Recensione The Last of Us Parte 2 Remastered
di: Simone CantiniConfesso di non aver iniziato benissimo il mio rapporto con la seconda avventura di Joel ed Ellie, spinto dal mio ritenere il loro debutto sullo schermo ben definito e completo, senza che vi fosse alcun bisogno di rivederli in azione. Però, se Neil Druckman è un autore di videogiochi di un certo spessore, mentre il sottoscritto si limita unicamente a parlarne, ci sarà pure un motivo valido, come dimostra in effetti l’amore che è stato capace di suscitare in me The Last of Us Parte 2. Con cui comunque continuo ad avere un rapporto conflittuale, non certo per motivi intrinsechi alla sua natura ludica, ma solo per aspetti puramente commerciali. Che non ami i remaster di produzioni recentissime oramai è cosa nota, come dimostra anche l’accoglienza tributata all’ennesima riedizione del titolo Naghty Dog uscita un annetto fa. Ecco perché mi sono avvicinato a The Last of Us Parte 2 Remastered con tutte le cautele del caso, finendo però con il risultare soddisfatto dell’operazione.
Il teatro degli orrori
C’è davvero ancora spazio per uno sproloquio relativo alla trama di The Last of Us Parte 2 Remastered, dopo tutto quello che si è scritto e letto sin dall’uscita originale del gioco? Parlarne sarebbe ridondante sino all’estremo, ma magari qualcuno ha vissuto su Marte sino ad oggi e, povero lui, è realmente ignaro di quello che lo aspetta una volta avviato il gioco. Dal canto mio posso solo dire che tornare a vivere nei panni di Ellie ed Abby è stata una delle esperienze più faticose e stressanti che mi sia capitato di affrontare. Non certo per demeriti ludici, sia chiaro, ma proprio per la storia che ci porta ad affrontare quello che non esito a definire il capolavoro di Naughty Dog. Un racconto spietato, crudele e brutale che sin dalle battute iniziali sembra come divertirsi nel voler sbattere in faccia al giocatore tutto lo schifo che la razza umana è in grado di rendere manifesto. Un affresco cupo in cui non ci sono buoni o cattivi, ma solo violenza e disperazione ed in cui è l’umanità stessa ad essere il vero mostro.
Clicker ed infetti non ci ingannino, difatti, visto che a muoverli è solo il puro e semplice istinto animale, in cui non c’è ombra di macchinazioni o premeditazione. Discorso differente, invece, deve essere fatto per le due protagoniste ed i comprimari che le accompagnano, un gruppo in cui vendetta e odio sono sempre pronte a fare capolino, per poi esplodere in maniera poderosa sullo schermo, naturalmente in un mare di cruda ed esplicita violenza. Un racconto straziante e dalla forte carica emotiva, capace di tormentare l’animo di chi riesce ad entrare in sintonia con Eliie ed Abby, sia che queste siano intente a massacrare a colpi di mazza da golf, oppure a far scivolare dolcemente le mani su di una chitarra polverosa. Azione e pause sono i due lati della medesima medaglia, i pilastri su cui si basa una sceneggiatura in grado di tratteggiare un mondo in cui la speranza sembra oramai svanita per sempre, dove un subdolo fungo parassita non è realmente il male supremo, ma solo lo strumento attraverso il quale l’umanità finisce per mettere al centro della scena la sua vera natura.
Provare e riprovare
Volevo evitare sproloqui, ma alla fine non ci sono riuscito, ma i buoni propositi iniziali vedrò di applicarli relativamente al versante ludico, che mi limiterò a liquidare in paio di righe, non per demeriti ma solo per esigenze di recensione. Il gameplay, così come la storia raccontata, non hanno subito variazioni in The Last of Us Parte 2 Remastered, pertanto avviare una nuova partita presenterà le stesse feature apprezzate in origine: esplorazione e level design ampliato, combat system migliorato ed una IA avversaria credibile e coerente sono ancora là, pronte a divertire (o traumatizzare, a seconda dei casi), il giocatore. A dispetto del precedente remake/remaster, però, il nuovo lavoro del team in forza a Sony ha fortunatamente visto l’introduzione di alcuni elementi inediti, capaci di giustificare in parte l’operazione in questione. La più macroscopica ed interessante, almeno sul fronte puramente giocoso, è senza dubbio la modalità roguelike chiamata Senza Ritorno, che promette di dilatare a dovere la già corposa longevità base. Si tratta di una meccanica che ci vedrà prendere il controllo di uno dei personaggi del gioco, con il quale saremo chiamati ad affrontare una manciata di livelli casuali, che termineranno nello scontro con un boss. Ciascuno stage presente nella struttura del match (che offrirà anche alcune biforcazioni) si baserà su di una delle 4 modalità che caratterizzano Senza Ritorno: Assalto, Caccia (queste disponibili sin dal principio), Resistenza e Conquista (entrambe da sbloccare giocando.
La prima ci vedrà intenti ad eliminare 3 distinte ondate di nemici, recuperando risorse nell’ambiente di gioco e nei bauli disponibili al termine di ogni wave; la seconda ci chiederà di resistere per una manciata di minuti agli attacchi di nemici infiniti; la terza ruoterà attorno al proteggere un alleato da un certo numero di avversari, che potremo eliminare piazzando trappole oppure direttamente in combattimento; l’ultima metterà al centro del gameplay una cassaforte da scassinare entro la fine del tempo a disposizione, il tutto mentre saremo braccati dagli avversari. Al termine di ogni livello verremo ricompensati con dei punti in base alla nostra valutazione, che potremo spendere nell’hub principale sia per sbloccare le abilità presenti nello skill tree dei vari personaggi, sia per acquistare equipaggiamenti o potenziare quelli in nostro possesso, in modo analogo a quanto avviene nel gioco principale. Morire, come prevedibile, porterà al reset dei progressi, ma inanellare partite non sarà certo fine a sé stesso, dato che ci permetterà di sbloccare tanto nuovi personaggi (alcuni mai controllati nel gioco e dotati di caratteristiche uniche), quanto nuove feature in grado di modificare il flow dei match, tra cui una modalità classificata che ci permetterà di affrontare una sola volta un round unico, che si resetterà ogni 24 ore.
Si tratta, in soldoni, di un’aggiunta che da sola giustificherebbe l’esborso dei circa 10 Euro richiesti per l’upgrade in caso di possesso della versione PS4 del gioco, ma che finisce con lo scontrarsi con un pericoloso precedente interno a Sony, tra l’altro molto recente: sto parlando del DLC Valhalla di God of War Ragnarok. Se pensiamo al peso specifico che tale add-on ha nell’economia narrativa del gioco Santa Monica, e lo uniamo al fatto che sia stato distribuito gratuitamente, la portata di Senza Ritorno finisce per uscirne in parte ridimensionata, non certo per demeriti proprio, ma in virtù di un modello commerciale che stride con la scelta in questione. Parliamo comunque di una modalità assolutamente piacevole e ben strutturata che, proprio in virtù del suo azzeccato senso di progressione, sono sicuro che troverà il favore dei fan.
Come nasce un capolavoro
Non di solo livelli roguelike vive The Last of Us Parte 2 Remastered, dato che la riedizione del gioco può vantare un’introduzione aggiuntiva che, per quanto assai marginale rispetto a Senza Ritorno, farà la felicità di chi, come il sottoscritto, ama il dietro le quinte della realizzazione dei videogiochi. Sto parlando dei 3 Livelli Perduti che vanno a presentare altrettante porzioni poi tagliate dalla release finale. Si tratta di un trittico di sezioni che non porteranno via più di un’abbondante mezzora, ma che permettono di dare uno sguardo ravvicinato al processo creativo e di rifinitura della produzione. Per quanto assai grezzi rispetto al prodotto finito, dato che si tratta di momenti eliminati in stato di pre alpha, riescono a fornire uno spaccato in merito ad alcuni aspetti inerenti il game design che, soprattutto in virtù del commento audio degli sviluppatori che li accompagnano, non potranno che fare la felicità di chi adora i making of. Tra l’altro sono un’ulteriore prova dell’impressionante livello qualitativo che caratterizza le produzioni Naughty Dog, dato che pur essendo porzioni in pre alpha, tecnicamente e strutturalmente riescono a dare la birra a buona parte delle produzione attualmente in commercio. Non che ci fossero dubbi in merito, ma confesso di essere rimasto piacevolmente stupito ugualmente.
Tolto questo, l’inedita modalità speedrunner (inserita appositamente per tutti coloro che amano bullarsi sul web delle proprie abilità) ed una modalità in cui potremo suonare liberamente la chitarra (con strumenti, personaggi e location aggiuntivi sbloccabili), The Last of Us Parte 2 Remastered offre poco altro, dato che anche l’upgrade grafico presente finisce per risultare alquanto marginale, vista la già eccellente bontà dell’installazione originale. Certo, tutto è ancor più vivido e definito, ma si tratta davvero di minuzie buone unicamente a solleticare gli occhi di falco più performanti. Di sicuro, comunque, ci troviamo al cospetto di un pacchetto più interessante e coerente di quello che lo ha preceduto, soprattutto in ottica qualità/prezzo: se pensiamo al costo dell’ultimo remake, davvero incomprensibile se relazionato all’offerta, si può essere soddisfatti dei 49,99 Euro richiesti dall’edizione in questione, che diventano 9,99 Euro per chi già possiede la versione PS4. Almeno in questo senso Sony sembra essersi data una regolata.
Consigliare o non consigliare l’acquisto di The Last of Us Parte 2 Remastered? Beh, se ancora non avete vissuto sulla vostra pelle l’avventura di Ellie ed Abby, la risposta non può che essere positiva, visto anche il prezzo tutto sommato abbordabile a cui è proposto e alle aggiunte che vanno ad ampliare l’offerta vista su PS4. Discorso analogo non può che essere fatto pure nei confronti di chi possiede l’installazione originale che, in cambio di un esborso tutto sommato congruo, potrà mettere le mani sull’edizione definitiva (mi auguro) del capolavoro firmato Naughty Dog. I 10 Euro scarsi richiesti accedere a Senza Ritorno ed ai Livelli Perduti, difatti, sono decisamente congrui se relazionati alla composizione dell’offerta. Certo, non fosse stato regalato un certo Valhalla i giudizi sarebbero stati leggermente differenti, ma visto il mercato attuale possiamo comunque ritenerci più che soddisfatti dell’operazione.