Recensione Tethered
di: Simone CantiniSentirsi onnipotenti, padroni incontrastati di ciò che abbiamo davanti, unici responsabili delle esistenze virtuali che ci sono state magnanimamente concesse in dote dal software. Si rischia davvero di perdere la testa quando ci sediamo dietro ai controlli di un god game e la sensazione aumenta in maniera sensibile una volta indossato il PlayStation VR, facendo raggiungere ai giocatori picchi di onnipotenza davvero ragguardevoli. Eppure è così semplice lasciarsi andare una volta avviato Tethered, al punto da ritrovarsi a fissare minacciosi delle innocue nubi che non sembrano affatto intenzionate ad obbedire al nostro volere.
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Sia fatta la nostra volontà
La vita dei teneri Peep (i veri protagonisti di Tethered) è davvero dura, o meglio lo sarebbe ancora di più se a vegliare su di loro e a fornire un nobile scopo alla loro esistenza non ci fossimo noi. Le adorabili creaturine, difatti, una volta venute al mondo ci vedranno come la loro unica ed inarrivabile guida divina, il cui compito sarà quello di mettere a frutto le loro servizievoli doti, al fine di accumulare il richiesto quantitativo di energia spirituale. Per raggiungere tale scopo non dovremo fare alto che sguinzagliare i Peep lungo 13 differenti mappe, per raccogliere le risorse necessarie alla costruzione delle strutture volte al loro sostentamento. Suddivise in quattro differenti tipologie, queste potranno essere impiegate per dar vita a campi coltivabili, caserme, laboratori, templi e molto altro. Ogni costruzione svolgerà, ovviamente, un determinato ruolo, ma potrà essere modificata in ogni momento (a patto di avere il materiale richiesto) per potenziarne o cambiarne radicalmente la funzione. Ecco, quindi, che la burocratica Sala del Consiglio può essere agilmente convertita in Taverna, utile per guarire la depressione o le ferite dei Peep; oppure basta un click per trasformare un umile campo coltivato in piantagione di zucche, con conseguente aumento della produzione di cibo. Ovviamente non saremmo divinità degne di questo nome se non potessimo assoggettare al nostro volere anche gli elementi atmosferici: dall’alto del nostro potere potremo, quindi, utilizzare vento, neve, sole e nuvole per ripristinare giacimenti esauriti, congelare zone laviche, oppure spostare più rapidamente i Peep. Interessante sarà anche la possibilità di combinare tra loro i vari elementi, dando origine ad utilissimi fenomeni atmosferici in grado di rendere, ad esempio, più agevoli le fasi di combattimento. Già, perché in Tethered non mancano le minacce, rappresentate da sinistri lombriconi che giungeranno puntuali sul terreno di gioco al calare della notte. È in questi momenti che il tutto si trasforma in un basilare RTS, in cui dovremo utilizzare la nostra sparuta popolazione per proteggere strutture e scorte. Superare con successo tutti questi step sbloccherà di volta in volta un certo quantitativo di energia spirituale che, una volta raggiunto il limite richiesto dal livello, decreterà il nostro successo, il cui valore sarà determinato dal tempo impiegato, dalla cura riposta nei confronti dei Peep e dalla nostra abilità nel combattimento. Il tutto sarà poi traslato all’interno delle immancabili classifiche online.
Spinta virtuale
La versione di Tethered appena giunta in commercio ha esulato il titolo Secret Sorcery dalla precedente esclusività per PlayStation VR, rendendo il gioco fruibile anche al di fuori del visore Sony. Pur essendo di fatto immutato a livello di esperienza, il tutto perde però di immediatezza e coinvolgimento: appare quindi evidente come, qualora siate in possesso della periferica, sia preferibile giocare Tethered ben isolati dal mondo esterno. L’accoppiata con i Move, difatti, semplifica in maniera consistente la rapidità di gestione, elemento che fa avvertire tutto il suo peso nelle fasi più concitate dei vari stage. Immutata in entrambi i casi, invece, resta la gradevolezza del comparto grafico, decisamente accattivante e bene realizzato, con i teneri Peep a svettare su tutto, principalmente grazie alla loro forte espressività. Più che buono l’accompagnamento sonoro, che può vantare la firma di Kenny Young, di cui avevamo già ampiamente apprezzato le capacità in Tearaway.
Tethered era e rimane uno dei migliori titoli attualmente disponibili per il PlayStation VR, ma da oggi diviene anche uno dei più interessanti in assoluto per PS4. La produzione Secret Sorcery affonda le sue radici nella più pura tradizione dei god game, restituendoci un’esperienza divertente ed impegnativa al punto giusto. Insomma, sia che lo giochiate in modalità virtuale (consigliatissima) che in maniera più canonica, Tethered rappresenta un acquisto più che consigliato per tutto coloro che desiderano mettere alla prova le proprie velleità divine.