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Recensione Street Fighter 6

di: Simone Cantini

Cosa c’è mai di più rassicurante di un bel picchiaduro, con la sua proposta da sempre ben codificata, secondo la quale due omaccioni (o agguerrite pulzelle) se le danno di santa ragione, fintanto che uno dei due non crolla al tappeto. Si può chiedere altro ad una simile produzione? E poi, farlo non sarebbe come tradirne le fondamenta, sradicare un così solida consuetudine, finendo con l’imbastardire un concept che, sin dagli anni ’80, si è sempre presentato monolitico ad ogni appuntamento, pur se con qualche variazione del caso? Ecco, Street Fighter 6 sembra proprio voler rimescolare con spregiudicatezza le carte in tavola, andando ben oltre quanto fatto, in passato, da altri esponenti del genere, proponendoci un capitolo decisamente fuori dagli schemi, oltre che veramente inattaccabile sotto quasi ogni punto di vista.

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Benvenuti a Metro City-cho

Non è stato semplice strutturare la recensione di Street Fighter 6, dato che le cose da dire sono tantissime, mentre lo spazio ed il tempo per farlo non sono così poco dilatati. Come di consueto, però, cercherò di introdurre quello che è lo story mode di questo sesto capitolo ufficiale, capace di andare oltre il classico e rodato arcade mode (comunque presente), e la prevedibile storia a base di cinematiche, interrotte di tanto in tanto dai canonici scontri 1vs1. Sì, perché Capcom, nel dare vita all’avventura del nostro lottatore interamente personalizzabile, ha scelto di guardare in casa d’altri (leggi SEGA), scegliendo di declinare le sue personalissime lotte di strada in un contesto che ricorda molto da vicino gli Yakuza dell’era Kiryu. Ecco, quindi, che la modalità World Tour ci permetterà di dare vita al nostro avatar unico che, una volta fatta la conoscenza della new entry (più o meno) del roster Luke, si troverà a girovagare per le strade di quella Metro City già salvata in Final Fight da Haggar, Cody e Guy. Come un novello turista di una Kamuro-cho che, stavolta, non c’è, ci troveremo invischiati in una storia che ci permetterà di fare la conoscenza di volti vecchi e nuovi, non solo legati al brand di Street Fighter, il tutto in un contesto open map che, seppur non sorretto da una sceneggiatura indimenticabile e profonda, saprà garantire ore ed ore di divertimento. Il mood sarà di stampo prettamente urbano, con una marcata strizzata d’occhio all’estetica hip hop, presente tanto nella rinnovata caratterizzazione dei personaggi, che nel setting vero e proprio. Giocando potremo incrociare i nostri pugni con i vari abitanti della città, oppure sfidare od essere sfidati dai malviventi che la popolano, situazione che darà il via agli scontri, siano essi 1vs1 che contro più avversari, ovviamente in rigoroso stile 2D. Giocando avremo l’occasione di fare la conoscenza di vari maestri, invero tutti i personaggi presenti nel roster iniziale, che ci permetteranno di accedere alle loro mosse, che potranno essere assegnate in numero crescente al nostro avatar. Il sistema ci permetterà di personalizzare in maniera estrema il lottatore che avremo creato, così da dare vita al guerriero che più si addice al nostro stile: combinare il Sonic Boom con il classico Hadoken e lo Spinning Bird Kick, magari mentre il moveset principale sarà quello di Zangief? Beh, nulla ci impedirà di farlo. Condite il tutto con uno skill tree espandibile, in grado di garantirci boost accessori, equipaggiamenti dotati di proprie statistiche e numerosi consumabili (utilizzabili anche durante gli scontri) in grado di potenziarci temporaneamente a dovere, ed avrete solo una piccola idea di quello che ci aspetta in questa succosa e corposa modalità, da sola in grado di portarvi via una dose abbondante di ore.

 

Più botte per tutti!

Dato che parliamo di un picchiaduro, comunque, ridurre l’esperienza di Street Fighter 6 al solo World Tour sarebbe alquanto riduttivo, dato che questa campagna originale può essere vista come un esteso tutorial interattivo, utilissimo per prendere poco a poco confidenza con l’impressionante mole di novità introdotte da Capcom. La più macroscopica va ad impattare sul combat system ed il layout di comandi, che oltre alla classica modalità a 6 pulsanti presenterà adesso due new entry, in grado di rendere assai più accessibile e scalabile l’approccio al gioco. La prima, denominata Dinamica, sarà basata sul button mashing selvaggio, che darà vita a catene di attacchi automatici, per quanto non disponibile in tutte le modalità (per fortuna). La seconda, chiamata Moderna, sfrutterà 3 distinti attacchi (debole, medio e forte), legati ad altrettanti pulsanti del controller, a cui si andranno ad aggiungere le combo automatiche, realizzabili tenendo premuto il grilletto destro del pad, in abbinamento alla pressione ripetuta di un tasto di attacco. Naturalmente per avere la meglio negli scontri online, sarà necessario impratichirsi a dovere con i sistemi di controllo più complessi, e per questo sarà fondamentale l’esaustiva e completa modalità di allenamento, che per mezzo di numerosi tutorial interattivi ci permetterà di prendere confidenza con i moveset di ciascun personaggio. In aggiunta, avremo la modalità liberà, interamente personalizzabile in quanto a preset e comportamento dello sparring partner, tramite la quale saremo in grado di testare e leggere le informazioni relative ad ogni mossa. Si tratta di un passo decisamente fondamentale, oltre che propedeutico, all’accesso alla modalità competitiva online, capace di offrire un numero impressionante di attività, ma che proprio per la sua natura non farà sconti a coloro che sceglieranno di approcciarsi in modo superficiale agli scontri contro altri esseri umani. Per avere una qualche possibilità di vittoria in occasione dei match online, oltre ai controlli sarà necessario domare le rinnovate meccaniche che caratterizzano i combattimenti, anche essere protagoniste di quell’ondata di rinnovamento attuata da Street Fighter 6. Un processo, questo, attuato resettando quanto visto nei recentissimi capitoli della serie e compiendo un ritorno al passato del brand, andando a rispolverare e rinnovare il Drive System. Questo indicatore, posto al di sotto della consueta barra dell’energia, servirà tanto per dare vita ai Drive Parry (in grado di nullificare la maggior parte degli attacchi avversari), oltre che ad utilizzare il Drive Rush, ovvero mosse offensive in grado di assorbire i colpi nemici e contemporaneamente sferrare un violento colpo al nostro avversario. Naturalmente l’abuso di tali tecniche non sarà privo di penalità, dato che l’esaurimento della barra causerà lo stato di Burnout, durante il quale non potremo utilizzare simili controffensive, con conseguente esposizione maggiorata agli assalti avversari. E non poteva mancare anche la barra Super, potenziabile fino a 4 volte, e legata ad altrettante mosse speciali dalla potenza crescente, capaci di ribaltare in qualsiasi momento l’equilibrio dello scontro. Insomma, un mix di vecchio e nuovo che funziona alla grande, pur richiedendo una corposa dose di dedizione da parte del giocatore prima di poter sprigionare tutto il proprio potenziale creativo: dite ciao al button mashing selvaggio di altre produzioni, dato che scendere in campo senza cognizione di causa ci vedrà quasi sicuramente inermi al cospetto di un qualsiasi avversario anche solo appena skillato.

C’è posto per tutti

Lo sfogo supremo di tanta magnificenza, intaccata solo in parte dall’esperienza World Tour, è pertanto legata alle altre due macro opzioni che caratterizzano l’offerta di Street Fighter 6: Fighting Ground e Battle Hub. La prima rappresenta l’eredità più classica di ogni picchiaduro che si rispetti, ed oltre al citato binomio tutorial/allenamento, prevederà il classico Versus, oltre all’immancabile Arcade, che ci permetterà di seguire la storia di ciascuno dei membri del roster, il tutto per mezzo di pregevolissime schermate statiche splendidamente illustrate. Spetta, pertanto, al Battle Hub il compito di offrire un’alternativa ben più succosa all’abusato comparto online, e lo fa attraverso una vera e propria piazza virtuale, in cui sarà possibile cimentarsi in scontri contro altri giocatori in modalità amichevole e classificata, unirsi a gilde, chattare con gli altri avatar, assistere a match altrui, oltre a poter giocare a classici arcade di casa Capcom, presenti sotto forma di cabinato e con titoli disponibili a rotazione. Interessante, inoltre, la possibilità di sfidare con il nostro avatar, allevato in modalità World Tour, quello degli altri giocatori. Ci troviamo, pertanto, al cospetto di un’offerta davvero ricca e diversificata, in grado di fare la felicità delle interazioni virtuali, oltre che un’occasione imprescindibile per mettere alla prova la nostra conoscenza dei personaggi del roster, decisamente già ben variegato in questa sua incarnazione attuale. Alle vecchie conoscenze, oramai presenza fissa del titolo Capcom, si accompagnano delle stuzzicanti new entry, ben differenziate tra di loro ed in grado di fornire una boccata d’aria fresca ai già rodati moveset storici.

La strada è il mio regno

I primi video diffusi in rete relativi a Street Fighter 6, erano riusciti immediatamente a far emergere il peculiare stile grafico adottato per questa nuova installazione, decisamente lontano dai canoni del brand. Come detto in apertura, tutto è fortemente influenzato dall’immaginario urbano legato alla street art e alla cultura hip hop, il che è evidente tanto nella caratterizzazione di ambienti e personaggi, quanto negli effetti che accompagnano cinematiche e scene particolari. Il tutto, inoltre, può vantare una più che interessante realizzazione tecnica che, pur presentando evidenti limiti legati alla natura crossgenerazionale della produzione, restituisce sempre una scena fresca ed ispirata. Certo, il dettaglio cala vistosamente in modalità World Tour, decisamente un passo indietro rispetto alla bontà dei più circoscritti scontri classici, ma il risultato finale è comunque apprezzabile. Il tutto, poi, può vantare su due distinte modalità di visualizzazione, oltre alla possibilità di diminuire l’input lag, a patto però di scendere a compromessi con del marcato tearing. Da capire, invece, come Capcom intenda procedere in quanto a monetizzazione, dato che nei vari menu ha già fatto la comparsa la dicitura relativa ad un battle pass, che lascia presagire come anche in questo caso siano finiti i bei tempi in cui tutto veniva sbloccato in-game. E visto il prezzo non proprio amichevole, in relazione al contenuto, del primo DLC già disponibile, non mi sento di poter dormire sonni tranquilli.

Si può chiedere di più ad un picchiaduro? Beh, se la risposta si chiama Street Fighter 6 la domanda non può che essere quanto mai lecita. Forte di un’offerta sontuosa e sfaccettata, oltre che di un combat system accessibile a più livelli, il ritorno del titolo Capcom si candida senza riserve ad essere uno dei migliori esponenti del genere di sempre. Ad uno story mode originale, longevo e divertente, si accompagna un’ossatura ludica tradizionale di assoluto rispetto, che trova la sua giusta sublimazione nell’ottimo Battle Hub. Certo, non ci troviamo al cospetto di un titolo morbido da metabolizzare, ma che saprà riservare grandissime soddisfazioni a tutti coloro che avranno la pazienza e la volontà di sviscerarne a dovere tutte le sue incredibili potenzialità.