Recensione The Invincible
di: Marco LicandroSe siete fan delle avventure in prima persona, ambientate in lontani pianeti sconosciuti, con un tocco di mistero e horror, probabilmente avrete già sentito parlare di The Invincible, una avventura sci-fi sviluppata dallo studio polacco Starward Industries e basata sull’omonimo comic. Ci siamo addentrati in questa peculiare storia guidando l’astronauta Yasna in un mondo asettico e ostile, e abbiamo finalmente formulato un paio di idee al riguardo.
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Un mondo ostile
Basato sul comic del 1964 creato da Stanisław Lem, chiamato appunto The Invincible, il videogioco propone praticamente una esperienza interattiva in prima persona dove il giocatore è intrappolato in un pianeta sconosciuto e alla ricerca del suo team, attualmente disperso. Nei panni di Yasna, una astrobiologa, dovremo esplorare il pianeta Regis III in lungo e in largo, affrontando situazioni estremamente scomode, create dalla difficoltà di esplorazione stessa dovuta a grandi pareti rocciose, tempeste di sabbia, suolo instabile, nonché una presenza minacciosa che si rivelerà pian piano nel corso del gameplay.
Yasna sarà guidata dall’Astrogator, in salvo sulla nave appena fuori dal pianeta, in costante contatto radio, mentre si muoverà ed esplorerà il pianeta alla ricerca dei membri superstiti e utilizzando apparecchiature come uno scanner e un telescopio, che si riveleranno utili in svariate situazioni. Possibilmente ispirato a Firewatch, il duo Yasna-Astrogator è ovviamente un elemento chiave del titolo, grazie a costanti dialoghi ed una possibilità di scelte da parte del giocatore, sia per quanto riguarda le risposte che su alcune decisioni. Queste conversazioni faranno da sfondo ad un altrimenti gameplay che potremmo definire essenziale, il quale sembra essere una scelta stilistica, dovendo esplorare un pianeta al 90% vuoto, dove le uniche interazioni presenti sono soprattutto relative allo scalare pareti di roccia e trovare la strada verso il nostro prossimo obiettivo.
Le conversazioni saranno quindi costanti, anche quando Yasna sarà praticamente sola, tramite alcuni escamotage sulla trama, così da riempire il gameplay basico basato praticamente sui soli movimenti e poche interazioni.
Quando le ambientazioni cambiano, ad esempio entrando in alcune basi spaziali, avremo modo di analizzare alcuni oggetti, i quali genereranno nuovi dialoghi e potranno a volte sbloccare nuovi obiettivi per andare avanti. In alcuni punti sarà necessario interagire con delle attrezzature capendone il funzionamento, ma per la semplicità non parlerei quindi di puzzle, quanto semplicemente di una interazione lievemente più strutturata.
Nei panni di Yasna, tutto sembra essere vasto e difficile. Aumentando la velocità del passo, l’astrobiologa si affaticherà, respirando sempre più forte, e appannando la visuale per via del casco sempre presente. La lentezza nel muoversi a piedi sarà ancora piu delimitata nei vari percorsi, dove bisognerà arrampicarsi sulle rocce o scendere da alcuni pendii, e ancora camminare a bordo muro per evitare così di cadere. L’uso dello scanner ci aiuterà ad orientarci, e a questo scopo sarà anche utile il quaderno che avrà una mappa che ci mostrerà la nostra posizione attuale. Per fortuna, più avanti, avremo a disposizione un mezzo di trasporto che accelererà le cose, almeno parzialmente e per brevi periodi.
In parte lento, in parte affascinante
Se avete provato la demo di The Invincible, sicuramente sarete rimasti ammaliati dall’ambientazione e dalla narrazione, o almeno questa è stata la mia impressione. Nonostante la lentezza generale dell’esplorazione, le conversazioni con l’Astrogator sono comunque interessanti, e si nota anche la relazione tra i personaggi cambiare a seconda delle scelte e delle risposte date, nonché dagli avvenimenti attuali.
La cosa che sicuramente mi ha sorpreso, è stato scoprire che questa demo è in realtà una sezione locata almeno a 2 ore e mezza di gioco, abbastanza avanti quindi, praticamente a metà, se consideriamo che la durata si attesta all’incirca sulle 6 ore. Il punto è che, nella demo, viene visualizzata una delle migliori sezioni di gioco, grazie alla presenza di gameplay, esplorazione, dialoghi, ed avanzamento della trama. Tutte cose che nelle prime ore non accade, alternando queste cose in maniera lenta, lentissima, spesso interrompendo il gameplay con alcune scene con camera fissa dove semplicemente ascoltiamo questi interminabili dialoghi prendere vita per svariati minuti, durante i quali saremo tentati dal premere il pulsante per saltare la scena interamente e tornare finalmente a giocare.
Se lo sci-fi con elementi thriller/horror fa per voi, noterete sicuramente una fascinazione per l’ambientazione nonché la storia, ma al contempo questa lentezza generale nel fare qualsiasi cosa limita notevolmente il proseguirsi della trama, possibilmente bloccandola completamente nel caso non avessimo interagito con l’esatto elemento che gli sviluppatori hanno designato come fondamentale per proseguire, lasciandoci in balia del silenzio e delle possibilità, senza sapere come andare avanti.
The Invincible sembra avere effettivamente tute le carte in tavola per un videogioco d’esplorazione intenso e affascinante, e in parte riesce a portare queste sensazioni al giocatore, facendolo sentire piccolo, smarrito, ed in balia degli eventi. È semplicemente questa sensazione di lentezza che fa sembrare le sei (o più) ore necessarie per completarlo una vera epopea, come se un’ora di gioco corrispondesse a 3 nel mondo reale. Camminare lentamente in un pianeta vuoto non è necessariamente un pregio per immergerci nella situazione, così come non lo è perdersi senza sapere esattamente dove andare. Le svariate conversazioni non sono necessariamente una maniera per occupare questi vuoti, portandoci a volte a non voler rispondere o ignorare le richieste dell’Astrogator pur di riuscire ad andare avanti con il gioco.
Nel complesso, è come se sulla carta il titolo avesse ottime idee e riuscisse parzialmente a trasmetterle al giocatore, ma nella prova pratica il tutto risulta troppo lento e a volte noioso, nonostante al contempo vi sia un forte interesse riguardo sia la storia che l’ambientazione. È questa duplice sensazione che non può essere scacciata, quella voglia di vedere come va avanti, unita alla noia di doverlo fare, cosa che non è l’ideale in nessun videogioco, essendo questo strutturato proprio per poter vivere gli eventi in prima persona.
Considerazioni finali
The Invincible ha delle ottime idee sulla carta e riesce in parte a portarle a termine, ma la lentezza generale unita ad un gameplay veramente basico fa sì che si arrivi alla noia ancor prima di arrivare a metà del gioco. In Firewatch questa idea di narrazione costante unita ad un gameplay più scarno ha funzionato, ma non potrei dire lo stesso per quanto riguarda il titolo di Starward Industries. Nonostante tutto, il gioco merita di essere provato, e per questo vi consiglierei di provare la demo sapendo che quello sarà il culmine del gameplay, mentre il resto sarà un mix più lento con la stessa tipologia di interazioni, così da farvi una idea personale in merito e decidere se provare l’esperienza completa o attendere magari uno sconto sullo store. A voi l’ultima parola.