Recensione ScreenCheat
di: Luca "RukaManni" ManniDopo qualche sperimentazione in ambito mobile, Samurai Punk, studio di sviluppo indipendente australiano, ha voluto puntare ad un progetto più ambizioso cercando di innovare un genere, quello degli FPS multigiocatore, che da svariati anni ripropone la medesima formula che tanto sembra piacere al mercato di oggi. Tutto questo si è concretizzato con ScreenCheat, il primo titolo della giovane software house ad essere approdato su PC e sulle ammiraglie di casa Microsoft e Sony.
SE NON MI VEDI NON ESISTO!
ScreenCheat, come si diceva poc’anzi, è un FPS multiplayer che vanta una particolare quanto intrigante caratteristica: ogni giocatore è invisibile agli occhi dei propri avversari. Per ovviare a questo “fastidioso” problema sarà sufficiente “sbirciare” la porzione di schermo del proprio avversario per individuare, su per giù, la sua posizione e tentare così di colpirlo. Schermo che, tanto nel gioco online, quanto in quello locale, risulterà sempre suddiviso in due, tre o quattro parti (a seconda del numero di giocatori), con una riduzione non indifferente del campo visivo.
Vista la difficoltà insita nel sistema di gioco sarà fortunatamente possibile allenarsi con l’ausilio di bot che sostituiranno giocatori in carne ed ossa. Ovviamente l’intelligenza artificiale non fa certo gridare al miracolo ma quest’ultimi rappresentano comunque un ottimo strumento per prendere dimestichezza con le dinamiche di gioco e in particolar modo per conoscere in maniera approfondita le diverse arene sviluppate dai ragazzi di Samurai Punk. La scelta è molto variegata in tal senso anche se per lo più si tratterà di ambienti chiusi e non particolarmente vasti composti principalmente da corridoi e lunghe scalinate. Un espediente che, insieme alla scelta di usare diverse palette cromatiche per contrassegnare le singole aree di ogni arena, incrementa le possibilità per i giocatori di incappare l’uno nell’altro anche se, per contro, il senso di “oppressione” finisce per diventare una costante di ogni singola partita.
Sul fronte equipaggiamento, invece, i ragazzi di Samurai Punk si sono dati molto da fare mettendo a disposizione del giocatore una buona varietà di armi tra cui scegliere, alcune delle quali davvero spassose come lo spara palle chiodate rimbalzanti o il cavallo e la spada di legno. Quest’ultima, in particolare, consente di effettuare una carica fulminea in linea retta ma, come è facilmente intuibile, la mancanza di un bersaglio visibile e la necessità di dover spostare lo sguardo dal proprio schermo a quello dell’avversario crea non poche difficoltà rendendo quest’arma uno strumento goliardico e nulla più.
In compenso ScreenCheat offre una vasta scelta in termini di modalità di gioco, sia online che in locale, spaziando dalla classica “ tutti contro tutti” fino ad arrivare ad una versione alternativa del gioco da tavola Cluedo. In buona sostanza ogni giocatore inizia la propria partita con tre “carte” ognuna delle quali indica il colore della zona in cui commettere l’uccisione, l’arma con cui portarla a segno e il numero di punti che si otterranno in caso di successo. Una modalità, quest’ultima che costituisce una buona variante della formula elaborata dai ragazzi di Samurai Punk ma che non risolve, purtroppo, i numerosi problemi da cui questo titolo è afflitto.
OLD-OLD GEN
Tecnicamente parlando il gioco è ben al di sotto della soglia di sufficienza a causa di un comparto grafico equiparabile a un prodotto di quasi 10 anni fa, senza contare le animazioni, estremamente legnose, e le texture, slavate e prive di profondità. Discreta, invece, la resa visiva delle singole armi le quali, oltre che ad essere originali, risultano ben caratterizzate.
CONCLUSIONE
Il maggior pregio e, paradossalmente, anche il maggior difetto di ScreenCheat è proprio la
difficoltà nell’individuare il proprio bersaglio sul campo di gioco. Anche se l’idea alla base di questo titolo può risultare estremamente intrigante è sufficiente qualche minuto per trasformare la “curiosità” per la novità in frustrazione e ancor meno per iniziare a sparare alla cieca sperando di riuscire a colpire qualche malcapitato. Il comparto grafico, infine, non contribuisce di certo a migliorare la godibilità di questo titolo che può vantare al suo arco soltanto una buona idea, purtroppo malamente realizzata.