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Recensione That Time I Got Reincarnated As A Slime: ISEKAI Chronicles

di: Marco Licandro

I fan dell’anime saranno certamente felici di sapere che That Time I Got Reincarnated as a Slime ha un suo omonimo videogioco, chiamato That Time I Got Reincarnated As A Slime: ISEKAI Chronicles, un titolo sviluppato da Zoc co. e Monkeycraft, e pubblicato da Bandai Namco che mischia azione e city building, permettendoci di impersonare Rimuru Tempest nella sua sua impresa verso la creazione di una federazione così che diverse razze possano vivere in armonia. Vediamolo insieme.

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Da umano a slime

Se non sapete nulla della trama di questo anime, basta guardare il titolo per avere un’idea abbastanza chiara: Quella volta che mi sono reincarnato in uno slime parla proprio di un uomo che viene assassinato proprio nel primo episodio, e durante i suoi ultimi istanti di vita riflette sulla fragilità del corpo umano, e di come questo sanguini così facilmente. Così, alla sua rinascita, viene per così dire esaudito il suo desiderio, dandogli una forma priva di sangue e impossibile da scalfire, ossia uno slime. Rimuru Tempest, il suo nuovo nome, sarà quindi un potentissimo slime che acquisirà abilità nuove ogni qualvolta inglobi qualcosa, prendendone le sue proprietà, e riuscendo ad accaparrarsi le simpatie degli abitanti di questo mondo fantastico.

In Isekai Chronicles, Rimuru incontrerà vari nuovi personaggi e stringerà nuove alleanze, a volte anche nate da incomprensioni, ma la sua buona volontà e la sua forza serviranno per rendere una realtà il suo sogno: quello di creare una federazione chiamata Jura Tempest, dove tutti possano vivere in un luogo protetto e in pace.

Un gameplay basico

That Time I Got Reincarnated As A Slime: ISEKAI Chronicles come già detto mischia vari elementi di gameplay, uno incentrato sull’azione, e uno sulla costruzione della federazione.

Avremo un’area che funge un po’ da lobby, dove potremo sia costruire strutture, che parlare con i vari NPC sparsi per la zona. Una volta creato il nostro party, potremo affrontare missioni principali o secondarie, andando a combattere contro vari nemici, in quello che sembra un rapido beat-em-up a scorrimento. Muovendoci rigorosamente in orizzontale, e a volte entrando in vie secondarie salendo o scendendo dalla via principale, potremo sostanzialmente saltare e attaccare, quest’ultimo grazie alla pressione di un tasto più una direzione. Le diverse azioni saranno quindi tasto principale, oppure quest’ultimo più direzione in alto, basso, o avanti.

Non solo, è possibile anche cambiare personaggio sfruttando la stessa tecnica di gioco ma con diversi attacchi, nonché utilizzare mosse speciali ricaricando l’apposita barra, e mosse di supporto dai nostri alleati messi nel team. Una volta concluso il combattimento riceveremo una valutazione basata sul punteggio totale degli attacchi infieriti, e le combo realizzate, continuando l’esplorazione trovando alcune casse del tesoro contenenti alcuni oggetti, fino ad arrivare alla fine.

Quando non saremo occupati a combattere, la lobby iniziale sarà anche luogo di costruzione di strutture, quali case, negozi, e laboratori, tutte con vari livelli, migliorando la vita degli abitanti che dimostreranno la loro felicità sbloccando nuove funzionalità o missioni.

Queste due semplici attività faranno da contorno a due nuove trame originali, dallo stesso creatore dell’anime. In una vedremo Rimuru che trasformerà un malinteso in una opportunità di alleanza, conoscendo nuovi personaggi come Kataki, che ha perso il suo clan per via di un attacco dai Direwolves, e che dovrà imparare a convivere con i suoi sentimenti di vendetta una volta che tutti vivranno sotto lo stesso tetto. Nell’altra affronteremo invece una nazione religiosa che metterà alla prova la federazione, affrontando diversi temi basati sulla fede e sul potere.

Tutto fumo

Non importa in quale modo venga visto, Isekai Chronicles è un gioco dal budget ridotto, presentando scene dall’anime, dialoghi infiniti con pochissime animazioni, ed un gameplay veramente scarno e troppo semplificato. Già dalla lobby di gioco ci renderemo conto di quanto gli NPC siano praticamente immobili sul posto, ripetendo le stesse azioni in loop, e le opportunità di cambiare Rimuru dalla sua forma fisica a quella slime non cambia effettivamente nulla, se non esteticamente.

Il gameplay dei combattimenti è vagamente simile a quella dei browser games, con azioni frenetiche e ripetitive con sfondi bidimensionali poco curati e assolutamente non variegati, tanto che dopo una decina di minuti avrete visto praticamente tutto del titolo, iniziando a ripetere le stesse azioni a ripetizione, creando nella testa la domanda “tutto qui?”. Persino la parte relativa alla costruzione è persino più semplificata che in un mobile game, dove basterà avere le risorse necessarie per costruire per avere immediatamente un villaggio, senza attese o produzione, quasi come se il team avesse pensato che il solo combattimento non era sufficiente per giustificare l’esborso di 50 euro al quale il gioco viene venduto.

Neanche le due trame originali sono degne di nota, forzando il giocatore a leggere costantemente, quasi come fosse una visual novel, e interrompendo la narrazione andando a combattere nemici random per poi tornare nuovamente alla trama principale. Ciò significa che anche se questo titolo puntasse ai soli fan della serie, questi ultimi rimarranno particolarmente delusi, in quanto tutto di questa uscita sembra un pretesto per fare un videogioco, pur non avendo effettivamente idee su come svilupparlo.

Concludiamo…

That Time I Got Reincarnated As A Slime: ISEKAI Chronicles è l’ennesimo tentativo commerciale creato per accontentare i fan di un determinato anime, pur non centrando il segno né come gameplay né come struttura e tecnica.

Il fatto che sia un gioco budget si nota dalle grafiche poligonali simili ad un gioco uscito nel 2006, continuando per il gameplay che unisce un beat-em-up semplificato e poco variegato, ad un accenno di city building non concluso pienamente.

L’unica ragione per volerlo acquistare sarebbe la presenza di due storie originali, godibili grazie alla presenza di svariate conversazioni tra personaggi e qualche scena animata, ma in generale anch’esse passabili e non degne di nota.

È sempre una pena bocciare un titolo che potrebbe aver avuto del potenziale, ma per rispetto all’utenza ci tocca farlo.