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Recensione Tekken 8

di: Simone Cantini

Gli ultimi 12 sono stati mesi intensi per gli amanti dei picchiaduro, che hanno visto scendere in campo tutti i pesi massimi del settore, compreso qualche piacevole e benvenuto outsider. Ad uno Street Fighter 6 in stato di grazia, ha risposto dopo pochi mesi un Mortal Kombat 1 solido ma meno sorprendente del previsto, a cui si è aggiunto a breve distanza Granblue Fantasy Versus: Rising. A latitare, almeno sino ad una manciata di giorni fa, era il re dei rullacartoni 3D, l’ultimo baluardo di una cifra espressiva caduta nel dimenticatoio, dopo l’abbuffata iniziata nell’era a 32 bit. Però, se dopo quasi 30 anni dal debutto della serie, siamo ancora in spasmodica attesa di Tekken 8, è segno che la creatura di Harada-san è riuscita ad attraversare indenne lo scorrere del tempo.

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C’è un diavolo in me

Vero è che l’istinto del picchiaduro risiede all’interno degli scontri con un altro giocatore, ma nel momento in cui i cazzotti hanno finito per abbandonare i confini dei cabinati arcade, si è avvertita l’esigenza di ampliare l’esperienza, fornendo una buona dose di intrattenimento in solitaria (niente allusioni sconce, per favore!). E Tekken 8, da bravo prodotto moderno quale è, non si è risparmiato in quanto ad offerta offline, affiancando al classico story mode anche un corposo numero di attività collaterali. Per quanto riguarda la narrativa principale, preparatevi ad assistere al consueto campionario di situazioni assolutamente esagerate, come vuole la tradizione della serie, messe in scena per mezzo di una narrativa che si incunea con efficacia all’interno della lore del brand di casa Bandai Namco. Protagonisti del nuovo corso del picchiaduro saranno Kazuya e Jin, oramai al centro della lotta di potere che vede al centro la Mishima Zaibatsu, ma anche il destino del mondo.

Seguito ideale di quanto visto nel settimo episodio, il segmento in questione procederà spedito lungo i binari classici, alternando spettacolari filmati a serrati incontri, non risparmiandoci anche una piccola digressione in salsa musou, per quanto decisamente trascurabile. Realizzata con un taglio squisitamente nipponico, e permeata a tratti dal consueto umorismo che accompagna da sempre il nome Tekken, l’avventura narrativa manca di quel respiro che permea le produzioni di casa Warner (Mortal Kombat ed Injustice), capaci di mettere in scena un racconto molto più coeso e serrato, oltre che in grado di presentare a dovere la totalità dei personaggi del roster. Tekken 8 non si snatura, in tal senso, e va sicuramente bene così, ma un piccolo passo avanti in tal senso non mi sarebbe dispiaciuto.

Esaurita la disputa tra padre e figlio, la nuova creatura di Harada e soci si diverte a mettere in piedi anche i benvenuti what if, per mezzo delle storie legate a ciascun personaggio, l’equivalente del classico arcade. Molto interessante anche la modalità Arcade Quest, invero una solta di tutorial narrativo che, per mezzo di una vera e propria storyline, permette ai giocatori di entrare in contatto in maniera più organica e divertente con le varie meccaniche di gioco, sia che si tratti di nuovi che di vecchi fan della serie. Un racconto spensierato e prevedibile, ma utilissimo per prendere dimestichezza con il titolo, ma anche per mettere le mani su di un bel po’ di elementi cosmetici, tramite i quali sarà possibile personalizzare tanto i lottatori che il nostro avatar. Arcade Quest servirà anche per introdurre una interessantissima feature di Tekken 8, ovvero la Super Battaglia Fantasma, porzione di gioco che mette al centro della scena la versione violenta dei Drivatar visti in Forza. Il gioco Bandai Namco, difatti, presenterà la possibilità di sfidare tanto il nostro fantasma che quello di altri giocatori incontrati in rete (o messi a disposizione direttamente dal team), le cui abilità verranno plasmate attorno al nostro stile di gioco.

L’IA in questione analizzerà continuamente il nostro comportamento (ad eccezione di alcune situazioni particolari), così da allenare continuamente il nostro ghost. Un’occasione molto interessante per testare e migliorare le nostre abilità, oltre che per imparare a contrastare efficacemente i moveset dei giocatori reali, così da affrontare al meglio le scazzottate in rete. A chiudere il cerchio, oltre al canonico versus, troviamo il sempre benvenuto Tekken Ball, ovvero la versione del beach volley a suon di sganassoni che, sin dal terzo capitolo, rappresenta un vero divertissement per la saga.

Sala giochi mondiale

La sublimazione perfetta dell’esperienza ludica garantita da Tekken 8, come ogni picchiaduro che si rispetto, si ha quando incrociamo i pugni con altri lottatori in carne ed ossa, per quanto lontani millemila kilometri da noi. E le funzionalità online dell’ottava edizione del Torneo del Pugno di Ferro non deludono le aspettative, con una lobby online che ricorda in parte quanto introdotto da Street Fighter 6. Ricalcando il mood dell’Arcade Quest, una volta che ci collegheremo alla rete saremo accolti da una piazza virtuale, in cui potremo muovere il nostro avatar liberamente, sia per interagire con gli altri utenti, che per esaminarne i profili oppure sfidarne il fantasma. Sempre da qua potremo avere accesso ai match, sia classificati che non, che potremo poi esaminare nel dettaglio tramite una comoda funzione di replay didattico. I vari match, difatti, potranno essere rivisti in qualsia momento, così da intervenire e migliorare la nostra risposta alle mosse avversare, il tutto tramite un sistema di suggerimenti volti ad indicare le risposte opportune.

Sul fronte del netcode ci troviamo al cospetto di una situazione ancora non ottimizzata a dovere, nonostante siano passati alcuni giorni dal lancio, e l’introduzione del rollback non è riuscita a limitare del tutto alcuni episodi di input lag. Molto, come sempre in questi casi, dipenderà dalla tipologia di connessione e dalla regione in cui sceglieremo di giocare, ma anche dalle preferenze di esperienza che potremo selezionare una volta online, volte a migliorare fluidità o risposta a seconda del nostro volere. Durante i test condotti, comunque, gran parte degli scontri sono scorsi via senza troppe problematiche, con solo una manciata di combattimenti che hanno messo in evidenza un lieve ritardo nella risposta ai comandi. Nel complesso ci troviamo al cospetto di una porzione di gioco assai soddisfacente, non ancora perfettamente oliata a dovere, ma che ha messo in mostra già tutto il suo eccellente potenziale. Sicuramente Bandai Namco saprà limare il tutto in tempi brevi.

Jin, fa caldo!

Tutto molto bello, ma cosa spinge, a 30 anni di distanza, a desiderare di menare ancora le mani con Tekken 8? La risposta non può che essere semplice e scontata: tutto ruota attorno al gameplay. Il nuovo capitolo della serie, pur non rinunciando ad abbandonare la sua storica identità, si è premurato di rimescolare un pizzico le carte in tavola, così da proporre qualche nuova meccanica di combattimento. Se avete partecipato alle sessioni beta degli ultimi mesi, o meglio ancora vi siete divertiti con la demo presente sugli store digitali, saprete già come l’ottavo capitolo ruoti tutto attorno all’Heat System, una nuova meccanica che ha avuto il compito di rendere ancora più aggressivo e votato all’attacco il flow che anima gli scontri. Si tratta di un sistema che coinvolge una specifica barra posta sotto quella dei punti vita del nostro lottatore, che può essere impiegata per sferrare attacchi diretti (Heat Burst), oppure per scatenare mosse speciali (Heat Engager) uniche per ciascun personaggio. Si tratta di soluzioni che, se sfruttate al momento giusto, sono in grado di ribaltare le sorti degli scontri, data la loro capacità di arrecare danno anche se parate. Danni che potranno essere recuperati da chi li subisce se si riuscirà a colpire l’avversario entro un determinato lasso di tempo.

Si tratta di soluzioni volte a rendere ancora più spettacolari gli scontri, ma che non finiscono per sacrificare l’indole più difensivista che è sempre stata una delle chiavi del successo di Tekken. Il timore nei confronti dell’Heat System, proprio in virtù della intrinseca natura della saga, era molto alto, ma dopo aver inanellato una serie considerevole di scontri appare evidente come Harada e compagni siano riusciti nel difficile compito di modificare senza snaturare. A stupire, inoltre, è anche il corposissimo roster di lottatori disponibili già in edizione vanilla (parliamo di ben 32 personaggi differenti), ognuno ben caratterizzato e dotato di un approccio agli scontri profondamente differente. Certo, permangono ancora le nette distinzioni tra individui più accessibili e quelli più tecnici, ma c’è solo da togliersi il cappello dinanzi alla ricchezza di possibilità offerte da Tekken 8 (anche io rimpiango i tempi in cui si sbloccavano nuovi fighter semplicemente giocando, ma oramai è andata). E un occhio di riguardo all’accessibilità e all’accogliere a braccia aperte anche i novellini traspare dalla volontà di introdurre un set di comandi semplificato, capace di regalare soddisfazioni in tempi brevi anche a chi non si è mai approcciato al gioco, o magari è fermo a numerose iterazioni fa.

Bello ma non balla (troppo)

Confesso di essere rimasto in parte tiepido nei confronti del comparto tecnico di Tekken 8, dato che alterna cose che mi piacciono tantissimo ad altre che mi hanno lasciato in parte interdetto. Prima di scagliarmi contro ogni oggetto contundente a vostra disposizione, tengo a sottolineare come si tratti di considerazioni puramente soggettive, dato che sarebbe sciocco andare contro ad un’estetica e ad una realizzazione complessiva davvero azzeccata, soprattutto visto che parliamo di un titolo multipiattaforma. Dettagli e modellazione sono di primissimo livello, con personaggi capaci di bucare letteralmente lo schermo e perfettamente in linea con la loro storica caratterizzazione. A non convincermi molto sono alcune proporzioni, oltre alla resa dei personaggi femminili, che non ho trovato azzeccata a 360°. Nulla da dire riguardo al frame rate, impeccabile durante gli scontri (per fortuna) ma che nello story mode presta il fianco a qualche piccola incertezza per quanto concerne lo streaming dei filmati. Tutto è comunque molto bello da vedere in azione, complici anche gli effetti che impreziosiscono gli scontri, ma se devo essere sincero mi manca quell’effetto wow che fu in grado di scatenarmi Tekken 4 su PS2, dopo aver trascorso anni in compagnia dei poligoni di PS1.

Fuori fuoco ho trovato anche il doppiaggio che accompagna la storia, che risulta assai bizzarro nella sua volontà di voler mantenere la lingua di origine di ciascun personaggio, situazione che si traduce in scambi di battute a tratti privi del giusto pathos, segno evidente di una sezione di doppiaggio eseguita in maniera non organica. Oltre che caratterizzata da performance attoriali non sempre ottimali. Comunque vada, se proprio non vi dovesse andare giù la visualizzazione di un qualsiasi personaggio, nulla vi vieterà di ricorrere all’editor, dove potrete sbizzarrirvi nel dare forma al lottatore dei vostri sogni, grazie ai citati elementi estetici, presenti in quanti ingente ed acquistabili tramite la valuta guadagnata in-game.

Tekken 8 si è fatto attendere a lungo, ma si può dire che i mesi trascorsi alla finestra sono stati ampiamente ripagati dal lavoro di Harada-san e soci. Il nuovo capitolo della serie firmata Bandai Namco, difatti, si presenta come uno dei più interessanti e riusciti di sempre, capace di coniugare tradizione e modernità in modo eccellente. Divertentissimo da giocare, quando bello da vedere (salvo alcune piccole criticità estetiche), l’ottavo Torneo del Pugno di Ferro dimostra come nel panorama videoludico ci sia ancora spazio per i picchiaduro in 3D. Forte di un’offerta in singolo solida e di un comparto online corposo e divertente, Tekken 8 deve solo limare qualche incertezza del netcode prima di ambire alla perfezione. Già così, però, ci troviamo al cospetto di uno dei rullacartoni più divertenti e completi che si siano mai affacciati sul mercato. E scusate se è poco, soprattutto dopo 30 anni di onorato servizio.