Recensioni

Recensione Star Wars Outlaws

di: Luca Saati

Non è una bestemmia se dico che Electronic Arts ha del tutto sprecato i 10 anni di esclusiva del brand di Star Wars, tra diversi progetti cancellati, due capitoli di Battlefront che non hanno fatto breccia nel pubblico e i soli due capitoli Jedi che hanno fatto vedere cosa è capace di dire e di fare la saga creata da George Lucas in ambito videoludico. Resasi probabilmente conto dell’errore di affidare una delle sue serie principe a un unico editore, Disney ha cambiato strategia riaprendo Lucasfilm Games e dando in concessione il brand di Star Wars a più editori e sviluppatori in base alle loro capacità. Di conseguenza non poteva che arrivare proprio da Ubisoft il primo videogioco open world ambientato nell’universo di Star Wars. Quella stessa Ubisoft che con il primo Assassin’s Creed rivoluzionò gli open world creando quegli elementi che ancora oggi vengono ripresi da più parti, quella stessa Ubisoft che nelle ultime due generazioni ha fatto degli open world la sua principale ragione d’essere. Sviluppato da Massive Entertainment (The Division) con il supporto di altri 10 studi di UbisoftStar Wars Outlaws lascia da parte le questioni dei jedi e sith per raccontare una storia che ruota attorno al sobborgo criminale della galassia in cui non ci si può fidare di nessuno se non di sé stessi.

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Kay’s 8

Ambientato tra gli eventi de L’Impero colpisce ancora Il Ritorno dello JediStar Wars Outlaws racconta la storia di una giovane ladra, Kay Vess, che dopo essere stata beccata nel mezzo di un colpo a Canto Bight, diventa un bersaglio dei cacciatori di taglie a causa del marchio della morte che le è stato affibiato. L’unico modo per uscire da questa situazione è mettere a segno “la più grande rapina della storia della galassia“, così Kay si ritrova a mettere su una squadra mentre si barcamena nel sobborgo criminale della galassia che sta prendendo sempre più piede approfittando dell’attenzione dell’Impero distolta a causa della lotta contro i ribelli.

Quello di Star Wars Outlaws è il tipico racconto da heist movie con una protagonista in fuga e il sogno di un grande colpo che può porre fine a tutti i problemi, ma condito con la salsa starwarsiana fatta di droidi, strane creature aliene e ambientazioni esotiche. Una storia che mi ha intrattenuto a sufficienza grazie al carisma della sua protagonista e al mio amore per gli heist movie, ma che è risultata piuttosto prevedibile nella sua scrittura e a tratti superficiale nel gestire i rapporti tra i personaggi. Mi riferisco in particolar modo al rapporto tra la protagonista e il droide ND-5, ma anche in generale con gli altri componenti della crew che si uniscono mano a mano che si prosegue nella storia. C’è anche spazio a qualche bivio morale che però non va a influire tanto nella storia (ad eccezione di un momento) quanto piuttosto nel rapporto di Kay con i vari sindacati criminali che impatta parzialmente il gameplay su cui ci torno tra un attimo. Ho impiegato una ventina di ore per arrivare ai titoli di coda di Star Wars Outlaws tralasciando però le tantissime missioni secondarie di cui il gioco ne è pieno. Probabile che i completisti ci metteranno una cinquantina di ore per concludere tutto.

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Nelle grazie dei sindacati

Star Wars Outlaws in superficie non è così diverso dai numerosi open world di Ubisoft che mi riempiono a tal punto di quest nella prima parte del gioco da farmi sentire un po’ spaesato. Sin dall’inizio però l’opera di Massive Entertainment rivela una natura di unchartediana memoria: Kay Vess come Nathan Drake. Un accostamento che mi è venuto naturale sin dai primi attimi di gioco quando la protagonista di Outlaws si muove, si arrampica e usa il rampino come il caccciatore di tesori protagonista di Uncharted. Un feeling che fortunatamente non si è mai interrotto, anche quando, superato il primo livello, Star Wars Outlaws apre le porte del suo mondo, anzi universo.

Ci sono quattro mondi da esplorare: le montagne del pianeta Toshara, i paesaggi innevati di Kijimi, il deserto di Tatooine e la lussureggiante giungla di Akiva. Ognuno ospita al suo interno una città e una porzione di mondo esplorabile a bordo del proprio speeder, senza dimenticarsi dello spazio esplorabile a bordo della nave Trailblazer. Già il solo esplorare in lungo e in largo questi mondi si rivela un’esperienza soddisfacente grazie alle tante attività create dai ragazzi di Massive tra missioni d’infiltrazione nelle basi imperiali, ricerca di componenti aggiuntivi per il proprio equipaggiamento, esplorazione dei dungeon e così via.

In tutto questo mare magnum di attività, Kay deve barcamenarsi nella gestione dei rapporti con i quattro sindacati criminaliAlba Cremisi, il sindacato Pyke, il cartello degli Hutt e il clan Ashiga. Spesso svolgere una missione, che sia essa principale o secondaria, porta a un miglioramento nel rapporto con una famiglia a discapito dell’altra e talvolta si può decidere a missione in corso di tradire il proprio committente per favorirne un altro. Avere i favori di un sindacato permette di sfruttare alcuni vantaggi come sconti presso i commercianti affiliati e accesso a merci altrimenti inaccessibili, o la possibilità di accedere al loro territorio senza venire sparati a vista. È tutta una questione di equilibrio, anche se ho notato che riuscire a ottenere i favori di tutte e quattro le famiglie criminali non è così impossibile se si gioca bene le proprie carte.

Tra le tante missioni ci sono quelle legate agli esperti che una volta completate permettono di sbloccare un nuovo ramo delle abilità passive e attive. Ulteriori abilità per ogni esperto si possono sbloccare svolgendo alcune sfide contestuali e raccogliendo materiali specifici e altri più generici. Quest’ultimi possono essere utilizzati anche per migliorare il blaster così come lo speeder e la Trailblazer. Il blaster in particolar modo, essendo l’unica arma di Kay, presenta il maggior numero di personalizzazioni con tre moduli che si adattano alle varie situazioni in-game: il modulo plasma è il colpo classico che funziona contro tutti i nemici; il modulo ioni è particolarmente efficace contro gli scudi e i droidi; il modulo potenza può generare un grande quantitativo di danni rivelandosi utile contro i nemici più corazzati; infine c’è anche il colpo stordente da usare in stealth che si ricarica col tempo dopo ogni colpo. Inoltre i moduli Plasma, Ioni e Potenza sono personalizzabili con la possibilità di sbloccare diverse modalità di fuoco per ciascuno di essi così da adattare l’arma al proprio stile di gioco. L’importanza del blaster è data anche dal fatto che si possono sì raccogliere le armi dei nemici, ma sono usa e getta, nel senso che una volta finite le munizioni Kay le getta a terra a ritorna al suo fidato blaster.

Se le attività secondarie godono di una gestione più libera dai paletti come è ormai da tradizione per gli open world di Ubisoft, è con le missioni principali che Star Wars Outlaws cambia le carte in tavola adottando un approccio decisamente più lineare quasi come se il gioco si dimenticasse per un attimo della sua natura a mondo aperto. Si può adottare un approccio più votato all’azione con un cover system e un gunplay molto solidi in linea con i moderni titoli di questa generazione. Kay è anche in grado di usare una ultimate con la pressione simultanea delle due levette analogiche che permette di fermare il tempo e scegliere dei bersagli da uccidere all’istante come il Dead Eye di Red Dead Redemption. Ma è con lo stealth che il gioco dà il meglio di sé, innanzitutto perché adottare un approccio furtivo consente di infiltrarsi nelle basi degli altri sindacati senza andare a intaccare la reputazione che si ha con loro (non possono serbare rancore con Kay se Kay non viene mai scoperta, no?). C’è poi lo stesso level design che spinge per un approccio furtivo con diverse strade per passare inosservati (struttura lineare dei livelli, ma con percorsi diversi), e in alcuni casi è stesso il gioco a porre la condizione di non farsi scoprire per completare la missione.

Fondamentale sia nelle fasi action che stealth è l’aiuto di Nix, l’animaletto che gli artisti di Massive hanno creato in collaborazione con Lucasfilm che accompagna la protagonista per tutta l’avventura. Tramite la pressione del dorsale sinistro del controller è possibile impartire diversi comandi alla creatura come distrarre o attaccare i nemici, sabotare gli allarmi, raccogliere oggetti e armi. Ma Nix va oltre il semplice combattimento rivelandosi una parte fondamentale nella risoluzione dei puzzle ambientali di cui il gioco è pieno inviandolo in zone altrimenti inaccessibili per Kay per attivare interruttori o aprire le saracinesche che contengono i generatori da colpire con il blaster a ioni. È specialmente in questi momenti che l’opera di Ubisoft e Massive  ricorda il già citato Uncharted condividendo con quest’ultimo le fasi platform con intere sequenze passate ad arrampicarsi su scogliere e sugli appigli delle basi nemiche. Qualcuno potrebbe pensare alle arrampicate di Assassin’s Creed tanto per restare in casa Ubisoft, ma vi assicuro che pad alla mano il feeling è più in linea con l’opera di Naughty Dog.

Oltre al combattimento e all’esplorazione dei vari mondi, ci sono anche attività secondarie come le corse a bordo degli speeder, le partite a Sabacc (il gioco di carte di Star Wars a metà tra il Poker e il Blackjack) e l’esplorazione della galassia a bordo della Traiblazer con tanto di combattimenti spaziali in una versione decisamente più semplificata dei combat flight simulator, com’è giusto che sia per un videogioco che presenta tante dinamiche di gameplay al suo interno.

Star Wars Outlaws è un’esperienza decisamente divertente e solida da giocare, nonostante non offra davvero niente di nuovo e si porti dietro qualche difetto sparso qua e la come un’intelligenza artificiale non così brillante (ho giocato a livello medio) e un’eccessiva ripetitività di alcune missioni. Inoltre le scelte morali non hanno chissà quale impatto nella storia, così come l’effettiva reputazione che si ha coi sindacati. Infine anche il combattimento corpo a corpo lascia molto a desiderare limitandosi alla semplice pressione per tre volte di seguito di un solo tasto.

In questo mondo di ladri

Sul fronte grafico Star Wars Outlaws conferma la solidità dello Snowdrop Engine, il motore che abbiamo già potuto ammirare in The Division. Ci sono tre modalità grafiche: quality (30 fps), performance (60 fps), favor quality (40 fps). Ho preferito la seconda potendo contare su un frame rate solido anche nelle fasi più concitate.

Il videogioco di Ubisoft Massive è bellissimo da vedere grazie ai suoi mondi costruiti ad arte e un’atmosfera in linea con quello che ci si aspetterebbe da un videogioco ambientato nell’universo creato da George Lucas. Da questo punto di vista bisogna fare un plauso agli artisti di Massive che sono stati fedeli al materiale originale e allo stesso tempo hanno potuto sbizzarrirsi con alcuni elementi creati ad hoc come un pianeta nuovo di zecca (Toshara) e la razza Merqaal (Nix). C’è qualche piccolo difetto tecnico (che sicuramente verrà risolto in tempo breve) come uno strano effetto tearing nelle cutscene e qualche pop up delle texture. Al netto di quel difetto, le sequenze cinematografiche sono ben dirette e possono vantare un’ottima recitazione da parte degli attori. Il doppiaggio è solo in inglese (i testi sono tutti tradotti in italiano), le musiche e gli effetti sonori sono eccezionali come da tradizione per questa saga.

L’onore dei ladri

Peccato per una storia a tratti troppo prevedibile e frettolosa nel rapporto tra i vari personaggi che impedisce a Star Wars Outlaws di ergersi su altre opere ambientate in questo universo. Il videogioco di Massive è un Uncharted open world che non fa niente di davvero innovativo, ma si lascia giocare con una piacevolezza estrema grazie al suo gameplay solido e divertente, una ricchezza di contenuti davvero impressionante e un comparto grafico notevole. Non è esente da difetti, ma senza ombra di dubbio è uno dei migliori open world di Ubisoft degli ultimi anni.