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Recensione Rusty Rabbit

di: Simone Cantini

Coniglietti morbidi e tenerissimi, dalla coda a batuffolo e desiderosi di coccole, vere calamite per carezze e moine. Ecco, non è certo questo il caso di Rusty Rabbit, che pur avendo un leporide per protagonista, ha in Stamp quanto di più lontano ci possa essere da un clichè tanto comune e conosciuto. Il metroidvania sviluppato da Nitroplus, difatti, ci presenta un mondo assai più cupo e gelido di quello che conosciamo e, pur non rinunciando ad un pizzico di ironia squisitamente giapponese, tratteggia una Terra molto diversa da quella su cui siamo abituati a vivere. Siete pronti anche voi ad ascoltare la voce dei rottami e a fare luce sul passato di questo ipotetico nuovo mondo?

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Ma che freddo fa…

Stamp è un coniglio di mezza età disilluso e scontroso, rinchiuso oramai in sé stesso dopo la morte della moglie e l’abbandono della figlia. Il suo unico sfogo è quello di recuperare rottami a bordo del suo mech, addentrandosi nelle profondità di Monte Chimney. Una vita monotona e rassicurante, che si dipana tra lavoro ed una sporadica chiacchierata al bar di Brass Village, l’innevata cittadina in cui vive. Un mondo, quello di Rusty Rabbit, completamente stretto nella morsa di un inverno senza fine, in cui gli umani sono oramai un ricordo e conosciuti come Giganti, gli antichi padroni che hanno lasciato il posto ai conigli, divenuti ora i proprietari di questa palla innevata spersa nel cosmo.

Tutto scorre come sempre, fino a quando una scalcinata banda di colleghi non giunge a Brass Village, e chiede a Stamp di unire le forze per esaminare più a fondo ciò che si nasconde all’interno della montagna. Ha inizio così un viaggio che porterà Stamp a scendere a patti con un passato che credeva oramai svanito, e che tornerà con forza non appena si imbatterà in alcuni messaggi che sembrano essere stati lasciati dalla sua figlioletta perduta. In bilico tra una cupa malinconia ed una spruzzata di comicità in stile nipponico, Rusty Rabbit mette in piedi una sceneggiatura che svela poco alla volta le sue carte e che può contare sull’apporto di Gen Urobuchi, già autore di numerosi videogiochi, tra cui spicca senza dubbio Psycho-Pass: Mandatory Happiness. Quella di Stamp è una storia che si costruisce poco a poco, grazie anche ad un cast di personaggi simpaticissimi e ben tratteggiati, che ci accompagneranno lungo le circa 16 ore necessarie a giungere ai titoli di coda.

Scavare più a fondo

La struttura ludica di Rusty Rabbit è quella cara ai metroidvania, con al centro il mech di Stamp che, come vuole la tradizione, dovrà poco alla volta rientrare in possesso di tutte le sue caratteristiche, che andranno perdute proprio all’inizio dell’avventura. Abbandonando la classica struttura open map, il titolo Nitroplus si svilupperà attraverso livelli dalle dimensioni abbastanza ampie ed interconnessi tra di loro, ovviamente non sviscerabili nella loro interezza alla prima visita, ma che richiederanno un po’ di sano backtracking man mano che sbloccheremo nuove funzionalità. Ad aiutarci nel raggiungimento della verità, potremo contare su di un set di 3 armi, che andranno ad affiancare il trapano disponibile inizialmente, che oltre a renderci la vita più facile contro le varie minacce, saranno indispensabili per liberarsi degli ostacoli ambientali che bloccheranno parte delle mappe.

Il loro ottenimento sarà legato ad alcuni progetti sparsi nel mondo di gioco, che una volta raccolti ci richiederanno di investire parte delle risorse raccolte durante le sortite per assemblarli e permetterci così di equipaggiare i nuovi strumenti. Rusty Rabbit non sarà ambientato unicamente nelle profondità della montagna, ma ci permetterà anche di gironzolare per Brass Village (ogni volta che raggiungeremo un checkpoint). Tornare a casa ci consentirà di accedere al citato crafting, utile anche per creare potenziamenti passivi (che potremo anche acquistare presso uno degli shop), fare quattro chiacchiere con gli abitanti (per ottenere ricompense), approfondire tramite donazioni la nostra conoscenza del culto religioso che regola la società e, infine, accedere a task in-game che permetteranno di ottenere denaro e punti abilità supplementari. Questi ultimi, ottenibili anche ad ogni aumento di livello di Stamp, saranno indispensabili per potenziare le caratteristiche passive del mech, tramite un corposo skill tree. A chiudere il cerchio, avremo dei dungeon creati in maniera procedurale, che saranno necessari per poter reperire le risorse utili a sbloccare le armi più potenti, che serviranno nelle fasi finali del gioco per accedere alle ultime porzioni della mappa.

Su e giù per Monte Chimney

Tra gestione ruolistica, combattimenti e possibilità di interagire con il villaggio, la struttura ludica di Rusty Rabbit presenta sicuramente una buona varietà, ed è caratterizzata da un pizzico di benvenuta originalità. Non tutto, però, è sempre calibrato alla perfezione, con una progressione che parte un po’ con il freno a mano tirato, lasciando i livelli più stimolanti ed interessanti alle battute finali dell’avventura. Anche sul fronte della progressione ho notato un paio di intoppi, quando per sbloccare un’area sono stato costretto giocoforza a passare un’oretta nei dungeon procedurali, per recuperare delle risorse utili a creare un’arma obbligatoria: peccato la casualità delle ricompense mi ha costretto a gironzolare più del previsto. Superate queste piccole criticità, Rusty Rabbit presenta un amalgama interessante, senza mai divenire proibitivo, sia per quanto concerne la difficoltà generale (assai abbordabile) che per complessità del level design, tutto sommato molto easy come concezione.

Tecnicamente parlando, visto anche il prezzo di commercializzazione (19,90 Euro), ci troviamo al cospetto di un’offerta congrua, il che si traduce in un colpo d’occhio tanto efficace quanto davvero essenziale. La complessità generale non è certo elevatissima, ecco quindi che a spiccare è il character design che, strizzando l’occhio alla Sylvanian Families, ci regala dei personaggi coccolosi e simpaticissimi da vedere. Da sottolineare la presenza di Takaya Kuroda nel voice over giapponese, che ci regala una caratterizzazione vocale di Stamp davvero riuscita ed in grado di spiazzare chi è abituato a vederlo calato nei panni di un certo Kazuma Kiryu. Peccato per l’assenza di una localizzazione testuale in italiano che, vista comunque l’abbondanza di testo presente, avrebbe sicuramente aiutato chi non è pratico della lingua inglese a calarsi nella lore della produzione.

Se cercate un metroidvania accessibile e non troppo cervellotico, ma caratterizzato da una sceneggiatura ed un world building intrigante, allora fareste bene a dare una chance a Rusty Rabbit. La futuristica ed innevata avventura di Stamp, difatti, pur non riscrivendo le regole del genere, riesce a proporre un collage di elementi tutto sommato ben riusciti ed amalgamati tra di loro. Non stupirà certo per level design e trovate funamboliche, oltre ad avere qualche piccolissimo difetto di progressione (per quanto molto soggettivo), ma nel corso delle circa 16 ore necessarie a giungere alla sua conclusione, il titolo Nitroplus ha dimostrato di potersi reggere saldamente sulle proprie gambe. In definitiva, ci troviamo al cospetto di una produzione onesta e divertente, che potete portarvi a casa ad un prezzo davvero contenuto, in relazione a ciò che ha da offrire.