Recensioni

Recensione Senua’s Saga: Hellblade 2

di: Simone Cantini

A pensarci bene la storia di Ninja Theory è abbastanza circolare, dato che pur essendo essenzialmente salita alla ribalta grazie alla collaborazione con Sony, che portò alla nascita di Heavenly Sword, il suo debutto ufficiale (sotto il nome di Just Add Monsters) è da ricondursi a Xbox. Un percorso, quello del team inglese, che dopo una parentesi third party ed un ritorno temporaneo sotto l’ala della compagnia giapponese, ha avuto come ideale punto di arrivo l’acquisizione definitiva da parte della casa di Redmond. Un traguardo che, dopo il fallimento (annunciato?) di Bleeding Edge, è pronto a spostare decisamente più in alto l’asticella grazie a Senua’s Saga: Hellblade 2, si prepara a dare nuova linfa all’ideale di tripla A indipendente che il team inglese promosse in occasione del primo capitolo del franchise.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Viaggio verso nord

Non c’è pace per la nostra Senua, la tormentata guerriera originaria delle isole Orcadi, che dopo essere brutalmente scesa a patti con la propria condizione ed il proprio travagliato passato nel titolo datato 2017, è pronta ancora una volta a compiere una nuova discesa negli inferi della sua psiche. Le vicende di Senua’s Saga: Hellblade 2 si aprono a bordo di una imbarcazione adibita alla tratta degli schiavi, comandata dall’islandese Thórgestr, a bordo della quale troviamo la donna ed un gruppo di suoi conterranei. Un incipit rapido e brutale, che in seguito ad una violenta tempesta che si abbatte sul vascello darà velocemente inizio ad una lotta per la sopravvivenza in una landa lontana ed ostile. Dopo essere sopravvissuta ai violenti flutti, Senua si ritroverà indifesa e ferita lungo le aspre coste dell’Islanda, decisa a trovare il responsabile delle spedizioni che hanno decimato il suo popolo. Si tratta, però, solo di un piccolo antipasto, il boccone iniziale di un viaggio assai più complesso e doloroso che, nel corso di circa 8 ore, segnerà una nuova tappa nel percorso evolutivo della letale guerriera. Le terre del nord, difatti, sono fiaccate da una minaccia ben più letale, incarnata da Draugr e Giganti, che si annidano nelle tenebre di questa landa fredda ed inospitale, pronti a decimarne la popolazione al calare del sole.

Un viaggio, quello di Senua, dalla duplice valenza, che servirà tanto a salvare dalla morte e dall’orrore questo popolo ritenuto ostile, ma anche a prendere definitivamente consapevolezza della propria condizione psichica e morale. Ninja Theory è riuscita, all’interno di un giocato tutto sommato assai compresso, a tratteggiare una sceneggiatura potente e soffocante, in cui tormenti, dubbi e rimorsi si mescolano in un affresco di violenza e miseria e dove i pericoli che la nostra eroina si trova ad affrontare finiscono per assumere i contorni delle sue stesse paure. E sono proprio questi Giganti, le minacce supreme che incombono su tutto e tutti, a rappresentare l’ideale estensione della sua anima straziata dagli squilibri psicologici e degli abusi subiti, entità che per poter trovare finalmente la pace devono scendere a compromessi con i loro tormenti e gli errori compiuti in passato. Un gioco di specchi messo in scena in modo viscerale e palpabile, pronto ad avvolgere e coinvolgere il giocatore grazie ad una regia di primissimo livello che, ispirandosi in modo marcato al reboot di God of War (del quale recupera la scelta narrativa del piano sequenza), ci regala un racconto intensissimo da vivere e, soprattutto, da vedere.

E su tutto, vista anche l’assoluta ristrettezza del cast di comprimari (ridotti davvero all’osso e non tutti perfettamente a fuoco), svetta senza dubbio la rappresentazione di Senua, drammatica e credibile nella sua personalissima discesa interiore, grazie anche alla sempre impeccabile e sentita prova attoriale di Melina Juergens, perfettamente a suo agio nel mettere in scena i tormenti della guerriera delle Orcadi. La psicosi che le squarcia l’animo è resa ancora una volta in modo impeccabile, grazie ad una sinestesia perfetta in grado di accavallare in un torbido guazzabuglio emotivo suoni ed immagini dalla potenza debordante, tale da rendere davvero reale e percepibile il dolore fisico ed emotivo che caratterizza ogni passo della nostra protagonista. Con Senua’s Saga: Hellblade 2, Ninja Theory ci regala un nuovo tassello di quel complesso mosaico che è la commistione tra cinema e videogioco, nonostante l’evidente squilibrio che si respira tra le due forze in gioco, sbilanciate in maniera forse più evidente di quanto non lo fossero nel precedente episodio della serie.

Sui tuoi passi

Se avete già giocato al primo Hellblade, sicuramente saprete già cosa aspettarvi da Senua’s Saga: Hellblade 2, che prosegue imperterrito lungo il sentiero tracciato nel 2017. A dispetto del pregevolissimo lavoro svolto in passato in fatto di action puro, il tema inglese ha deciso ancora una volta di presentarci un’avventura di stampo fortemente narrativo, in cui le digressioni ludiche sono ridotte davvero all’osso e, non sempre, risultano essere perfettamente a fuoco e divertenti a 360°. Questa distonia è particolarmente evidente nella porzione iniziale di gioco, durante la quale il ritmo appare quanto mai sballato, con una serrata alternanza tra brevi porzioni scarsamente interattive (leggi: camminate) e filmati narrativi. Il risultato, almeno nella primissima ora, è quello di un titolo più bello da vedere che da giocare, proprio in virtù dello scarso apporto richiesto dal giocatore. La situazione migliora leggermente nel proseguo dell’avventura, quando il pad si fa un pizzico largo tra le maglie del racconto, sgomitando per reclamare il proprio spazio, pur rimanendo in definitiva assai sacrificato.

La parte puramente ludica di Senua’s Saga: Hellblade 2 si riduce ad una canonica progressione in chiave walking simulator, lungo un percorso blindatissimo le cui esili diversioni (limitate realmente a pochi passi) serviranno per rinvenire dei particolari elementi che, oltre ad ampliare la lore generale, se recuperati tutti sbloccheranno una modalità alternativa (per la cronaca non sono riuscito a scovarli tutti). A questo si accompagnano gli enigmi basati sulla prospettiva ed altri in cui ci sarà chiesto di modificare la conformazione degli stage tramite delle particolari sfere fluttuanti. Bisogna riconoscere che, nonostante questa piccola new entry, si tratti di momenti più utili ad allungare un po’ il brodo che a fungere da vero entertainment ludico, dato che parliamo di puzzle la cui soluzione richiederà davvero pochissimi sforzi intellettivi, capaci di esaurirsi nel giro di una manciata di passi. Non migliorano, rispetto al passato, anche i combattimenti all’arma bianca, rigorosamente sempre 1vs1 e legati alle meccaniche viste nei primissimi Assassin’s Creed: ancora una volta il flow ci chiederà di alternare fendenti e parate, così da caricare il nostro specchio magico e rallentare l’azione, per avere la meglio sugli avversari. Questi ultimi si divideranno in 4-5 tipologie, differenti per moveset e possibilità di offesa, ma che non risulteranno mai davvero impegnativi da sconfiggere, situazione che rende il game over un’ipotesi davvero remota. Ecco, allora, che la vera goduria sarà costituita dai momenti più “rilassati”, in cui non dovremo fare altro che avanzare, sia per gustarsi i risvolti narrativi che per ammirare i meravigliosi ambienti che Ninja Theory è riuscita trasportare sullo schermo.

Showcase tecnico

Non servono affatto giri di parole e spiegazioni ardite: Senua’s Saga: Hellblade 2 è senza ombra di dubbio il gioco più spettacolare e bello da vedere attualmente disponibile su console. Punto e basta. Un’affermazione che, una volta avviato il tutto, lascia davvero poco spazio ad eventuali obiezioni, dato l’impatto a tratti fotorealistico che caratterizza i più svariati aspetti del comparto grafico della produzione. A colpire in primis sono i dettagli e la recitazione digitale di Senua, resi ancor più palpabili e credibili da un motion capture certosino, a cui si affianca una realizzazione estetica di primissimo piano. Gli stessi ambienti, soprattutto quelli all’aperto, godono di una cura maniacale e sono in gradi di regalarci degli scorci impressionanti per bellezza e qualità visiva. Si sprecano, inoltre, effetti particellari assolutamente impressionanti, oltre che presenti in dose massiccia in quasi ogni momento dell’avventura, capaci di conferire al tutto una carica espressiva ancora più debordante.

Naturalmente, a voler essere pignoli e a proporre un’analisi un pizzico più approfondita, è evidente come una simile abbondanza sia frutto di compromessi tutto sommato evidenti una volta passata la sbornia, figli comunque di una precisa scelta stilistica che non deve in nessun caso essere vista come un difetto. A permettere una maggiore abbondanza di elementi puramente estetici, ci pensa in primis la natura strettamente lineare dell’esperienza, che come già detto si snoda all’interno di un lungo corridoio dall’interattività ridotta praticamente all’essenziale ed in cui l’ampiezza delle parti esplorabili è pari a zero. Aiuta anche il fatto che, ad eccezione di piccolissimi frammenti e degli scontri, in scena troveremo sempre e solo una Senua immersa in ambienti bellissimi ma deserti, privi di qualsiasi forma di vita, a cui si aggiunge la presenza delle bande nere orizzontali (in perfetto stile The Order: 1886), che conferiscono al tutto un taglio sicuramente più cinematografico ma riducono anche l’ampiezza dello schermo. Gli stessi scontri, inoltre, sono quasi sempre ambientati al buio, o in presenza di una forte nebbia che oscura completamente l’ambiente circostante, così da focalizzare la scena sui due contendenti in lotta. Si tratta di scelte che non mi sento assolutamente di condannare, visto che risultano comunque profondamente coerenti con il racconto e non creano in alcun modo un cortocircuito visivo: la sospensione dell’incredulità è salva, oltre che corroborata da una perizia visiva impressionante. E tanto ci basta.

L’altro pezzo da 90 del comparto tecnico, a mio avviso ancor più mastodontico e d’impatto rispetto alla mera grafica, è senza ombra di dubbio il sonoro, capace di ritagliarsi un ruolo di spicco all’interno dell’economia ludica generale. L’audio binaurale che ci accompagna lungo tutta l’avventura (Senua’s Saga: Hellblade 2 va OBBLIGATORIAMENTE giocato con le cuffie) è uno dei più avvolgenti e coinvolgenti che mi sia mai capitato di godermi da molto tempo, grazie ad un mixaggio perfetto e ad alcune scelte autoriali di assoluto spessore. Grande merito, però, va anche tributato al cast di personaggi che, come nel caso del motion caputre, hanno in Melina Juergens un vero e proprio gigante: ascoltare le voci che si agitano nella psiche di Senua rincorrersi senza sosta, mentre la nostra eroina dialoga con gli altri o è in preda ai propri tormenti, non ha davvero prezzo. Sarebbe però anche ingiusto non menzionare l’effettistica generale, capace di rendere presente questo pezzo di Islanda fiaccato da pioggia, vento e pura violenza umana e piscologica. E alla luce di questa bontà, ci importa davvero poco che il team abbia deciso di limitarsi al solo doppiaggio in lingua inglese (tutto è localizzato testualmente in italiano): se il prezzo da pagare ci porta simili risultati, ci possiamo accontentare senza troppi patimenti.

Con Senua’s Saga: Hellblade 2 i ragazzi di Ninja Theory proseguono con veemenza il loro percorso fortemente autoriale, portando avanti con fierezza la propria personalissima serie, di cui questo secondo capitolo rappresenta una logica e prevedibile prosecuzione. La nuova avventura di Senua non prende in alcun modo le distanze dal proprio passato, almeno sul fronte ludico, limitando al minimo le novità e confinando il tutto all’interno dei confini del “più bello da vedere che da giocare”. Una definizione non certo casuale, vista la debordante bellezza del comparto audiovisivo della produzione che, pur in presenza di evidenti compromessi, si attesta come il più mastodontico attualmente disponibile sulla piazza console. Certo, non mancherà di sicuro chi si lamenterà della scarsa interattività, dei combattimenti blandi e degli enigmi fini a loro stessi, ma se inquadrato come esperienza puramente narrativa, caratterizzata da una forte componente cinematica, Senua’s Saga: Hellblade 2 non può che soddisfare tutti coloro che sono in cerca di una simile esperienza.