
Recensione Sid Meier’s Civilization VII
di: Luca SaatiEra il 1991 quando il programmatore Sid Meier lanciò il primo capitolo di Civilization, rivoluzionando il genere dei videogiochi strategici a turni con il suo modello 4X, sigla che rappresenta le quattro “X” delle parole eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate, ovvero esplora, espandi, sfrutta, stermina. Quando si parla di Civilization, si parla di una pietra miliare del genere e di uno dei videogiochi più importanti della storia, che diede inizio a una serie longeva che, tra capitoli principali e spin-off, vanta oltre 70 milioni di copie vendute. Numeri che, ovviamente, sono destinati ad aumentare con il recente lancio di Sid Meier’s Civilization VII che, per la prima volta nella storia della serie, è disponibile in contemporanea su PC e console.

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Tre epoche, tre civiltà, una sola partita
L’avvio di una partita di Civilization VII è abbastanza classico, ma lascia subito intravedere alcune delle novità di questo nuovo capitolo, sviluppato sempre da Firaxis Games. Leader e civiltà non sono più legati a doppio filo e si possono scegliere in maniera indipendente, creando così combinazioni bizzarre (come Benjamin Franklin alla guida dell’Impero Romano), ma che offrono soluzioni di gameplay inedite e spingono alla sperimentazione. Dopo queste prime due scelte, si passa alla selezione di una delle tre ere storiche, alla grandezza della mappa e al livello di difficoltà. Dopo qualche minuto trascorso a personalizzare la propria partita, si può iniziare con la fondazione della primissima città.
Lo schema tipico della serie rimane immutato: si fonda una città e si mandano gli scout a esplorare la mappa per diradare la cosiddetta nebbia di guerra, fare scoperte e entrare in contatto con nuovi leader e paesi, con cui eventualmente stringere alleanze o entrare in guerra. Il tutto procede in maniera abbastanza scorrevole, venendo incontro anche a chi non ha familiarità con la serie. Basta la pressione del tasto Y del controller (o triangolo su PlayStation) per svolgere le varie attività disponibili, come la crescita delle città, il movimento delle unità di terra e mare, l’avvio di nuove ricerche e la costruzione di strutture come università per la ricerca scientifica, centri commerciali per la crescita economica, pescherecci per il cibo, caserme per lo sviluppo militare e così via. Quando non ci sono altre attività da svolgere, basta sempre la pressione del tasto Y per passare al turno successivo.
Ogni partita si suddivide sostanzialmente in tre fasi principali, corrispondenti alle tre epoche storiche. L’era antica vede la presenza di civiltà storiche come l’antico Egitto, l’antica Grecia, l’antica Roma, gli Han e i Khmer. L’era delle scoperte, invece, è caratterizzata da espansioni globali con Abbasidi, Chola, Inca, Spagnoli, Normanni. Infine, l’era moderna è dominata dallo sviluppo industriale con Americani, Francesi, Giapponesi e Messicani.

Il passaggio da un’epoca all’altra modifica anche la progressione, poiché in ognuna vi sono alberi tecnologici e sociali unici, e bisogna adattare la strategia per guidare la propria civiltà alla vittoria, dato che gli obiettivi cambiano di volta in volta. Ad esempio, nell’era antica lo sviluppo della civiltà avviene solo in un’area circoscritta della mappa, focalizzandosi principalmente sulla città e qualche piccolo insediamento. Nella seconda era, invece, si espandono i confini della mappa, spingendo il giocatore a scoprire nuove terre e fondare colonie per esportare merci rare come cacao, tè e spezie, incentivando il commercio. Con l’era moderna, il colonialismo rallenta a favore dello sviluppo industriale, trasformando la partita in una gara a chi fa per primo determinate scoperte.
Questa suddivisione rende la progressione più varia e organica, con una prima fase relativamente semplice (pochi elementi da gestire), che poi si arricchisce progressivamente con nuove dinamiche. Una delle grandi novità della serie è la possibilità di cambiare civiltà in corsa, ovvero con il passaggio da un’era all’altra, che porta a dover ritoccare la propria strategia più o meno drasticamente. Inoltre, questo elimina un problema dei capitoli precedenti, in cui una civiltà poteva puntare tutto sullo sviluppo tecnologico per distruggere gli avversari con armi avanzate, mentre questi ultimi erano ancora fermi a spadaccini e arcieri. Ora il tutto è più equilibrato: al passaggio d’epoca, le truppe ricevono automaticamente un upgrade, evitando così battaglie improbabili tra carri armati e arcieri, che vengono trasformati in unità di fanteria.
Tuttavia, il passaggio d’epoca avviene in maniera troppo brusca, interrompendo all’improvviso qualsiasi attività in corso, persino le guerre, che terminano in modo anticlimatico, con le civiltà coinvolte che ritornano a rapporti più o meno pacifici. Sarebbe stato più gradevole un cambio di epoca più morbido, che accompagnasse meglio le civiltà nella transizione tra le diverse fasi della partita.

Via dell’eredità
Ogni partita ruota attorno al sistema Vie dell’Eredità, che rappresenta un aspetto fondamentale per lo sviluppo e la strategia della tua civiltà. Durante ogni epoca, i giocatori possono intraprendere percorsi specifici che riflettono diverse sfaccettature della crescita di una civiltà. Il percorso scientifico è focalizzato sul progresso tecnologico; il percorso culturale richiede la costruzione di grandi opere e l’organizzazione di eventi culturali; il percorso economico prevede l’istituzione di rotte commerciali e l’accumulo di ricchezze; infine, il percorso militare si concentra sulla conquista di territori e sulle vittorie in battaglia.
Completando una serie di missioni, si ottengono punti in uno specifico percorso, che a loro volta offrono bonus e vantaggi nella transizione all’epoca successiva. Ad esempio, ottenere Punti Retaggio scientifici potrebbe permettere di mantenere una tecnologia avanzata nella nuova epoca, mentre Punti Retaggio culturali potrebbero preservare influenze artistiche o filosofiche. Il sistema incoraggia una pianificazione strategica a lungo termine, poiché le scelte fatte in un’epoca influenzano significativamente le possibilità e le opportunità nelle epoche successive. Decidere su quale percorso concentrarsi può determinare il successo o il fallimento della propria civiltà nel corso della storia. Il sistema, inoltre, spinge a sperimentare a ogni partita, con la possibilità di concentrarsi su un percorso piuttosto che su un altro, in base alle caratteristiche del leader e della civiltà.

Diplomazia
La diplomazia in Civilization VII è stata resa decisamente più profonda rispetto al passato. Salta subito all’occhio la nuova valuta Influenza, che si accumula a ogni turno e, similmente all’oro, può essere utilizzata per intraprendere diverse azioni diplomatiche con gli altri leader. Queste azioni spaziano da semplici trattati a collaborazioni più profonde, fino a sanzioni e, addirittura, attività di spionaggio. Ogni leader, inoltre, ora vanta un’intelligenza artificiale più avanzata, che gli permette di adattarsi dinamicamente alle circostanze.
Sono stati introdotti due nuovi sistemi: il Supporto Bellico e la Stanchezza della Guerra. Il Supporto Bellico rappresenta il sostegno interno per le operazioni militari: maggiore è il supporto, più efficaci saranno le unità militari. Al contrario, la Stanchezza della Guerra indica il malcontento della popolazione verso conflitti prolungati, riducendo l’efficacia delle forze armate e influenzando negativamente la stabilità interna. Stare costantemente in guerra, ad esempio, può compromettere la felicità del proprio popolo, e un popolo infelice si rivela poco produttivo, col rischio di arrivare a un blocco cittadino. Nella mia prima partita, ho generato un tale malcontento da spingere i cittadini a distruggere le strutture cittadine e a bloccare qualsiasi mio tentativo di riparazione, così come le ricerche e altre attività fondamentali.

La guerra è cambiata
A proposito di guerra, un aspetto che in Civilization VII ha subito un’evoluzione notevole è senza dubbio la gestione delle truppe militari. La serie ha sempre cercato di bilanciare la profondità strategica con la semplicità d’uso, e questa volta introduce un sistema più raffinato, che permette un controllo tattico delle unità senza diventare eccessivamente macchinoso.
La novità più impattante è l’introduzione dei Comandanti, unità speciali che possono raggruppare più truppe in un’unica formazione, rendendo gli spostamenti delle armate molto più agevoli. Questa meccanica risolve uno dei problemi storici della serie: la gestione confusionaria delle unità sul terreno di gioco, specialmente nelle fasi avanzate. Ora, invece di dover muovere ogni singola unità separatamente, puoi coordinare gli attacchi con più efficienza e flessibilità.
Anche gli assedi sono stati ripensati, diventando più realistici e tattici. Le città non cadono più con un semplice assalto: bisogna conquistarle distretto per distretto, il che aggiunge un livello di profondità mai visto prima. Questa scelta obbliga a pianificare meglio gli attacchi e a scegliere con attenzione quali aree colpire per prime, rendendo ogni campagna militare un vero e proprio puzzle strategico da risolvere.
Un altro aspetto interessante è l’introduzione dei bonus di accerchiamento, che premiano le manovre coordinate da più direzioni. Ora l’attacco frontale non è sempre la soluzione migliore: posizionare le truppe in modo intelligente può fare la differenza tra una vittoria schiacciante e una disfatta totale.

Città e paesi
La gestione degli insediamenti in Civilization VII introduce una dinamica nuova e più sfumata rispetto ai capitoli precedenti, grazie alla distinzione tra città e paesi. Le città rimangono il fulcro dello sviluppo economico, scientifico e culturale, ma ora sono affiancate dai paesi, piccoli insediamenti che possono evolversi in centri urbani o servire da avamposti specializzati. Si possono ottenere nuovi paesi in vari modi: fondando un insediamento con un colono, instaurando rapporti diplomatici con piccoli insediamenti già esistenti per poi assorbirli o, ovviamente, con la classica guerra per conquistare le città nemiche.
Il sistema aggiunge un livello di strategia inedito: conviene far crescere subito un paese in città o sfruttarlo come punto di appoggio per l’espansione? L’organizzazione del territorio è più importante che mai. L’efficacia di una città non dipende solo dalla sua produzione interna, ma anche dal modo in cui è collegata agli altri insediamenti. Le strade non sono solo un dettaglio estetico: assicurano un flusso costante di risorse e commercio, evitando che alcune regioni rimangano isolate. Inoltre, i distretti mantengono il loro ruolo chiave, e piazzarli con intelligenza può fare la differenza tra un insediamento prospero e uno stagnante.
Anche l’espansione è stata resa più sfumata. Fondare molte città rapidamente è sempre una strategia valida, ma il posizionamento è più critico che mai. Non basta conquistare spazi, bisogna pensare a distanza, accesso alle risorse e connessioni con gli altri insediamenti. Con queste aggiunte, Civilization VII rende la costruzione del proprio impero un esercizio ancora più strategico, dove ogni scelta ha conseguenze a lungo termine e il bilanciamento delle mire espansionistiche diventa cruciale.
Ad esempio, io ho trovato il mio equilibrio nell’avere tre o quattro città principali, affiancate da una serie di paesi che le sostengono con le loro risorse. Una lezione che ho imparato a mie spese nella prima partita, dove un’eccessiva espansione e la già citata guerra prolungata hanno creato infelicità nei cittadini, con tutti i problemi che ne sono conseguiti.

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Strategia 4X su console
Si sa, il genere degli strategici e dei gestionali ha sempre trovato la sua ragion d’essere con la coppia mouse e tastiera, tuttavia sono tanti gli esempi di giochi appartenenti a questo genere che con il pad delle console non hanno fatto sentire la mancanza di periferiche più tradizionali. Civilization VII rientra tranquillamente tra questi esempi.
Firaxis ha lavorato per rendere l’esperienza su console il più naturale possibile. L’interfaccia è stata riprogettata per essere facilmente navigabile utilizzando il controller, con menu radiali e scorciatoie intuitive che permettono di accedere rapidamente alle varie opzioni di gioco. Con la levetta analogica sinistra si muove il cursore, con la destra la visuale e con i grilletti si fa zoom-in e zoom-out. I pulsanti frontali, infine, consentono di selezionare unità, aprire menù e confermare azioni. Nel complesso il sistema di controllo funziona egregiamente. Certo, mouse e tastiera sono sempre la soluzione migliore per questo genere, tuttavia Civilization VII non mi ha mai fatto sentire eccessivamente la loro mancanza.
L’interfaccia invece presenta alti e bassi. Da una parte il suo minimalismo aiuta decisamente l’esperienza su console, ma dall’altra non fornisce abbastanza informazioni per un gioco strategico di questa complessità. Spesso si passa il cursore sugli elementi presenti sulla mappa, ma su schermo non ci sono informazioni. È tutto contenuto nella Civilopedia, ma non è che con la pressione di un tasto mi manda alla sezione di mio interesse. No, devo aprire un menù e andarmi a cercare manualmente le informazioni di cui ho bisogno. E questo vale per tutto: edifici, specialisti, truppe e così via. Problemi di cui la stessa Firaxis è al corrente e su cui sta lavorando per metterci una pezza con delle future patch.

Grafica e audio
Civilization VII introduce un motore grafico aggiornato che migliora significativamente la qualità visiva. Le unità e le strutture sono state ridisegnate con maggiore dettaglio, e ogni civiltà presenta elementi visivi unici che riflettono accuratamente la loro identità storica. Questo livello di dettaglio non solo arricchisce l’estetica generale, ma contribuisce anche a un’esperienza di gioco più coinvolgente. Le animazioni delle unità sono state rese più fluide e realistiche, con movimenti che rispecchiano fedelmente le azioni svolte, sia in ambito civile che militare. Inoltre, l’interfaccia utente è stata riprogettata per essere più intuitiva e visivamente accattivante, facilitando la navigazione tra le varie opzioni e informazioni disponibili.
Sul fronte sonoro, a spiccare in particolar modo è la grande qualità della colonna sonora, che si adatta dinamicamente all’epoca storica e alla civiltà in gioco, arricchendo l’atmosfera e l’immersione del giocatore. Gli effetti sonori sono stati migliorati per riflettere con maggiore precisione le azioni sul campo, come i suoni distintivi delle diverse unità e delle battaglie, contribuendo a una rappresentazione più realistica degli eventi.

Ancora un altro turno e poi basta
Un terzo di tradizione, un terzo di evoluzione, un terzo di novità assolute. È questo il mantra che gli sviluppatori di Firaxis Games portano avanti con lo sviluppo di un nuovo capitolo, e Civilization VII non viene meno. Non tutto al momento è perfetto e gli stessi sviluppatori sono al corrente dei problemi di un’interfaccia grafica eccessivamente minimalista, ma è nella storia della serie presentarsi in un modo al lancio per poi cambiare pelle e raggiungere la forma definitiva tra aggiornamenti gratuiti ed espansioni.
Civilization VII continua a poggiarsi sulla spina dorsale della serie, rifinisce alcune dinamiche di gameplay e, infine, spariglia le carte in tavola con una serie di novità che rivoluzionano l’incedere di ogni singola partita, riuscendo nel non semplicissimo compito di venire incontro a dei potenziali nuovi giocatori senza scontentare i fan storici che, oggi come allora, hanno fatto di “ancora un altro turno e poi basta” uno stile di vita.