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Recensione Sunderfolk

di: Simone Cantini

Il gioco di ruolo è da sempre sinonimo di racconto e convivialità, un binomio indissolubile che ha accompagnato il genere sin dalla sua nascita, datata idealmente 1974, quando Gary Gygax e Dave Arneson diedero vita a Dungeons & Dragons. Se è logico aspettarsi una simile accoppiata in occasioni di estenuanti sessioni dal vivo, più difficile è vivere simili emozioni una volta che ci caliamo all’interno di un contesto puramente digitale che, ad esclusione dei MMORPG, tende a preferire un approccio più solitario. A sovvertire simili credenze, ci ha pensato solo pochi giorni un manipolo di ex sviluppatori di Blizzard, che grazie all’interessantissimo Sunderfolk è riuscito a confezionare un’esperienza ruolisitica di stampo videoludico fortemente indirizzato alla condivisione.

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L’albero della vita

I Sunderfolk del titolo sviluppato da Secret Door non sono altro che creature animalesche antropomorfe che abitano le Sunderlands, un regno magico reso pacifico e sereno dalla protezione di un mistico albero. Ovviamente, come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, la tranquillità è merce estremamente rara, e in questo caso verrà messa in pericolo da delle sinistre pietre oscure, che finiranno per contaminare l’arbusto che domina sul villaggio di Arden. Spetterà quindi ad un gruppo di 4 guardiani buttarsi nella mischia, per cercare di venire a capo della situazione e riportare l’ordine nelle Sunderlands.

Di sicuro la sceneggiatura non è il punto di forza di Sunderfolk, che non rinuncia a proporre alcuni dei cliché cari al genere, pur declinandoli all’interno di un contesto fiabesco che, per caratterizzazione, strizza con forza l’occhio agli scritti di Brian Jaques. Pur nella sua canonicità, comunque, il racconto saprà proporre alcuni spunti sicuramente interessanti, utili ad incuriosire i giocatori a proseguire l’avventura, che richiederà almeno una quindicina di ore per essere portata a termine.

Accoppiata vincente

E come ogni gioco di ruolo che si rispetti, anche Sunderfolk ci chiederà di dare vita al nostro party, che potrà ospitare da un minimo di due ad un massimo di quattro elementi. La peculiarità della produzione Secret Door risiederà proprio nel modo in cui questo andrà ad interagire nel gioco: una volta avviata la partita, il titolo presenterà un codice QR da scansionare tramite un dispositivo mobile, che rimanderà all’app ufficiale. Questa sarà la nostra unica interfaccia di gioco, tramite la quale potremo liberamente interagire con ciò che accadrà sullo schermo della TV. Ciascun giocatore potrà selezionare il proprio guerriero tra un gruppo di 6, che presenterà alcune delle classi tipiche dell’immaginario RPG: dal berkserk/tank, passando per il ranger arciere, sino a giungere al mago e al bardo, le classificazioni più iconiche e conosciute saranno fedelmente riproposte, ognuna con le proprie caratteristiche e punti di forza. Una volta fatta la nostra scelta, lo schermo mobile andrà a costituire la nostra personalissima scheda personaggio interattiva, all’interno della quale troveremo tutte gli strumenti necessari al gioco.

Questo sarà suddiviso in due distinti momenti: il primo ci vedrà interagire in città, con ciascuno dei giocatori che sarà libero di esplorare le varie strutture (che potremo potenziare effettuando donazioni), acquistare equipaggiamenti e parlare con i vari abitanti, così da intrecciare relazioni ed avere accesso a ricompense e storie uniche. Superata questa fase più narrativa e di fatto preparatoria, giungerà il momento di votare la missione da intraprendere, tra quelle rese disponibili durante la sessione. Ad eccezione delle principali che saranno fisse, le secondarie varieranno di partita in partita, così da avere sempre un discreto incentivo in chiave rigiocabilità. Una volta effettuata la nostra scelta, tramite votazione di tutti i partecipanti, giungerà il momento di scendere sul campo di battaglia.

Tra carte ed esagoni

L’azione, rigorosamente scandita in turni, si svolgerà all’interno di mappe con caselle esagonali, dove potremo muovere il nostro personaggio sfruttando il touch screen del nostro dispositivo, come se fosse un mouse. Per determinare le nostre mosse, ciascun personaggio avrà in dote un mazzo di carte (ne potremo attivare una per turno), che si andrà a rimpolpare nel tempo, ognuna caratterizzata da moveset ed attacchi unici e particolari. A queste si andranno ad affiancare le Carte Fato, dei modificatori che influenzeranno casualmente ciascun colpo inferto, in grado di fornire bonus o malus a seconda della tipologia estratta (entrambi i deck saranno liberamente editabili dai giocatori). Si tratta di una meccanica molto interessante, che unisce elementi cari ai deckbuilder ad un controllo strategico del terreno di gioco. A questo si accompagna la natura unica di ciascun guerriero, che richiederà tattiche ed approcci unici e che sarà necessario combinare con le skill degli altri compagni di gioco.

Quello che emerge è un sistema decisamente dinamico e molto divertente, che spinge in maniera decisa sul pedale della condivisione e della cooperazione, proprio come se ci trovassimo al cospetto di una sessione ruolistica tradizionale. Tale necessità è corroborata anche dalla struttura stessa delle missioni, davvero sorprendenti per costruzione ed obiettivi, visto il modo in cui propongono sempre task assai particolari ed in grado di assecondare il bisogno di agire da squadra. Ovviamente, in assenza di compagnia, sarà possibile anche affrontare il tutto in solitaria, controllando in prima persona ogni membro del gruppo, ma è palese come così giocando si vada a perdere la gran parte del divertimento legato alla natura di Sunderfolk.

Un dungeon master per amico

Trattandosi di una produzione di un neonato team indipendente, la natura puramente tecnica di Sunderfolk non è risultata in grado di guerreggiare ad armi pari con i pesi massimi del genere, ma nonostante tutto il quadro che emerge è davvero pregevole ed interessante. Il fronte squisitamente narrativo è affidato a schermate statiche in cui i bellissimi ritratti dei vari personaggi ruberanno la scena, ma non mancheranno anche semplici cinematiche in grado di amplificare il substrato del racconto. Essenziale ma puntuale la grafica in-game, che riesce a rendere sempre molto chiaro il quadro della battaglia. Ottima senza riserve l’app che accompagna il gioco, in grado di fornire in un lampo tutte le informazioni necessarie, oltre a fungere da puntuale controller una volta in azione.

Sorprende in positivo anche la presenza di una totale localizzazione nella nostra lingua (testi e doppiaggio), elemento non certo scontato in produzioni simili. Ed è proprio il peculiare voice over a rappresentare un vero e proprio boost: tutto sarà affidato ad una singola voce femminile che, come se fosse un dungeon master vero e proprio, si prenderà la briga di dare vita a ciascun personaggio presente nel gioco. Una trovata davvero simpatica e calzante, oltre che caratterizzata da una bontà recitativa di assoluto spessore. I big del settore prendano appunti…

Avete un gruppo di amici appassionati di giochi di ruolo, ma volete provare un’esperienza del genere in forma di videogioco? Beh, allora Sunderfolk potrebbe sorprendervi in maniera decisamente positiva. Il titolo Secret Door, difatti, è riuscito a declinare in maniera eccellente la natura conviviale e narrativa dell’universo ruolistico, dando vita ad una fruizione ibrida tra grande schermo e dispositivi mobile davvero intrigante. A meccaniche ludiche ben calibrate ed in grado di mescolare in modo sapiente elementi deckbuilding con un pizzico di dovuta strategia collaborativa, il debutto del team nato dalla volontà di mettersi nuovamente in gioco da parte di ex veterani di Blizzard rappresenta un’originalissima incursione nel mondo dei giochi di ruolo digitali, che riesce a dare il meglio, però, principalmente se in compagnia di un gruppo di amici. Ma in fondo è così che deve essere, giusto?