Recensione Strange Antiquities
di: Marco RussiGli sviluppatori di Bad Viking tornano a sorprenderci con Strange Antiquities, pubblicato da Iceberg Interactive, un gioco che pur non essendo un seguito diretto di Strange Horticulture mantiene intatto il fascino della cittadina di Undermere.
Questa volta, invece delle serre e delle piante misteriose, ci ritroviamo tra scaffali polverosi, oggetti arcani e clienti enigmatici. Nei panni di apprendisti siamo chiamati a sostituire Eli White, proprietario del negozio di antichità, con la responsabilità di custodire e ampliare una collezione che sembra nascondere molto più di quanto appaia.
Il mestiere dell’antiquario
Il fulcro del gameplay ruota attorno alla catalogazione e identificazione degli oggetti.
Non si tratta di osservazioni superficiali: ogni reperto va studiato a fondo, esaminandone peso, materiali, incisioni, simboli, pietre, ma anche dettagli più insoliti come i suoni che emette o le sensazioni che trasmette.
Per riuscire nell’impresa, disponiamo di vari tomi che fungono da manuali di riferimento, dai quali estrapolare informazioni e confrontare descrizioni.
L’attenzione ai particolari è cruciale, perché ogni errore non è privo di conseguenze e può portare a ripercussioni sia sulla storia sia sul rapporto con i clienti.
Questa meccanica, già solida in Strange Horticulture, viene qui ulteriormente arricchita e rende il processo di identificazione ancora più appagante e immersivo.
Enigmi e mappe da esplorare
L’altro pilastro di Strange Antiquities è l’esplorazione.
Alla fine di ogni giornata ci vengono consegnate delle carte-enigma: indovinelli che possono richiedere l’osservazione di simboli, collegamenti con la mappa o interpretazioni testuali.
Ogni enigma risolto ci conduce a nuovi oggetti o a pagine mancanti dei tomi, ampliando progressivamente le nostre conoscenze.
A fare la differenza è il sistema di suggerimenti, che non fornisce mai soluzioni dirette ma accompagna il giocatore passo dopo passo.
Questo approccio rende il titolo accessibile a tutti, senza però compromettere la soddisfazione di chi ama ragionare con calma e trovare da sé la soluzione.
Un’esperienza raffinata, ma non perfetta
Dal punto di vista narrativo, Strange Antiquities si mantiene enigmatico e affascinante, con volti noti che torneranno a far piacere ai fan e nuove storie che contribuiscono a rendere viva Undermere.
Inoltre, la possibilità di scegliere come interagire con i clienti – aiutandoli o ostacolandoli – introduce una dimensione morale che aggiunge spessore al gameplay.
L’unica vera nota stonata riguarda la localizzazione italiana, non sempre precisa: alcuni enigmi che si basano sui nomi dei luoghi risultano più chiari nella versione inglese, e questo può ridurre la fluidità dell’esperienza.
Per chi vuole vivere il gioco senza intoppi, l’inglese resta la scelta consigliata.
Strange Antiquities è la conferma del talento di Bad Viking: un titolo raffinato che prende il meglio di Strange Horticulture e lo porta a un livello superiore.
Più dettagli, più enigmi e un’atmosfera che avvolge il giocatore dall’inizio alla fine. Imperdibile per chi ama i puzzle narrativi e le esperienze immersive, anche se la localizzazione italiana non rende giustizia all’opera.