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Recensione The Escapist: Complete Edition

di: Simone Cantini

L’arrivo di The Escapist: Complete Edition su Switch ha veramente dell’assurdo, dato che si tratta del primo capitolo di una serie il cui sequel è disponibile già da tempo per la console Nintendo. Situazione ancora più bislacca se consideriamo che il titolo in questione è uscito originariamente nel 2015, pertanto il team avrebbe avuto tutto il tempo necessario per affrettarne lo sbarco sull’ibrida della casa di Kyoto. Alla luce di questi fatti, inquadrare correttamente il lavoro di Mouldy Toof Studios diventa quanto mai difficile, ma correremo volentieri il rischio.

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Le ali della libertà

Come è possibile già intuire dal nome stesso, The Escapist: Complete Edition non è altro che la versione completa di tutti i DLC rilasciati del titolo uscito qualche anno fa su PS4 ed Xbox One. Gli add-on non aggiungono nulla all’inesistente trama che aleggia sullo sfondo della produzione, limitandosi ad introdurre nuove ed assurde prigioni dalle quali dovremo evadere. Il core gameplay, dunque, rimane immutato rispetto alla campagna principale, nella quale saremo chiamati ad indossare i panni arancioni di un semplice galeotto. Scopo ultimo della nostra esistenza, ovviamente, sarà quello di fuggire dal carcere in cui ci troviamo imprigionati, e per riuscirci dovremo affidarci a tutta la nostra astuzia e al nostro spirito di osservazione, dato che il titolo non fa proprio nulla per aiutare il giocatore a districarsi attraverso le molteplici possibilità disponibili. Il tutorial iniziale, difatti, si presenta in forma alquanto scarna, limitandosi ad illustrare i basilari comandi della produzione e ad inscenare la più essenziale ed elementare delle evasioni, che non riesce anche solo minimamente a preparare alla complessità delle missioni principali. Proprio per questo motivo prendere confidenza con le meccaniche gestionali/strategiche di The Escapist: Complete Edition potrebbe scoraggiare i più, visto che almeno nelle prime ore i tentativi andati a vuoto si sprecheranno. In soldoni il gioco è suddiviso in giornate, durante le quali dovremo seguire i compiti scanditi dalla routine carceraria: presentarsi agli appelli, pranzare, fare esercizio, lavarsi, lavorare e molto altro. Sgarrare non farà altro che aumentare la diffidenza delle guardie nei nostri confronti, con conseguente inasprimento della sorveglianza, mentre se saremo detenuti modello la situazione cambierà in meglio. Non mancheranno, inoltre, momenti liberi durante i quali potremo interagire con gli altri carcerati, così da svolgere semplici incarichi utili a racimolare qualche soldo e a recuperare oggetti per il crafting. Tramite questa opzione potremo creare strumenti utili alla riuscita del nostro piano di fuga, ma data l’assenza di indicazione da seguire relativamente alle combinazioni utili, il processo si è rivelato alquanto confusionario ed aleatorio. Così come è risultata decisamente tediosa la successione dei momenti della giornata, piagata da una marcata ripetitività che, qualora non si riesca ad evadere in tempi ragionevoli, finirà per risultare alquanto fastidiosa. Al netto di queste criticità, però, The Escapist: Complete Edition basa tutta la propria forza su di un gameplay sicuramente originale ed interessante, oltre che caratterizzato da una libertà creativa davvero lodevole ma che, però, proprio in assenza di una sorta di guida (anche blanda) potrebbe scoraggiare i giocatori meno pazienti.

Jail has never been so much fun

Lo stile visivo di The Escapist: Complete Edition, come è chiaramente evidente dalle immagini, si basa tutto su di un buffissimo sfruttamento della pixel art, che in più di un’occasione mi ha riportato alla mente i fasti di Jon Hare e della sua Sensible Software. Certo, niente per cui strapparsi i capelli, ma l’impatto complessivo è comunque piacevole e funzionale. Pollice verso, invece, per quanto riguarda la localizzazione generale che, al solito, vede latitare in modo sin troppo colpevole la nostra lingua.

The Escapist: Complete Edition non è assolutamente un brutto gioco, ma data la presenza del suo sequel (migliorato sotto molti punti di vista), consigliarne spassionatamente l’acquisto è alquanto difficile. Ciò nonostante, se amate seguire la cronologia ufficiale pur in mancanza di una narrativa di spessore, la produzione Mouldy Toof Studios riesce a sorreggersi solidamente sulle proprie gambe, grazie ad un gameplay originale e dotato di una libertà davvero notevole. Si tratta, però, di una produzione scandita da ritmi e situazioni molto particolari e che, a causa di una difficoltà media dovuta proprio al lasciare così tanto spazio alle sperimentazioni del player, potrebbe annoiare e spaventare i giocatori meno pazienti, i quali farebbero meglio a lanciarsi direttamente sul sequel.