Recensione Stories of Bethem: Full Moon
di: Luca "RukaManni" ManniUn tempo nessuno si sarebbe aspettato che l’Europa potesse diventare terreno fertile per il mercato videoludico e per le tantissime software house capaci, in breve tempo, di scalare le vette della notorietà. E tutto grazie a produzioni (nella maggior parte dei casi) di alto valore che, seppur realizzate con mezzi limitati, non sfigurano di fianco a titoli ad alto budget ben più blasonati.
Oggi è il turno di un giovane studio spagnolo, GuGames Development, e della sua piccola perla, Stories of Bethem: Full Moon, un action RPG che rimanda alla mente, in maniera nemmeno troppo vaga, giochi come The Legend of Zelda: A Link to the Past e Alundra.
Unica pecca? Nessun adattamento italiano.
Ma andiamo con ordine…
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STREGA COLOR…
Dopo una breve introduzione che costituisce il preambolo dell’intero canovaccio narrativo, il giocatore vestirà i panni di Khoma, un giovane alla ricerca di un modo per salvare il proprio genitore da una tremenda maledizione che gli è stata scagliata dalla Strega Blu. Lo scopo finale del suo peregrinare sarà quello di recuperare otto manufatti, nascosti in altrettanti dungeon, con cui la Strega Rossa (una delle tante sorelle della “Strega cattiva”) sarà in grado di realizzare una pozione curativa e salvare la vita del padre del protagonista.
Fin qui appare chiaro che il comparto narrativo non ha nulla di trascendentale o di non visto ma quello che colpisce fin da subito, un po’ come avviene in Doom & Destiny (produzione completamente nostrana), è il tono scansonato e sopra le righe di ogni singolo dialogo. Nessun personaggio si prende mai realmente sul serio, come la suddetta Strega Rossa (che tenta di sedurre il bel protagonista ad ogni occasione) o i tanti spassosi PNG che popolano Bethem.
Anche il gameplay non brilla certo per originalità ma è talmente ben congegnato da risultare fresco e divertente dall’inizio alla fine del gioco. Al posto di spade, asce, o qualsiasi arma da taglio, come impone la “tradizione”, Khoma combatte utilizzando dei particolari bracciali magici. Ognuno di essi ha un costo di MP per essere utilizzato ed è legato ad uno specifico elemento grazie al quale il protagonista può non soltanto affrontare i nemici ma risolvere anche i numerosi puzzle ambientali di cui è infarcita ogni singola area di gioco. Ad esempio, è possibile spostare oggetti col bracciale del vento, illuminare stanze e bruciare ostacoli con quello del fuoco o scavare buche nel terreno con il bracciale delle terra.
La dimensione della mappa di gioco è estremamente generosa e non basterà una manciata di ore per scoprire ogni singolo anfratto, grotta e segreto nascosti qua e là per Bethem. Senza contare che, per poter raccogliere i numerosi oggetti collezionabili e sbloccare nuove zone, sarà necessario tornare sui propri passi più e più volte. Fortunatamente il backtracking, per quanto marcato nella produzione targata GuGames Development, non risulta mai fastidioso o snervante anzi, spesso e volentieri sarà proprio il giocatore che, una volta raccolto un nuovo bracciale, inizierà a vagare senza meta al solo scopo di scovare uno scrigno prima inaccessibile o abbattere un ostacolo dapprima invalicabile. C’è da dire che l’esplorazione del mondo di gioco viene comunque agevolata grazie alla presenza di particolari punti di teletrasporto, attivabili “pagando” il pennuto a guardia di ciascuno di essi con delle strane piume che è possibile scovare solo setacciando in lungo e in largo Bethem e le sue numerosissime insenature.
In fondo si sa, nulla è gratis a questo mondo.
È possibile, infine, migliorare le capacità di Khoma non solo acquistando “eccentrici” capi di abbigliamento che ne incrementano le statistiche, ma anche potenziandone il bracciale del vento barattando degli strani amuleti con la Strega Verde. Il che risulta indispensabile al fine di affrontare boss e nemici, sempre più ostici col passare delle ore.
Insomma, di cose da fare in Stories of Bethem: Full Moon ce ne sono davvero molte, tra cui barattare oggetti con i PNG o completare delle semplici subquest e non basteranno una ventina di ore di gioco per giungere al termine dell’avventura e salvare (chissà…) il padre del bel protagonista.
QUESTIONE DI PIXEL
Tecnicamente parlando, Stories of Bethem: Full Moon è un prodotto ben confezionato che, seppur realizzato con una grafica minimalista old style, riesce a catturare l’attenzione del giocatore grazie ad una sapiente gestione delle palette cromatiche e all’innegabile richiamo alle produzioni videoludiche degli anni ’90.
Ogni area di gioco ha la propria identità, anche per merito di un comparto audio estremamente vario e galvanizzante (seppur con qualche sbavatura) e una buona caratterizzazione dei nemici, anche se, a tal proposito, c’è da dire che il design dei boss presenti nei dungeon non faccia gridare al miracolo ma risultano comunque piacevoli e interessanti.
CONCLUSIONE
Stories of Bethem: Full Moon è l’ennesima perla sfornata da uno studio di sviluppo indipendente.
Intelligente, vario e divertente come pochi altri titoli indie appartenenti al medesimo genere, il gioco sviluppato da GuGames Development è un acquisto imprescindibile (grazie anche al prezzo estremamente contenuto), a patto di conoscere bene la lingua inglese e di passare sopra a qualche leggerezza che, comunque, non pregiudica in alcun modo il risultato finale di questo piccolo capolavoro.