Recensione Sea of Thieves
di: donFotterIl 2017 è passato alla storia del mondo Xbox come uno dei più turbolenti per via dell’assenza di esclusive di peso, fatta qualche rara eccezione come Forza Motorsport 7. Il 2018, almeno in termini numerici, sembra invertire in maniera decisa questa tendenza e sferra come prima arma Sea of Thieves, il titolo multiplayer a sfondo piratesco sviluppato dagli inglesi di Rare e finalmente giunto sulle nostre Xbox One (X nel nostro caso) dopo qualche rinvio che aveva perfino cominciato a metterne in dubbio il rilascio definitivo. Inserito a sorpresa nell’Xbox Game Pass, Sea of Thieves è giocabile da una settimana ed è giunto il momento del verdetto: è finalmente cominciato il percorso di rilancio del mondo console targato Microsoft? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
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SPIEGATE LE VELE!
Pronti via veniamo introdotti al mondo di gioco con un breve video introduttivo che lascia il posto alla selezione del proprio personaggio: qui troviamo una prima novità rispetto al canone degli ultimi anni, in quanto non ci è permesso creare un nostro avatar, ma possiamo sceglierne uno tramite il generatore di personaggi messo a punto da Rare, che garantisce uno stile di animazioni unico per ogni pirata. Successivamente sarà possibile personalizzare alcuni dettagli del nostro alter ego, come i capelli, la barba fino ad arrivare ad uncini e gambe di legno: il classico pirata dell’immaginario comune insomma. Una volta connessi ci ritroviamo nella taverna di uno degli avamposti sparsi nella mappa: la taverna è sostanzialmente il checkpoint iniziale, dove possiamo rifornirci di tutti gli oggetti accumulabili come le banane (che ricaricano la vita e nutrono gli animali), le palle di cannone e le assi di legno che servono per riparare i danni dello scafo del nostro vascello. Nelle taverne c’è poi sempre un individuo che fa la guardia ad una porta e che ci sprona a salire sempre più di livello per poter accedere alla stanza che sorveglia, che costituisce il cuore dell’endgame, una volta che abbiamo ottenuto il rango di Pirata Leggendario.
Lasciata la taverna, ogni villaggio presenta la medesima struttura: negozi di armi, la bottega dei vestiti, quella degli oggetti e l’officina delle navi; si può interagire con ogni NPC, che attraverso i dialoghi ci spiega quale sia la sua funzione e di cosa si occupa, sostituendo in maniera intelligente il tutorial che molti giochi presentano nelle fasi iniziali. I tre NPC importanti sono però quelli relativi alle quest: il Cercatore d’oro, il Collezionista di anime e La gilda dei mercanti. Il metodo più semplice per iniziare una missione è quello di rivolgersi ad uno di questi tre personaggi e cominciare il proprio cammino con ognuna di queste tre organizzazioni: abbiamo, per ognuna delle gilde, un livello di progressione dedicato che aumenta ad ogni consegna degli oggetti richiesti che porteremo a termine. Non è infatti sufficiente semplicemente rinvenire le casse, i teschi maledetti o gli animali richiesti, ma l’esperienza ci viene assegnata al momento della consegna: per ogni ordine presente abbiamo poi una serie di obiettivi sbloccabili che ci permette di guadagnare ulteriore esperienza oltre quella ricevuta per il completamento delle quest.
Man mano che si aumenta il livello relativo alle singole gilde, crescono la difficoltà e la lunghezza delle quest e qui sorgono le principali perplessità relative al gioco: scavare per recuperare casse, uccidere capitani antichi per rastrellare scheletri e catturare animali alla lunga (e neanche troppo a dire la verità) può risultare noioso, dunque qual è la risposta che Sea of Thieves offre a questi dubbi? La propria componente multiplayer. Per voce degli stessi sviluppatori, questo è un gioco che va affrontato almeno in coppia, non è pensato per intrattenere in singolo: la possibilità che questa cosa si possa fare è più che altro un modo per non privarsi di nessuno e soprattutto per dare la possibilità magari di completare delle quest senza bisogno di essere in gruppo. Il gioco prende letteralmente una piega diversa quando a giocare assieme sono almeno due giocatori: condividere con qualcuno il colorato mondo di gioco di Sea of Thieves permette di vedere il tutto sotto una luce completamente diversa. Il semplice andare in giro diventa già più divertente e ogni cosa passa dall’essere monotona all’avere decisamente molte sfaccettature generate dalla variabile più imprevedibile che ci sia, ovvero il giocatore umano: al di là del fatto che già l’essere in più di uno a giocare, come detto poco fa, rende l’esperienza più divertente e leggera, la vera discriminante per ciò che concerne le missioni è costituita dall’incontro con altri giocatori. Come ci si vede gli uni con gli altri, è praticamente certo che cominciano le manovre di ingaggio, al fine di sottrarre (ammesso che ci siano) i tesori della ciurma avversaria. E’ in queste situazioni che Sea of Thieves riesce a raggiungere un livello di intrattenimento davvero unico ed elevato, perché l’affrontare un altro galeone con gli amici a bordo del proprio è decisamente divertente e assolutamente originale, il tutto supportato da uno stile grafico che permette di mantenere quella spensieratezza che caratterizza l’intero gioco.
Dio benedica quindi gli altri giocatori dunque, perché è in questi momenti che si identifica la vera anima della produzione: divertirsi, senza pensieri. Per molti potrebbe sembrare una visione decisamente superficiale e povera, ma non lo è affatto dato l’elevatissimo intrattenimento che riesce a generare: non a caso Rare e Microsoft stanno cercando di promuovere il software in maniera molto importante attraverso i più famosi servizi di streaming, perché il cuore dell’esperienza è costituito in maniera univoca dalla contemporanea presenza di molti giocatori nella stessa area di gioco. E questi momenti sottolineano quanto il tutto sia improntato all’esperienza di gruppo: l’unica alternativa di sopravvivere ad un incontro in mare aperto se si naviga da soli è rappresentata dalla fuga, in quanto al primo danno subito diventa praticamente impossibile rispondere al fuoco, dato l’obbligo di dover riparare la propria nave. Il discorso cambia quando si è in due, anche contro quattro, perché comunque i piccoli vascelli offrono un’agilità ovviamente superiore a quella dei galeoni e anche il design del mondo di gioco rende possibili moltissime strategie anche per via della presenza di numerosi scogli, che offrono ai più piccoli diverse possibilità di ingegnarsi. Two (or four) is better than one, in maniera letterale. Quanto detto sopra non cancella il fatto che l’offerta in termini di quest presenti troppa poca varietà, anche per via di una crescente nelle quest stesse, che potevano sicuramente essere maggiormente differenziate in termini di obiettivi: non si fa altro che raccogliere casse, eliminare capitani maledetti e catturare maiali e galline.
Tutto molto divertente quindi, ma alla lunga decisamente monotono. Una piccola casualità è stata aggiunta dalla possibilità di trovare nuove quest sparse nel mondo di gioco attraverso messaggi in bottiglia recuperabili sulle spiagge o magari vecchi libri che emergono tra i rimasugli degli avamposti abbandonati, che ci consegnano nuove attività, che però prevedono lo stesso schema delle quest acquistate dagli appositi NPC. Ci auguriamo che Rare rimedi presto a questa importante lacuna, che rischia di minare il volume di giocatori in ottica futura. A tutto questo è stato aggiunto un evento relativo alle fortezze degli scheletri: randomicamente si genererà un teschio nel cielo del mondo di gioco che indica dove è possibile affrontare un vero esercito di scheletri per ottenere una lautissima ricompensa. Per affrontare questo tipo di evento è estremamente consigliato che la propria ciurma sia composta almeno da tre persone: se così non fosse, già solo avvicinarsi al forte sarà praticamente impossibile, sottolineando ancor di più quanto il gioco sia stato pensato per gruppi di almeno tre persone. Passando agli altri NPC, la loro funzione è, almeno per ora, puramente estetica: possiamo comprare vestiti, modelli degli oggetti equipaggiati migliori e più sgargianti oppure comprare armi con stili più eleganti o scanzonati, ma la sostanza come detto è meramente estetica. Anche qui si poteva fare decisamente di più, magari dedicando qualche quest anche a questi personaggi, ma purtroppo al momento l’utilità di questi personaggi, come detto, è meramente estetica.
Porta solo l’essenziale con te
Mondo di gioco bello, quest migliorabili, ma come si comporta Sea of Thieves nel PvP, che è uno degli elementi fondamentali del gioco? Diciamo che il sistema ideato è decisamente essenziale, ma in linea con lo stile di gioco: abbiamo la possibilità di combattere con la sciabola o con le armi da fuoco (pistola, archibugio e moschetto), con la prima che è l’arma preferibile nelle distanze ravvicinate e contro gli scheletri e che offre sia la possibilità di difendersi (grilletto sinistro) e attacco leggero o caricato (grilletto destro, si carica tenendolo premuto). Mentre per le armi da fuoco abbiamo il classico mira e spara. Non ci sono abilità espandibili per quanto riguarda il proprio personaggio, ma le armi che si possono acquistare aumentano il danno che possiamo infliggere in base al loro tipo che rispecchia anche la forza dei possibili scheletri affrontabili(base, resistente e dorati) i più resistenti dei quali sono avversari davvero ostici: niente di trascendentale in termini di cifre, cosa che per fortuna non lascia intuire un futuro uso spinto delle microtransazioni. Il quadro resta, come anticipato, veramente essenziale, ma sorprendentemente funziona alla grande. Questo è dovuto probabilmente alla natura del gioco, che come dicevamo si basa tutta sulla spensieratezza che lo caratterizza e quindi, onestamente, che senso avrebbe avuto inserire elementi stile gdr per migliorare le proprie abilità? Certo magari anche qui si poteva fare di più in termini di varietà, ma non ci sentiamo di sottolineare il combat system come debolezza, in quanto svolge egregiamente il suo compito nonostante l’essenzialità che lo caratterizza. La verità è che il vero fulcro dell’esperienza ruota attorno alla nostra nave, dove Rare è riuscita a dare il meglio di sé: la fisica della nave durante l’esplorazione è a dir poco incredibile, con il vento che costituisce un componente fondamentale e mai da sottovalutare, considerando anche gli importanti spazi per far manovrare la nave.
Il sistema di danni causati dai cannoni, estremamente divertenti da usare anche se contraddistinti anch’essi da una fisica realistica e tutt’altro che semplice, sono sì limitati ai buchi che compaiono sullo scafo, ma in fondo ci va bene così: certo se fosse stata implementata una distruttibilità realistica dei vascelli sarebbe stata un’altra cosa, ma a discolpa di Rare va detto che questo non è assolutamente un gioco pensato per il realismo, ma nonostante questo riesce a restituire un modello di navigazione eccezionalmente godibile e scalabile, che costituisce la punta di diamante dell’esperienza. A volte nasce spontaneo il desiderio di salpare giusto per il gusto di farlo, tanto è godibile e artisticamente incredibile il mondo che ci circonda. Le possibilità di crescita del titolo sono davvero vaste, forse anche un po’ troppo data l’essenzialità di alcuni elementi e come per il sistema di quest si ha la sensazione che manchi ancora quel quid che dia la marcia in più a Sea of Thieves, ma salpare per mare con il giusto gruppi di amici riesce a sopperire alla maggior parte di queste lacune, anche se non ne giustifica la presenza. Per quanto riguarda il sistema di interfacce e menu, tutto appare molto semplice e filante, mantenendo lo stile cartoon piratesco che è anche alla base del mondo di gioco tridimensionale, mostrando una qualità dei dettagli degni delle migliori Tripla A.
La varietà e la quantità delle isole è ottima, anche se forse si poteva fare qualcosina di più in termini di paesaggi e ambiente, in quanto le isole si presentano tutto sommato abbastanza simili esteticamente tra loro nonostante una geografia profondamente diversa. Certo se si ambienta il proprio gioco in un mondo simile ai caraibi per aspetto, certamente non ci si può ritrovare al polo nord, però magari Rare potrebbe aggiungere un pizzico di varietà anche da questo punto di vista in futuro. Un’ultima nota sul matchmaking pubblico: giocare anche con sconosciuti si può e si è rivelato molto più semplice e divertente del previsto a patto di essere muniti di microfono e di conoscere l’inglese, ma tutto sommato anche senza l’ausilio della voce si riesce a giocare e a coordinarsi bene grazie ad un sistema di messaggi predefiniti che cambia in base a quello che stiamo facendo, che riesce a rendere decisamente semplice ed immediata l’interazione con altri giocatori.
Sette mari splendenti
Che Sea of Thieves sia una produzione first party salta subito all’occhio una volta entrati nel mondo di gioco: l’aspetto che Rare ha dato al suo titolo è decisamente magnifico con la scelta dello stile cartoon che rende tutto più leggere e apprezzabile anche dai più piccoli. La realizzazione del mare è certamente da annoverare tra le migliori, se non la migliore, mai realizzate, in quanto sia fisica che a colori lascia davvero a bocca aperta, così come il ciclo giorno/notte e il meteo dinamico. La caratterizzazione caraibica delle isole le rende estremamente piacevoli alla vista così come il design dei vari personaggi è decisamente ispirato dal punto di vista artistico. Il cuore restano sempre le navi, dove sia i vascelli più piccoli sia i galeoni pullulano di dettagli che non lasceranno indifferenti gli appassionati, senza però mai puntare al realismo come già accennato più volte in precedenza. Stratosferico inoltre il comparto sonoro, sia per le colonne sonore realizzate che risultano decisamente azzeccate e incisive sia per le buffissime melodie producibili con i due buffissimi strumenti in dotazione ai nostri pirati che aiutano a creare la giusta atmosfera per una navigazione senza preoccupazioni. Su Xbox One X il tutto si può apprezzare in 4K con HDR, non ci sono opzioni purtroppo per il Full HD, con il mondo di gioco che viene sicuramente esaltato al massimo delle sue possibilità dal nuovo hardware di casa Microsoft: l’alba e il tramonto sono due momenti semplicemente indescrivibili per la loro bellezza, così come le tempeste ed il sole a cielo pulito regalano momenti di adrenalina pura e panorami mozzafiato. Un lato artistico da 10 e lode, senza ombra di dubbio.
Conclusioni
Non è facile dare un voto a Sea of Thieves: se da un lato abbiamo un comparto tecnico/artistico di primissimo livello apprezzabile e condivisibile alla grande in compagnia (durante il solo day one abbiamo avuto problemi ha giocare per via dei server) dall’altro abbiamo una carenza di contenuti che non può essere trascurata, ma alla quale Rare deve assolutamente porre rimedio con un supporto post lancio importante. Da questo dipenderà il futuro di Sea of Thieves e la sua definitiva valutazione, che verrà aggiornata al termine del suo primo anno di vita, dove saremo realmente in grado di tracciare un bilancio definitivo sul gioco. Per il momento l’ultima fatica di Rare rappresenta una buona base dalla quale partire, eccellente dal punto di vista tecnico, che però va rifinita e vanno soprattutto colmate alla svelta le lacune attualmente presenti, se non si vuole che i sette mari dei pirati diventino troppo presto deserti. L’anno del rilancio di Xbox è cominciato con il piede giusto? Diciamo di sì con riserva, nell’attesa di capire come evolverà questo embrione di buona qualità, per capire se riuscirà a diventare l’organismo che Rare ci ha lasciato presagire o se naufragherà per via della mancanza di spessore. Se avete due o più amici, non lasciatevelo sfuggire perché più siete e più vi intratterrà con gusto, se siete da soli forse la cosa migliore è restare alla larga o al più provarlo grazie all’Xbox Game Pass.