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Recensione Table of Tales: The Crooked Crown

di: Simone Cantini

Tra le passioni spendaccione che contraddistinguono il mio quotidiano, e che vanno allegramente ad affiancarsi a musica e videogame, ci sono i giochi da tavolo e i defunti librigame. Inutile dire, quindi, come sia stato profondamente attratto da Table of Tales: The Crooked Crown, titolo per PSVR sviluppato dai ragazzi di Tin Man Games che, guarda un po’, ha scelto di declinare in salsa videoludica proprio questi due mondi non così troppo distanti tra loro. Ma questa opera di fusione avrà sortito l’effetto sperato? Ebbene, non posso fare altro che esordire con un poderoso sì.

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In fondo al mar

Le eredità, a meno che non siano accompagnate da una mole impressionante di debiti accessori, sono sempre una bella sorpresa, a maggior ragione quando sono impreziosite da una benvenuta spruzzata di magia. Ed è proprio questa ultima caratteristica che fornisce l’incipit per l’avventura di Table of Tales: The Crooked Crown, che ci vedrà mettere letteralmente le mani su di un prezioso manufatto incantato, in grado di trasformare quello che sembrava un semplice tavolo in un mondo in continuo divenire, di cui saremo i deus ex machina. Ad accompagnarci in questo viaggio troveremo un uccello meccanico, che oltre a fungere da voce narrante ci sarà utile per prendere confidenza con i comandi di gioco. Tutta questa cornice avrà lo scopo di introdurre l’avventura di tre farabutti, che dovranno venire a capo di una misteriosa minaccia che sembra volersi vendicare del passato del terzetto. Il tutto si svolgerà all’interno di una sorta di diorama animato, in cui andremo fisicamente a muovere le miniature che rappresentano il nostro gruppo di improvvisati eroi, in quello che è un riuscito mix tra un gioco di ruolo, un’esperienza tabletop ed uno dei citati librogame, viste le scelte multiple che caratterizzeranno i vari blocchi narrativi della storia. L’esperienza ruolistica è determinata dalla presenza di quattro classi di personaggi, ognuna dotata di peculiari abilità, che potranno essere incrementate al termine di ogni capitolo, così da ampliare il set di skill passive ed attive di ciascuno dei tre personaggi. Il loro comportamento sarà gestito per mezzo di un determinato quantitativo di punti azione, che potranno essere spesi per muoversi oppure per attivare le varie possibilità di offesa e difesa in loro possesso, e che potranno servire sia per affrontare le orde di nemici che ci verranno scagliati contro, sia per svolgere alcune azioni contestuali, che ci consentiranno di volta in volta di semplificarci la vita, oppure sbloccare percorsi alternativi. Il tutto è all’insegna della libertà di approccio, dato che non sempre saremo chiamati a menare le mani, ma potremo anche optare per muoverci nell’ombra, oppure tentare di avere un comportamento diplomatico nei confronti degli avversari, sempre a patto di superare il test di abilità relativo. Questa smaccata libertà che contraddistingue la progressione di Table of Tales: The Crooked Crown è anche uno dei punti di forza della produzione Tin Man Games che, sin dal suo prologo (e non aggiungo altro per non spoilerare), dimostra come il tutto sia sviluppato all’insegna della estrema rigiocabilità, data il cospicuo numero di scelte che è possibile compiere durante le circa 4 ore necessarie a giungere ai titoli di coda. A voler proprio essere pignoli si potrebbe muovere qualche critica al plot generale, che non brilla certo per originalità ed imprevedibilità, ma che rappresenta comunque un’onesta cornice narrativa, utile a giustificare l’azione.

Tutto sotto controllo

È evidente, alla luce di quanto detto, di come Table of Tales: The Crooked Crown presenti un gameplay estremamente curato ed interessante, capace di fondere abilmente tra loro mondi alquanto differenti. I pregi del lavoro firmato Tin Man Games, comunque, non si esauriscono certo qua, ma vanno agilmente a sconfinare anche nel mero aspetto tecnico. Vincente, in questo senso, è stata la scelta di far gestire il tutto alla coppia di Move richiesti per giocare, che fungendo da bacchette prensili, estensibili alla bisogna, permette di controllare e gestire con estrema semplicità e naturalezza ogni aspetto del gioco. Interessante anche l’estetica della produzione, che grazie al suo design ottimamente caratterizzato stile cartoon riesce a presentare un quadro generale decisamente convincente, oltre che ben caratterizzato. Buono il comparto audio, nonostante l’intero voice over sia demandato alla doppiatrice dell’uccello meccanico, ma spiace constatare come il tutto sia localizzato unicamente in lingua inglese (testi compresi): un vero peccato, vista la mole di testo che saremo chiamati a leggere. Certo, il nocciolo del gameplay è comunque molto intuitivo, ma una sottotitolazione in lingua nostrana non sarebbe dispiaciuta.

Table of Tales: The Crooked Crown è davvero una bella sorpresa nel panorama delle produzioni per PSVR. I ragazzi di Tin Man Games sono riusciti a confezionare un titolo originale e divertente, dotato di una spiccata personalità, oltre che estremamente piacevole alla vista. Il mix di generi, Move alla mano, è risultato amalgamato in modo molto convincente, oltre che dotato di una longevità complessiva più che discreta, vista l’estrema rigiocabilità che contraddistingue il gioco. Alla luce di ciò, mi pare davvero superfluo raccomandare l’acquisto di Table of Tales: The Crooked Crown: non vene pentirete!