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Recensione Tetris Effect

di: Simone Cantini

Giusto per parafrasare in parte uno spot in onda in questi giorni, come si migliora un capolavoro? La risposta, ovviamente, non sarà quella di strafogarsi di panzerotti surgelati, ripieni di simil pomodoro e mozzarella, da friggere in abbondante olio bollente. La soluzione al quesito, invece, risiede nel cercare di modificarne il meno possibile l’essenza, limitandosi a declinare secondo il nostro personalissimo stile le sue caratteristiche più peculiari. E questo e proprio ciò che ha fatto il buon Tetsuya Mizuguchi nel realizzare Tetris Effect, la sua personalissima e lungamente sognata rivisitazione dell’immortale classico ideato da Aleksej Pažitnov.

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I sogni son desideri

Tra i sogni più ardenti di Mizuguchi c’era sempre stato quello di realizzare una propria versione del lavoro del matematico russo, un sogno che ha rischiato di vedersi concretizzare già molti anni fa, in occasione dell’uscita di PSP. Tra il sognare ed il fare, però, molto spesso (quando si parla di mero business) ci sono di mezzo i fastidiosi diritti, e sono stati proprio loro ad impedire al tempo al designer nipponico di coronare le proprie aspirazioni. Diciamo comunque, a scanso di equivoci, che il buon Mizuguchi riuscì a canalizzare ugualmente la sua verve creativa, regalandoci quella piccola perla, giocata ancora oggi, che risponde al nome di Lumines: insomma, quando non tutti i mali vengono per nuocere. Eppure la voglia di plasmare secondo il proprio estro gli agognati tetramini rimase quanto mai forte, al punto che i tentativi di portare a termine quella che oramai aveva assunto i contorni di una vera e propria missione creativa, erano restii a soccombere. Gli anni si sono accavallati dal debutto in ambito portatile di Sony, ed il loro avvicendarsi ha fatto sì che quelle barriere un tempo invalicabili finissero per crollare, permettendo così a Mizuguchi di realizzare Tetris Effect. Se sulle meccaniche base è quanto mai superfluo spendersi in parole, viste i milioni di cloni che dal 1984 si sono susseguiti sulla scena, è importante focalizzarsi su tutto quello che ruota attorno all’accatastamento ordinato dei tetramini, un contesto creativo capace di modificare in modo marcato, per quanto ludicamente più indiretto, la percezione del più classico dei puzzle game. Il designer si è concesso, in questo senso, solo una piccolissima libertà creativa, che verrà incontro principalmente ai fanatici dell’high score: effettuando combo e cancellando linee andremo a riempire un indicatore che, una volta caricato, ci permetterà di attivare la modalità Zona, durante la quale il tempo si ferma ed i blocchi cesseranno di cadere in automatico. Questo ci permetterà di creare combinazioni in grado di eliminare, una volta esaurito il bonus, molte più linee contemporaneamente di quanto il gioco classico permetta, andando così ad aumentare in modo sensibile il nostro punteggio.

In tutti i sensi

Avviare Tetris Effect significa immergersi completamente nel mondo sinestetico di Mizuguchi, un universo in cui forma e sostanza si fondono in modo magistrale in un caleidoscopio di musica ed immagini. Se la scena, come prevedibile, è occupata dalla griglia al cui interno cadono i blocchi da gestire, è la costruzione degli stage in cui questa è immersa a lasciare letteralmente sbalorditi: tutto, in una maniera che richiama prepotentemente alla mente il già citato Lumines (ma anche Rez e Child of Eden), si animerà ad ogni nostra azione, ad ogni piccolo movimento che faremo compiere ai tetramini, andando così a popolare visivamente e musicalmente ognuna delle scene che contraddistinguono la modalità Viaggio. Questa ci presenterà una serie di livelli, ognuno caratterizzato da un proprio setting particolare, in cui dovremo eliminare 36 righe, prima di poter passare al successivo. Si tratta di piccole opere psichedeliche in miniatura, in cui una soundtrack impressionante, sia per qualità che per varietà (si spazia dall’ambient, al jazz, all’elettronica), si accompagna ad un ambiente che si popolerà sempre più man mano che accresceremo il nostro punteggio: ci troveremo a viaggiare metaforicamente sul fondo dell’oceano, tra mante e delfini puntiformi, oppure a vagare per una foresta, mentre la pioggia ci circonda, finendo per esplorare anche la superficie lunare. Un cero e proprio viaggio sinestetico dalla potenza emotiva devastante, capace di rendere Tetris Effect un qualcosa di, incredibile a dirsi, mai provato prima. Effetti particellari a profusione ed una direzione artistica sublime, rendono l’immersione in questo mondo onirico abbacinante, sia che si giochi su di un pannello tradizionale, sia sfruttando la compatibilità con il PlayStation VR. Bisogna però sottolineare che, pur al netto di una lieve perdita di qualità, l’utilizzo con il visore Sony sia caldamente da preferire, dato il modo smaccatamente orientato alla realtà virtuale in cui i vari stage sono ideati e costruiti. Se è vero che, ludicamente parlando, giocare a Tetris Effect isolati dal mondo non provochi particolari sussulti, è innegabile come il coinvolgimento multisensoriale finisca per prendere irrimediabilmente il sopravvento, regalandoci una delle esperienze più mesmerizzanti e sconvolgenti fino ad oggi provate attraverso la periferica. Già questo basterebbe a giustificare il prezzo del biglietto, ma Tetsuya Mizuguchi e Takashi Ishihara (director ed art director della produzione), hanno deciso di accompagnare questo viaggio surreale anche con altre modalità utili ad ampliare la longevità complessiva, già di per se infinita, di Tetris Effect: sarà, difatti, possibile cimentarsi in sfide a tempo, a punteggio, maratone e molte altre, il tutto mentre potremo scalare le classifiche online ed accumulare punti esperienza, così da poter sbloccare nuovi avatar con cui personalizzare il nostro hub. Peccato per l’assenza di una qualunque modalità multigiocatore, che sarebbe stata la classica ciliegina su di una torta comunque già irresistibile.

Tetris Effect è un capolavoro di design, oltre che la miglior versione di sempre dell’immortale classico datato 1984. La particolare visione creativa di Mizuguchi riesce, difatti, a rivitalizzare senza stravolgere minimamente un gameplay che abbiamo oramai radicato nel nostro DNA, amplificandone la portata emotiva. Giocare a Tetris Effect equivale a partire per un viaggio onirico e suggestivo, in cui il meccanico gesto di incasellare tetramini servirà soltanto a prepararci per la prossima tappa. Se avete un PlayStation VR l’acquisto è pertanto obbligatorio, ma anche se avete un ben più semplice monitor a portata di mano, il solo pensare di lasciarsi scappare Tetris Effect potrebbe rappresentare una macchia imperdonabile nel curriculum di qualunque videogiocatore che si rispetti.