Recensione Space Invaders Forever
di: Simone CantiniCon tutta probabilità, se avete meno di quaranta primavere sulle spalle, leggere il nome di Toshihiro Nishikado non farà scattare alcun campanello particolare nella vostra mente. A dispetto di ciò, sappiate però che se adesso vi ritrovate a leggere queste righe è anche (soprattutto) per merito suo, visto che il designer nipponico è uno delle più importanti figure della storia videoludica, capace di dare vita ad uno dei titoli più iconici e rappresentativi del nostro hobby preferito. Sua, difatti, è l’idea alla base di Space Invaders, un videogame che in oltre quattro decadi di vita è riuscito a segnare in modo indelebile l’immaginario collettivo, un vero e proprio fenomeno transmediale, in grado di contaminare i settori più disparati, che ci ritroviamo a celebrare anche oggi, ancora una volta, grazie a Space Invaders Forever.
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La guerra dei mondi
A dispetto del nome, che potrebbe portare a crederlo l’ennesima rivisitazione del brand, Space Invaders Forever non è una produzione inedita, bensì una semplice raccolta che contiene 3 delle apparizioni più recenti dell’immortale bestseller Taito. Si tratta di un trittico dalla provenienza più disparata, che riporta in auge altrettante esperienze che, pur declinando in maniera leggermente differente le rodate e storiche meccaniche, propongono delle esperienze decisamente più moderne ed attuali. Si inizia con quello che ritengo personalmente il pezzo forte della collection, ovvero Space Invaders Extreme, il cui debutto originale risale all’epoca di PlayStation Portable e Nintendo DS. Il gioco in questione presenta il consueto schema a base di alieni da sconfiggere a colpi di proiettili, ma condisce il tutto con una veste grafica decisamente più colorata e complessa, a cui si accompagna un gameplay che ruoterà attorno alla nostra abilità nello sconfiggere il più velocemente possibile gli alieni, così da fare vita a galvanizzanti combo di punteggi. A questo si aggiungerà un sistema legato al colore dei nemici che, se sconfitti in rapida sequenza, ci garantiranno dei power up, indispensabili per massimizzare l’high score. Il gioco è estremamente frenetico e divertente, e presenta due distinte modalità di approccio: Arcade e Libera. La prima ci presenterà una serie di 5 stage, suddivisi in varie sottosezioni, che presentano una progressione ad albero simile a quanto visto in Out Run, ovviamente con uno sistema di difficoltà progressivo. In modalità Libera, invece, il nostro obiettivo sarà quello di ottenere il maggior numero di punti, prima di esaurire le vite a nostra disposizione. L’unico appunto che si può muovere a questa release è la scelta di non inserire la modalità multiplayer presente nelle edizioni originali, ma pur al netto di ciò il pacchetto risulta molto divertente.
Tra alti e bassi
A placare la nostra sete di mattanze aliene in compagnia ci pensa il secondo gioco presente nella collection, ovvero Space Invadera Gigamax 4 SE, produzione votata alle sessioni cooperative. Si tratta dell’episodio che, almeno a livello puramente estetico e di gameplay, propone l’esperienza più fedele all’originale, presentando però il tutto all’insegna della cooperazione fino ad un massimo di 4 giocatori. Dato il numero spropositato di avversari, unito alla scarsa mobilità della nostra navicella difensiva, difatti, scegliere di approcciare il tutto in solitaria si trasformerà ben presto in uno sconfortante game over. Schematicamente c’è poco da aggiungere a tale titolo, se non che può beneficiare di un restyling completo delle musiche di gioco, ma pure al netto di ciò il pacchetto risulta alquanto deboluccio. Più interessante e curioso è, invece, Arkanoid vs. Space Invaders, conversione per console di un titolo destinato al mercato mobile, che mixa in maniera interessante i due celebri brand di casa Taito. Lo scopo del gioco, che si presenta suddiviso in una corposa campagna composta da 150 livelli differenti, sarà quello di distruggere gli invasori alieni, respingendone i proiettili per mezzo della navicella cara al clone di Breakout. L’idea di mescolare i due gameplay si è rivelata sicuramente azzeccata, anche se almeno su PS4 ho trovato abbastanza scomodo controllare il tutto tramite il touch pad: capisco che parliamo di una conversione di un prodotto nato su mobile, ma inserire la possibilità di giocare anche con gli stick non sarebbe stato un male. Superato lo scoglio, però, quello che rimane è un episodio sicuramente atipico e divertente, che viene impreziosito da tantissimi extra da sbloccare, capaci di annoverare numerose glorie di casa Taito.
A dispetto degli anni che dignitosamente si porta sulle spalle, il concept di gioco alla base del classico Taito risulta sempre attuale e godibile, come dimostra questo Space Invaders Forever, seppur a fasi alterne. Ad un Extreme capace di confermare in maniera decisamente moderna quanto appena scritto, difatti, si contrappone un Gigamax 4 SE tutto sommato trascurabile, con un piccolo colpo di coda fornito dal crossover con Arkanoid. Al dispetto di qualche titubanza, però, Space Invaders Forever rappresenta un ottimo modo per (ri)scoprire una produzione iconica, responsabile come pochi dell’espansione del media videoludico: un intramontabile classico con cui fa sempre piacere incrociare il pad.