Recensione Teslagrad
di: Santi "Sp4Zio" GiuffridaSe fino a qualche anno fa la meta prediletta di tanti sviluppatori indipendenti era il PC, oggigiorno le console rappresentano di fatto un nuovo punto di approdo per giochi insulsi e piccole grandi perle. Perché ormai non è più un mistero, la scena indie è più viva che mai, per rendersene conto è sufficiente farsi un giro negli attuali store digitali.
Oggetto di questa nostra recensione è Teslagrad, un platform bidimensionale sviluppato da Rain Games che potrebbe avere un suo perché. O forse no.
Scopriamolo insieme.
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Sin dai primissimi minuti di gioco, ciò che salta subito all’occhio è un’ambientazione steampunk dell’Europa ottocentesca dalla realizzazione artistica per nulla trascurabile, forte di uno stile cartoonesco che ricorda i disegni a mano d’altri tempi. La storia ci viene raccontata dalle immagini, non ci sono né dialoghi né voci fuori campo. Protagonista di questa avventura è un ragazzino rimasto solo ed indifeso che, dopo una rocambolesca fuga che lo vede braccato da omaccioni dalle ignote intenzioni, raggiunge la Torre di Tesla. Qui il nostro protagonista farà proprio uno strano equipaggiamento che nel corso dell’avventura lo renderà un “teslamante”, una sorta di maghetto dotato di poteri basati sull’elettromagnetismo. Ed è proprio l’elettromagnetismo a rappresentare il fulcro del gameplay di Teslagrad. La risoluzione degli enigmi è infatti affidata alla possibilità di infondere una carica positiva o negativa ai diversi oggetti che compongono lo scenario di gioco. Una volta metabolizzate le meccaniche di base, il titolo Rain Games proporrà puzzle ambientali via via più impegnativi, con piattaforme semoventi, blocchi magnetici, muri dalla superficie attraente o respingente e tanto altro ancora.
Avanzare di stanza in stanza richiederà l’acquisizione di nuovi poteri e non di rado una struttura di gioco di “metroidiana” memoria ci obbligherà a sezioni di backtracking utili per raggiungere aree fino a poco prima inaccessibili. L’esplorazione, quindi, insieme all’elettromagnetismo è uno degli elementi principali del gameplay, non a caso i segreti da scoprire e gli eventuali puzzle facoltativi sono numerosi.
Dalla teoria alla pratica
Trattandosi di un titolo indipendente, Teslagrad sfoggia una profondità di gioco tutto sommato ammirevole, che denota un discreto impegno da parte degli sviluppatori. Ciononostante, durante le fasi di platforming puro è facile scontrarsi con un sistema di controllo orfano di precisione. Ciò può inevitabilmente indurci verso una morte prematura con tutta la frustrazione che ne deriva. La reale difficoltà del gioco è quindi subordinata alla capacità del giocatore di adattarsi alle varie situazioni. Capire come muoversi e contemporaneamente interagire con gli oggetti e le superfici dalla carica positiva o negativa richiede tanta pazienza e dedizione. E non è detto che vi vada bene. Assecondare l’imprecisione del sistema di controllo è tutt’altro che divertente, soprattutto durante le boss fight che diventano per forza di cose una fonte di frustrazione non indifferente. Insomma, la formula “trial and error” è inevitabile e vi accompagnerà per tutte e cinque le ore necessarie per portare a termine l’avventura.
Un’errata messa a punto dei controlli ed una curva di apprendimento mal calibrata impediscono a Teslagrad di esprimere appieno la propria personalità. L’intelligente level design e la pregevole realizzazione artistica non bastano dunque per rendere appetibile un gioco che con il suo carico di idee avrebbe potuto ambire a qualcosa di meglio. Un’occasione sprecata.