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Recensione Schim

di: Marco Licandro

Se avete visto anche solo un trailer, ve ne sarete immediatamente innamorati. Parliamo di Schim, l’indie il quale originale concetto si basa nel darci la possibilità di muoverci in ambienti tridimensionali solamente passando nelle zone d’ombra. Partendo da un’idea così, era ovvio avere un po’ di aspettative sul titolo, ma saranno riusciti gli sviluppatori a creare un vero e proprio gameplay partendo da questo semplice gimmick?

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SCHIM, cos’è?

Pubblicato da Extra Nice e PLAYISM, Schim è un gioco Indie che si basa sul concetto di muoversi tra le ombre. Il giocatore, nei panni di una strana creatura fatta d’ombra con dei simpatici occhietti, dovrà inizialmente seguire la crescita di un umano, seguendo costantemente la sua ombra e di tanto in tanto saltando qua e la per i livelli.

Vi sono altre creature come noi, anche se non è possibile avere una interazione con esse, quanto invece con gli oggetti o persone che andremo ad incrociare, immettendoci nella loro ombra e premendo un tasto per far partire una breve interazione, come può esserlo suonare un clacson, o far oscillare un cartellone.

Non potremo stare nella luce, difatti il gioco ci permetterà un solo errore, saltando in un punto senza ombra, ma al prossimo salto torneremo ad un checkpoint a scelta del gioco dove iniziare nuovamente da capo. Questo perché Schim è in realtà un platformer, dove dovremo calcolare bene i salti, lasciando premuto più o meno a lungo il tasto per gestire la lunghezza di questi, e avere anche tempismo per saltare nel giusto posto al momento opportuno.

Un gameplay un po’…

I livelli saranno variegati ma tutti sostanzialmente molto simili. Vi sono grandi aree illuminate con forti ombre, oggetti fissi quali edifici, pali, cartelloni stradali, semafori, ed altri in movimento, quali persone, bici, macchine, e via dicendo. 

Essendo il gioco sviluppato su livelli il cui scopo è semplicemente arrivare da una parte all’altra degli stessi, inizieremo con una panoramica da fine livello arrivando al punto d’inizio. Questo tuttavia non aiuta molto il giocatore, essendo tutto troppo ravvicinato e troppo rapido per essere seguito dal giocatore, complice anche una telecamera isometrica non particolarmente personalizzabile, e permettendo solo una parziale rotazione mantenendo comunque la stessa inclinazione e non permettendo di giocare con le ombre in nessun modo.

Il gimmick si esaurisce rapidamente, sin dai primi minuti di gioco, essendo le ombre fisse, e particolarmente marcate, quasi a sembrare una piattaforma fissa più che una figura proiettata dinamicamente. È questa dinamicità a mancare, essendo le ombre sempre fisse e con la stessa angolazione, mancando di una qualsiasi parvenza di fisica, e ben lungi dal realismo.

Una volta capito il concetto, la difficoltà reale sarà capire dove il gioco vuole farci andare, piuttosto che capire come arrivarci. Un pulsante farà muovere la camera fino al prossimo “checkpoint” per aiutarci a capire dove andare, ed il giocatore dovrà saltare di ombra in ombra, spesso con il giusto tempismo nel caso di figure in movimento, e a volte azionando gli oggetti in modo da far accendere un nuovo lampione, o azionare una gru che proietterà un’ombra più lunga, o giocare sui fili della luce saltando in aria da un punto all’altro.

Tutto gimmick niente arrosto?

Vorrei poter dar valore ad un titolo del genere, in particolare se indie, ma la sensazione che trasmette Schim è quello di essere un titolo partito da un interessante concetto, ma continuare poi su questa singola meccanica per allungare il brodo all’infinito, riproducendo vari livelli in maniera creativa senza però maturare o evolvere la stessa meccanica.

È qualcosa che si vede spesso, nel genere, e molti indie hanno fatto lo stesso, sfruttando il budget acquisito per cercare di inventarsi una trama per intrattenere quanto possibile il giocatore, e riutilizzando in ogni possibile modo la meccanica principale spalmata su più livelli. Schim è essenzialmente questo. 

Il titolo smette di sorprendere dopo i primi minuti, non stupendo né per la struttura dei livelli, né per le grafiche distintive, risultando a breve semplicistiche e ottime per uno sfondo del desktop, ma non tanto per essere giocate a lungo.

Schim potrebbe essere venduto come un platform semplice e rilassante, ma non è neanche questo. Le fasi platformer sono spesso rapide, e occorre calcolare bene i salti, nonché i tempi, visto che molte ombre saranno in movimento e occorrerà balzarci su nel momento opportuno. Al contempo non è una vera e propria sfida, in quanto il tutto è estremamente semplice e lineare, perciò non riesce effettivamente a situarsi in nessuna categoria.

Traiamo le somme

Schim è un titolo che fa del suo gimmick un intero gioco.

Nonostante la voglia di provare a saltare qua e la tra le ombre, il titolo non sembra divertire quanto dovrebbe, non offrendo né una sfida né un passatempo rilassante, proponendo una sorta di trama poco lineare e onestamente poco adatta al gioco.

Un peccato perché l’idea di fondo è veramente valida, ma la mancanza di un level design di nota, nonché di meccaniche originali, rendono il titolo una veloce distrazione, non riuscendo ad intrattenere a lungo o riuscire ad essere quanto meno memorabile.