni a dare vita, con frequenza quasi cadenzata, a fenomeni in grado di catalizzare in un lampo l’attenzione dell’utenza, trasformando titoli dal budget ridotto in clamorosi successi. Basta pensare a quel Phasmophobia che attendo da tempo con ansia su PSVR2, oppure al recente Manor Lords. Nel 2022 fu invece il caso di The Mortuary Assistant: Definitive Edition, opera in solitaria di Brian Clarke (AKA DarkStone Digital), che è da pochissimo sbarcato su console: anche in questo caso sarà vera gloria?

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Vedo la gente morta, letteralmente

Quando si odia la gente ed il nostro desiderio più recondito è quello di vivere in perfetta armonia con noi stessi, quale lavoro può essere migliore dell’imbalsamatore di cadaveri? Ok, non sono certo questi i motivi che hanno spinto Rebecca Owens a cercare lavoro presso River Fields, l’obitorio gestito dal misterioso dottor Raymond. Un impiego sicuramente particolare, vista la peculiare “clientela” che lo frequenta, ma che si rivelerà ben presto molto più spaventoso di quanto potrebbe lasciare supporre il semplice armeggiare con i cadaveri più disparati. La situazione precipita improvvisamente quando Rebecca riceve una telefonata dal suo titolare, con la quale le viene chiesto di coprire il turno di notte, a causa dell’arrivo improvviso di tre defunti. Nulla di così strano, dato che la morte non ha certo orari, ma che finirà ben preso per tramutarsi in un angosciante incubo, quando la ragazza verrà chiusa all’interno della struttura dal dottor Raymond, che la informerà della presenza di un demone all’interno di uno dei tre corpi. L’unico modo per uscire indenni dalla situazione sarà quello di scoprire dove si nasconda l’infida creatura, individuarne il nome ed in fine bruciare il simulacro di carne assieme ad un peculiare marchio, così da arrivare incolumi all’alba.

Questo è il canovaccio attorno a cui ruotano le varie run di The Mortuary Assistant: Definitive Edition, sessioni autoconclusive che non porteranno via che un’abbondante mezzora ciascuna e che, se concluse con la corretta individuazione del corpo incriminato, ci permetteranno di addentrarci poco alla volta all’interno del passato di Rebecca. Ogni partita, o turno che dir si voglia, scaverà in profondità nell’animo della nostra protagonista, così da dare vita ad un quadretto tutt’altro che idilliaco e che potrà condurci a 6 differenti finali, portandoci via (stando alle parole che accompagnano il gioco) poco meno di 10 ore. L’idea messa in piedi da Brian Clarke è sicuramente particolare ed interessante, così come il modo in cui il gioco si diverte a stuzzicare l’animo del giocatore, senza ricorrere mai a beceri jumpscare gratuiti. L’orrore, difatti, è sempre sfuggente e rarefatto, mai volgarmente ed inutilmente manifesto: luci che si spengono, sinistri sussurri, oppure ombre che si mostrano per fugaci istanti ai lati del nostro cono visivo sono più che sufficienti a creare un sano senso di tensione, sebbene basti poco per capire come la loro presenza sia fondamentalmente innocua.

Ed è questo il limite maggiore, in chiave horror, di The Mortuary Assitant: Definitive Edition, dato che una volta compresa la natura delle minacce, si finirà per assecondare semplicemente la loro presenza, senza che il loro manifestarsi vada ad influire con le meccaniche di gameplay che regolano il loop di gioco. Il che è un vero peccato, visto che quando il titolo decide di premere sul pedale dell’acceleratore, nonostante una caratterizzazione alquanto derivativa dei vari espedienti, non è raro trovarsi a sussultare per un brevissimo (ma angoscioso) istante.

Macabra routine

L’aspetto sicuramente più particolare di The Mortuary Assitant: Definitive Edition, setting escluso, è sicuramente il suo particolare gameplay: nel gioco dovremo imbalsamare 3 cadaveri a notte, compiendo varie azioni (indicate nella nostra fidata cartellina) secondo un preciso ordine, che non varierà mai per ciascun “cliente”. Una volta scelta la salma, dovremo prima annotare i tratti distintivi delle varie parti del corpo, per poi inserirle nel terminale dell’ufficio (caratterizzato da una delle interfacce più scomode dell’universo). Verrà poi il momento di trattare il cadavere, eliminandone i fluidi prima di procedere all’iniezione del liquido di conservazione, il tutto recuperando di volta in volta nella stanza gli oggetti necessari, per poi passare a superare dei semplici minigiochi.

Nel mentre dovremo anche fare molta attenzione ai segnali che indicheranno la possibile infestazione demoniaca, che può manifestarsi tramite movimenti inconsulti del cadavere, allucinazioni, oppure simboli palesi. Sfruttando dei particolari pezzi di carta, inoltre, potremo far comparire i quattro caratteri che compongono il nome della creatura, che dovremo imprimere su di un peculiare sigillo dopo averli confrontati con un database presente nel PC dell’obitorio. Una volta tratte le nostre conclusioni, sarà il momento di bruciare l’inanimato (mica tanto) ospite, sperando di aver condotto la giusta indagine. Un loop di gioco che, per quanto interessante all’inizio, anche in virtù della randomizzazione di eventi e della disposizione degli oggetti, diviene ben presto molto ripetitivo, con il desiderio di giungere al vero finale a muovere le fila del tutto.

Nonostante i suoi fisiologici limiti, figli della presenza di una singola persona dietro le quinte, The Mortuary Assitant: Definitive Edition si lascia giocare con piacere, pur in presenza di un inventario davvero scomodo da gestire e di un set di comandi non sempre precisissimi quando si tratta di operare sul campo. Il non avere dietro un team corposo si avverte anche per quanto concerne la messa in scena della produzione, che non può certo vantare una complessità ed un livello di dettaglio in grado di rivaleggiare con le produzioni tripla e doppia A, ma che comunque finisce con il difendersi in maniera più che dignitosa. Come vuole la tradizione del genere, più riuscito è il comparto sonoro, che con i suoi suoni e lamenti improvvisi ed un’effettistica assai convincente, riesce ad amplificare a dovere il senso di tensione. Il tutto, poi, è anche tradotto nella nostra lingua, il che non fa mai male, anche se talvolta i sottotitoli non sono proprio puntualissimi. Ma va bene lo stesso…

Sono sincero, a volte non capisco come particolari produzioni, magari neppure troppo riuscite, possano diventare successi clamorosi su PC. Che poi è quello che mi chiedevo mentre stavo giocando a The Mortuary Assitant: Definitive Edition, che pur presentando al giocatore un gameplay indubbiamente peculiare, non ho trovato così detonante come il clamore suscitato su personal computer può portare a pensare. Al di là di un loop di gameplay che esaurisce in fretta le proprie carte, pur risultando sempre convincente e ben congegnato, a lasciare un po’ delusi è proprio il senso di terrore, il quale finisce per perdere tutta la propria potenza non appena si capisce come non ci si trovi mai in serio pericolo nel gioco sviluppato da Brian Clarke. La natura frammentata dell’esperienza, inoltre, finisce per diluire un po’ troppo un racconto che si rivela interessante, a patto di avere la pazienza di compiere più volte gli stessi, ripetitivi task.