Recensione Tearaway
Massì, compratelo pure: pochi patemi, aprite il borsello e portatevi a casa Tearaway. Spietati e brutali, vi spiattelliamo subito il nostro giudizio sull’ultima fatica di Media Molecule, risparmiandovi la fatica di scrollare la pagina per andare dritti a quella manciata scarsa di parole che anticipa il voto finale. Inutile, in fondo, negare che sia questo il modus operandi della maggior parte di voi ogni qual volta vi apprestate a sbirciare una delle nostre recensioni: e giusto perché non si dica che siamo insensibili nei confronti della nostra cara utenza, et voilà, semplifichiamo ulteriormente il tutto, liberandovi del peso della ricerca delle informazioni vitali. Magari, però, onde evitare di rinfacciarci un acquisto avventato, vi tornerebbe utile capire anche quali siano i perché che si nascondono dietro le tre parole che hanno dato il via a questo pezzo…
di: Simone CantiniMassì, compratelo pure: pochi patemi, aprite il borsello e portatevi a casa Tearaway. Spietati e brutali, vi spiattelliamo subito il nostro giudizio sull’ultima fatica di Media Molecule, risparmiandovi la fatica di scrollare la pagina per andare dritti a quella manciata scarsa di parole che anticipa il voto finale. Inutile, in fondo, negare che sia questo il modus operandi della maggior parte di voi ogni qual volta vi apprestate a sbirciare una delle nostre recensioni: e giusto perché non si dica che siamo insensibili nei confronti della nostra cara utenza, et voilà, semplifichiamo ulteriormente il tutto, liberandovi del peso della ricerca delle informazioni vitali. Magari, però, onde evitare di rinfacciarci un acquisto avventato, vi tornerebbe utile capire anche quali siano i perché che si nascondono dietro le tre parole che hanno dato il via a questo pezzo…
C’è posta per te
Spolverata energicamente la nostra PS Vita (non ci sono giochi, ricordate?) e avviato Tearaway, ci si accorge subito come la produzione dello studio inglese tenti sin dal principio di spezzare le consuetudini tanto care all’industria videoludica. Rompendo una tradizione decennale, ancor prima di dare vita al nostro alter ego, ci viene chiesto di descrivere noi stessi, l’entità che governerà sul piccolo mondo di carta in cui (ora si torna sui binari canonici) il piccolo iota si ritroverà a vagare, nel tentativo di recapitarci un prezioso messaggio. Ed è a questo punto che la storia prende il via, nel momento stesso in cui tale rottura degli schemi porta due mondi a collidere, dando vita ad un legame che andrà oltre i semplici confini virtuali del gioco. La nostra presenza sarà costante per tutta la durata dell’avventura, sarà il motore divino che porterà iota ad attraversareVallecarta, Colle Forca, Sogport e tutta un’altra serie di pieghevoli luoghi. Un viaggio che, seppur forse non lunghissimo, riuscirà a coinvolgerci in maniera totale, facendoci davvero sentire parte di quell’universo fiabesco nato dalla fantasia dei ragazzi di Media Molecule. Vuoi perché il nostro viso sarà sempre presente, vuoi perché spesso saremo noi, con le nostre stesse mani, a plasmare quella realtà in cui iota è chiamato a vivere. E quando saremo giunti a sfogliare le ultime pagine di questa poetica storia, ci ritroveremo a fissare il nostro volto stranamente sorridente, simili a fanciulli rapiti dalla magia di un racconto di gioventù, e non potremo che provare un profondo rammarico nel dover salutare il nostro nuovo amico ed il suo pittoresco universo.
Mi piego ma non mi spezzo
PS Vita aveva davvero bisogno di un titolo come Tearaway, ma non perché la bistrattata console Sony fosse a corto di titoli di spessore (anzi). La produzione inglese ha il pregio di andare a riempire la casella dei titoli espressamente tarati sulle caratteristiche tecniche dell’handheld, riuscendo a mettere in campo e sfruttare in maniera convincente tutte le sue potenzialità: accelerometri, microfono, fotocamere e doppio touch saranno messi a dura prova come non mai è successo in questi quasi 2 anni di vita della macchina. A questo si unisce un level design curatissimo e ricco di trovate ludiche divertenti e ben calibrate, capaci di rendere l’incedere sempre vario e divertente. Una cura invidiabile per il dettaglio tecnico, però, sarebbe servita a poco in assenza di un mondo altrettanto ricercato, capace di calamitare l’attenzione del giocatore, invogliandolo ad andare avanti spesso solo per il piacere di scoprire quale geniale trovata riservi. L’idea di realizzare interamente a mano ogni elemento dello scenario, per poi digitalizzarla e trasformarla in linee di codice, fornisce a Tearaway un carisma ed una personalità invidiabili, a cui si affiancano un accompagnamento sonoro ed un doppiaggio (per quanto quasi del tutto inventato) davvero lodevoli. E poi c’è la volontà di rompere la quarta parete, la voglia di abbattere il confine che separa il mondo virtuale di iota da quello reale da cui provengono le Cartacce (i nemici del gioco) ed il Tu/giocatore. Oltre che a livello prettamente narrativo, questo intento è corroborato dagli extra che è possibile sbloccare nel gioco, una volta tanto non meri orpelli digitali, bensì vere e proprie entità concrete, papercraft da scaricare e stampare tramite i quali è possibile portare oltre lo schermo il mondo di Tearaway.
Ma la nostra storia non esaurisce certo qua il suo desiderio di debordare dagli argini virtuali: il viaggio potrà essere difatti documentato in ogni momento, grazie ad una macchina fotografica con la quale sarà possibile scattare delle istantanee da condividere sul web. Un ulteriore punto di contatto tra iota ed il suo Tu. Tearaway, comunque, non si dimentica certo la sua prima natura, ovvero il suo essere fondamentalmente un videogioco e Media Molecule anche su questo punto di vista non ha certo lesinato in attenzioni, proponendoci un platform/adventure 3D ben confezionato: tra sezioni con piattaforme semoventi, semplici combattimenti, enigmi e corse a bordo di bizzarri suini, le 5 ore che passerete in compagnia del piccolo messaggero difficilmente riusciranno ad annoiarvi. Ecco, forse in quel freddo dato numerico risiede la pecca più grande della produzione, ma che alla luce di un prezzo sostanzialmente inferiore alla media a cui siamo abituati, ci sembrerebbe alquanto ingiusto condannare in maniera oltremodo pesante. Anche perché se volete davvero completare l’avventura al 100%, al pari di tanti altri titoli blasonati, sarà necessario esercitare le vostre facoltà divine per un tempo lievemente superiore.
Massì, compratelo pure. In fondo ve lo avevamo già scritto in apertura (l’avete letta vero?). Tearaway è il titolo che ogni possessore di PS Vita DEVE avere all’interno della sua collezione, vuoi per il suo stile unico ed il suo innegabile fascino, oltre che per le sue indubbie qualità ludiche. L’avventura di iota pecca forse in lunghezza, ma ha anche il pregio di non annoiare e di narrare una storia in maniera davvero differente dal solito. E allora? Siete sempre qua? Per una volta avete letto davvero tutto, senza tralasciare nemmeno una parola? Forza, correte ad acquistare Tearaway, che iota ha un messaggio solo per voi!