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Recensione SUPERHOT

di: Luca Saati

Farsi notare per un gioco indie non è semplice, eppure ogni tanto spunta fuori quel progetto particolare capace di catalizzare su di sé tutte le attenzioni. È questo il caso di SUPERHOT, titolo nato in una settimana di lavoro durante la Game Jam “7 Day First Person Shooter”. Il successo riscosso dal progetto fu straordinario tanto che una volta arrivato su Kickstarter il gioco riuscì a raccogliere più di 250 mila dollari a fronte dei 100 mila richiesti per completare i lavori. Cosa succede se in un FPS lo scorrere del tempo è legato ai movimenti del protagonista? SUPERHOT è la risposta.

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“Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio.”

L’inizio della campagna di SUPERHOT mette subito in mostra la particolarità del videogioco. Siamo dinanzi a un menù di un computer dove in una chat veniamo invitati a scaricare un nuovo gioco, chiamato per l’appunto SUPERHOT, di cui ci viene fornita la versione crackata. Dopo aver affrontato una serie di livelli torniamo in questo menù dove otteniamo l’accesso a una nuova versione del gioco. A tratti sembra di ritrovarsi dentro a un sistema in stile Matrix dove in realtà le nostre azioni sono controllate da un ente superiore. Senza anticiparvi troppo, la campagna di SUPERHOT si basa molto sulla meta-narrativa risultando a conti fatti un pretesto per accedere al gioco vero e proprio, eppure il tutto è così affascinante da averci catturato in un attimo. La campagna di SUPERHOT è molto breve, si può terminare in un paio di ore, ma il suo impianto narrativo è a tratti ipnotico scorrendo in un modo così intenso e a una tale velocità che non vi renderete neanche conto del tempo che avete passato per arrivare ai titoli di coda.

Come ti rivoluziono un FPS

Eppure parlare di velocità in SUPERHOT sembra quasi un paradosso visto che sin dal primo livello della campagna possiamo notare la sua principale caratteristica: il tempo è immobile. Ad essere pignoli il tempo scorre lentamente quando si è fermi per poi riprendere il suo naturale corso quando si è in movimento. Questa caratteristica permette a SUPERHOT di assumere le sembianze di un puzzle/FPS in cui lo studio dello scenario risulta tanto importante quanto lo sono i riflessi, la precisione e la velocità di esecuzione.

Gli sviluppatori hanno utilizzato uno stile grafico minimal ma di grande impatto con tre tonalità di colore diverse: il bianco per lo scenario, il rosso per i nemici da eliminare e il nero per gli oggetti con cui interagire. Tra quest’ultimi troviamo le tradizionali bocche da fuoco come pistole, fucili a pompa e mitra, armi contundenti come mazze da baseball e katane, armi improvvisate come bicchieri, tastiere di un PC e così via, e infine i nostri fidati pugni. Per uccidere gli avversari basta un colpo, così come un colpo basta a loro per uccidere noi costringendoci ad agire sempre con cautela, magari cercando di anticipare le loro mosse indirizzando ad esempio un colpo di pistola verso la direzione in cui un nemico si sta dirigendo.

In SUPERHOT anche un singolo proiettile fa la differenza visto che una volta sparato un colpo bisognerà aspettare il rinculo dell’arma e che il proiettile sia pronto in canna, attimi questi di pura tensione se si pensa che di solito in un FPS non ci facciamo neanche caso. Inizialmente le meccaniche di gioco appaiono semplici, col procedere della campagna però impariamo che il salto può salvarci la vita e renderci ancora più imprevedibili, possiamo lanciare gli oggetti ai nemici che, una volta colpiti, vengono storditi e perdono la loro arma che possiamo raccogliere al volo. Sul finale sblocchiamo anche l’abilità di trasferire la nostra anima in un corpo nemico così da salvarci in quei momenti di crisi e respirare un attimo. A proposito di nemici segnaliamo una buona intelligenza artificiale con gli avversari che sono sempre ben consci di ciò che li circonda. Ad esempio un nemico disarmato si dirigerà verso un’arma a terra per metterci i bastoni tra le ruote.

Finito un livello ci viene mostrata l’azione in tempo reale con tanto di tormentone SUPERHOT ripetuto allo sfinimento. In questa occasione è possibile salvare le clip e condividerle su Killstragram.

Oltre il meta-gioco

Terminata la campagna si può accedere a quello che è il vero gioco con una serie di modalità che ci richiedono di mettere in mostra tutto ciò che abbiamo imparato finora. La modalità Endless ci chiede di uccidere il maggior numero di nemici senza morire permettendoci successivamente di sbloccare altre modalità ad obiettivo dove ad esempio dobbiamo uccidere 20 avversari nel più breve tempo possibile. Challenges propone invece, come suggerisce il nome, una serie di sfide come terminare i livelli utilizzando solo la katana oppure altre con una serie di bonus e malus come i proiettili nemici più veloci o i nostri pugni che possono uccidere con un solo colpo. Di roba da sbloccare c’è n’è davvero tanta, se riuscirete a farvi catturare da SUPERHOT passerete tantissime ore in queste due modalità.

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Commento finale

Una campagna fuori di testa breve ma intensa e una pletora di modalità aggiuntive fanno di SUPERHOT un titolo piuttosto ricco. C’è il solito problema di questo genere di produzioni: se il suo gameplay vi cattura siete a cavallo, a contrario rischiate di esaurire l’esperienza di gioco alle sole due ore della campagna.
Comunque anche in quest’ultimo caso vi consigliamo di dare una chance a SUPERHOT. Perché questo non è un semplice FPS, ma un titolo capace di stravolgere le regole tradizionali degli shooter in prima persona inserendo al suo interno elementi da puzzle game. Sembra di giocare a una partita a scacchi dove ogni mossa viene attentamente pianificata. Eppure, quando terminate un livello, la frase SUPERHOT vi rimbomba nel cervello e ammirerete il frutto della vostra meditazione, vi renderete conto che in fondo l’azione non era così lenta. Perché nel suo essere un gioco immobile, SUPERHOT è un titolo adrenalinico e velocissimo.