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Recensione Shadwen

di: Bartdream

Dopo il poco fortunato Trine 3, Frozenbite ha finalmente rilasciato sugli store la sua nuova IP dal nome evocativo, Shadwen.

Shadwen è un gioco ambizioso con una forte componente stealth e una storia fluida che lascia ai videogiocatori la possibilità di influenzare, attraverso le proprie scelte, il suo finale.

Il protagonista della storia dona il proprio nome al titolo del gioco, Shadwen. Si tratta di un’abile assassina che affronterà la sua avventura in compagnia di una giovane orfanella di nome Lily, salvata dalle grinfie delle guardie del castello del re nelle prime fasi di gioco. Incapace di lasciarla sola, la nostra eroina Shadwen decide di portare giovane bambina al suo fianco per completare la sua missione. Una decisione, questa, che renderà ancora più complesso e strategico il gioco.

La storia di Shadwen è narrata attraverso cutscene e illustrazioni, purtroppo poco profonda per le potenzialità che il gioco avrebbe potuto offrire e da subito prevedibile. Ma nonostante questo, è l’atmosfera del gioco ad ammaliare e incoraggiare i giocatori ad ascoltare i dialoghi delle guardie mentre si è in attesa del momento propizio per attaccare o superare i blocchi.

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Free as a bird

La libertà di scelta è il fulcro su cui ruota tutto il mondo di Shadwen. Il giocatore avrà l’imbarazzo della scelta su come procedere e concludere il gioco: provare ad avanzare con un approccio completamente stealth per sgattaiolare alle spalle delle malcapitate guardie, oppure utilizzare le invenzioni di Shadwen per attrarre la loro attenzione e/o finirli con bombe o frecce avvelenate.

Sebbene avanzare fino alla fine del livello risulti essere estremamente facile con Shadwen, grazie alla sua mobilità e ai suoi “attrezzi del mestiere”, l’introduzione del personaggio di Lily complicherà la vita al giocatore che dovrà escogitare nuovi piani per permettere anche alla bambina di procedere in sicurezza tra un cespuglio e l’altro.

Per garantir un passaggio agevole a Lily, Shadwen avrà la possibilità di uccidere le guardie, distrarle utilizzando vari stratagemmi come muovere scatole, rompere oggetti, far cadere barili oppure catturare la loro attenzione facendosi intravedere nel buio dalle guardie. Appena la strada sarà libera, Lily automaticamente si muoverà da un punto sicuro ad un altro.

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L’intelligenza di Lily è ben fatta (con qualche piccola debacle in alcune situazioni), e i suoi movimenti sono sempre ben studiati. Purtroppo non è possibile dire la stessa cosa per le guardie, che ignorano sempre Lily anche quando se la ritrovano a pochi metri. Questo è forse il vero punto di debolezza del titolo: l’IA risulta troppo programmata da rendere poco credibile il movimento dei personaggi e le loro “ricerche”.

La strategia di Shadwen nel farsi spazio tra i livelli (approccio stealth senza uccisioni vs approccio da assassino spietato) cambieranno l’opinione che Lily avrà nei confronti del protagonista influenzandone i dialoghi e la conclusione della storia.

Nel gioco è presente anche una componente di gioco dedicata al crafting; Shadwen recupererà dai bauli diffusi nelle mappe di gioco, spesso protetti da alcune guardie, le componenti e le istruzioni per comporre nuovi armamenti o trappole.

Il rampino è l’oggetto non consumabile che più utilizzeremo nel gioco, potremmo utilizzarlo infatti sia per salire su travi di legno che per spostare oggetti ed ingannare le guardie, ma rappresenta, allo stesso tempo, anche l’esperienza più frustrante del gioco.

Utilizzare il rampino in maniera corretta risulta essere decisamente complicato, a volte perché Shadwen sbaglia bersaglio puntandolo sull’oggetto più vicino invece che su quello centrato dal nostro mirino, a volte semplicemente perché le tempistiche del gioco lo rendono inutilizzabile per muoversi agilmente tra due sporgenze.

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Ulteriore unicità al titolo è data dalla meccanica del tempo e dal suo controllo.

Nel mondo di Shadwen il tempo è relativo. Saremo noi a decidere quando il tempo dovrà scorrere in avanti e quando invece vorremo riavvolgere la storia per modificare il nostro comportamento.

Ad ogni passo o azione di Shadwen, infatti, il tempo scorrerà in avanti. Se il nostro personaggio resterà fermo anche un solo secondo, tutto il mondo si bloccherà dando la possibilità di studiare bene l’ambiente e la nostra prossima mossa. Ovviamente avremo la possibilità di far continuare lo scorrere del tempo anche nelle fasi in cui saremo nascosti in un cespuglio premendo R1.

In modo opposto, premendo L1, potremmo tornare indietro su i nostri passi per prendere decisioni differenti e cambiare le sorti del nostro presente. Questa scelta ha come obiettivo quello di rendere meno frustrante l’esperienza di gioco, soprattutto nelle situazioni in cui piccole variazioni dell’angolazione degli oggetti ti avrebbero fatto fallire il livello.

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Conclusione

Sebbene abbia goduto a pieno del titolo, Shadwen non è il gioco che sarebbe potuto essere. Lasciando da parte le critiche alla fisica del rampino, la limitazione principale deriva dalle location e dalla eccessiva ripetitività delle azioni. Le possibilità di procedere nella storia sono diverse, ma l’ambientazione poco differenziata ne limita le possibilità e porta il giocatore a ripetere le strategie che ha meglio metabolizzato. L’intelligenza artificiale delle guardie non è sufficiente a rendere il gioco sfidante. Il comparto grafico è da old gen, mentre per la componente audio a causa del limitato numero di tracce annoia subito.

Shadwen non è un titolo memorabile. Ma sicuramente può candidarsi ad essere un titolo godibile grazie alle sue meccaniche, all’esperienza stealth e alla libertà lasciata ai giocatori di procedere nelle varie fasi di gioco.