Recensione Soul Sacrifice
La succosa demo rilasciata da Sony oltre 2 settimane fa è stata oramai ampiamente archiviata, assieme a tutto il carico di prime impressioni che Soul Sacrifice è stato in grado di scatenare. Ed ora, a solo un giorno dall’uscita ufficiale di questa attesissima esclusiva per PS Vita, è giunto il momento di tirare definitivamente le conclusioni in merito alla creatura di Keiji Inafune e capire finalmente se la tanto sospirata ed attesa killer application per la piccola di casa Sony è pronta ad approdare anche dalle nostre parti. Impazienti di saperne di più? Bene, non vi resta altro che leggere le righe sottostanti.
di: Simone CantiniLa succosa demo rilasciata da Sony oltre 2 settimane fa è stata oramai ampiamente archiviata, assieme a tutto il carico di prime impressioni che Soul Sacrifice è stato in grado di scatenare. Ed ora, a solo un giorno dall’uscita ufficiale di questa attesissima esclusiva per PS Vita, è giunto il momento di tirare definitivamente le conclusioni in merito alla creatura di Keiji Inafune e capire finalmente se la tanto sospirata ed attesa killer application per la piccola di casa Sony è pronta ad approdare anche dalle nostre parti. Impazienti di saperne di più? Bene, non vi resta altro che leggere le righe sottostanti.
Diario segreto
Magusar è un crudele stregone dedito al rapimento e all’uccisione di inermi esseri umani. Voi, ovviamente, sarete una delle sue prede, intrappolate in una gabbia in attesa di vedervi strappare la vita dal corpo. Il fato vuole che veniate in contatto con Librom, un caustico tomo parlante, custode del passato del vostro carceriere, in grado di farvi rivivere in prima persona le esperienze in esso contenute. Lo scorrere delle pagine sarà in grado di forgiare la vostra persona, tramutando voi stessi in stregoni e fornendovi il potere necessario ad avere la meglio su Magusar e riconquistare così la perduta libertà. Il plot di fondo su cui si regge Soul Sacrifice può essere sinteticamente ridotto a questo e basa la sua originalità proprio nel modo in cui viene raccontato, ovvero attraverso le pagine inchiostrate di Librom, ognuna delle quali sarà utile al dipanarsi della trama che, per quanto esposta in maniera molto frammentaria, risulta comunque assai intrigante e ben sviluppata, grazie anche ad un mondo perfettamente caratterizzato e dotato di una sua mitologia ben definita. E a rendere il tutto ancora più convincente ci pensano i vari racconti di cui Librom è costellato, utili per immergersi ancor più in profondità nell’universo di gioco oltre che indispensabili per carpire i punti deboli delle varie creature.
Mostro, dopo mostro, dopo mostro…
Del combat system ne abbiamo già parlato abbondantemente in fase di anteprima (che potete consultare qui), e dato che la versione completa del gioco non ha riservato sorprese rispetto a quanto già sperimentato giorni fa, vi risparmiamo un prolisso e quanto mai inutile duplicato di informazioni. Purtroppo la struttura testata in occasione del nostro primo contatto con la creaturaComcept si è ripresentata, almeno per quanto concerne la sua ossatura, uguale a se stessa anche nella copia finale del gioco. Le missioni, difatti, per quanto numerose e suddivise in vari capitoli, prestano il fianco alla più temuta delle critiche, ovvero la ripetitività: nonostante la loro indiscutibile abbondanza, infatti, alcune di esse si ripetono pressochè identiche più e più volte, differendo unicamente per il numero di nemici da sconfiggere o per il livello in cui sono ambientate. Ottimi diversivi per quanto concerne il livellamento del nostro personaggio e il recupero di incantesimi ed anime, ma sinceramente ci saremmo aspettati una maggiore cura sotto questo punto di vista. Piccole varianti sul tema sono costituite dalle missioni di ricerca, in cui saremo chiamati a recuperare particolari manufatti disseminati lungo le arene di gioco, manufatti che sarà indispensabile scovare solo attraverso l’impiego dell’Occhio dell’Anima, la visuale che ci consente di individuare gli spot segreti legati alle varie ambientazioni. Di tutta altra pasta le quest legate agli scontri con gli Arcimmondi, i boss che il gioco non è avido di proporre, i quali offrono una sfida decisamente impegnativa anche ai livelli di difficoltà più bassi e in cui l’elemento strategico e tattico di Soul Sacrifice riesce a dare il meglio di sè. Le scelte morali che ci porteranno a scegliere di salvare o sacrificare gli sconfitti, oltre ad avere dei risvolti sull’allineamento del nostro personaggio (con conseguente disponibilità di incantesimi differenti a seconda della natura dello stesso), andranno ad impattare sul dipanarsi delle varie missioni, in virtù della presenza di alcuni semplici bivi narrativi. Questo fattore fornisce a Soul Sacrifice un notevole tasso di rigiocabilità che, unita alla comunque indubbia longevità di base, farà sì che la scheda di gioco rimanga alloggiata nella vostra PS Vita per molto tempo, a patto che siate disposti a chiudere un occhio al cospetto di una non troppo elevata varietà di situazioni.
Stile a gogò
Anche sul versante tecnico la demo di Soul Sacrifice ha scelto la strada della verità, mostrando sin da subito quello che sarebbe stato la veste estetica del pacchetto. Come già scritto qualche settimana fa, di sicuro non utilizzerete la creatura di Inafune per far mostrare ai vostri amici i muscoli di PS Vita: l’impatto visivo è più simile ad un più che ottimo prodotto per PSP piuttosto che ad un gioco destinato alla sua erede. Le texture non brillano, la modellazione poligonale (ad eccezione dei mostri) non lascia stupiti e gli effetti speciali latitano. Tutto da buttare? Assolutamente no, visto che a spazzare via le critiche superficiali ci pensa una direzione artistica da urlo, capace di mettere in piedi un mondo convincente ed intrigante a cui è impossibile resistere, ovviamente a patto di amare le atmosfere dark fantasy: pensate ad un Berserk in salsa digitale ed avrete ben chiara l’atmosfera che si respira giocando a Soul Sacrifice. Un meritato applauso va tributato alla strepitosa colonna sonora, mai fuori luogo ed anzi vero valore aggiunto dell’intera produzione, capace come è di sottolineare alla perfezione i passaggi più importanti della storia. Di buona fattura il doppiaggio inglese, sebbene non sempre perfettamente sincronizzato. Peccato per l’assenza del voice over originale giapponese, al momento disponibile unicamente come bonus per tutti coloro che hanno effettuato il preorder. Ci riserviamo di esprimere un parere definitivo sul comparto multigiocatore, disabilitato per questa versione finale sino all’effettiva release, su cui ritorneremo non appena i server ufficiali inizieranno ad essere popolati da altri stregoni.
Inutile girarci troppo attorno, Soul Sacrifice non riesce nel gravoso compito di far dimenticare ai possessori di handheld Sony la perdita di un brand così importante come Monster Hunter. La creatura di Inafune, seppur forte di un concept assai intrigante ed originale, fallisce in parte il suo obiettivo a causa di un’offerta ludica incapace di reggere il confronto con quanto offerto daCapcom. Se è vero che la storia narrata e le meccaniche di gioco sono decisamente ben costruite ed interessanti è parimenti reale la presenza di un parco missioni non troppo variegato, che pur offrendo un tasso di sfida molto elevato in occasione degli scontri con i vari boss perde di incisività al cospetto dei momenti filler. In definitiva Soul Sacrifice non si è rivelato la killer app che il mondo si aspettava, ma neppure un prodotto da buttare via: peccato, visto che sarebbe bastato un piccolo sforzo in più per rendere il gioco Comcept un piccolo capolavoro.