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Recensione Ruffy and the Riverside

di: Simone Cantini

Che belli i tempi dei vecchi platform 3D, coloratissime e spassose esperienze capaci di farci trascorrere ore ed ore in completa spensieratezza. Ok, forse questo fascino remoto è più legato ad una giovinezza lontana che ad altro, ma è innegabile come sia sempre bello anche oggi incrociare il pad con simili produzioni. In fondo il piacere di saltellare in mondo fantasiosi, magari risolvendo qualche enigma mentre si è impegnati a raccogliere la qualunque, ha sempre il suo bravo perché. Appare evidente, pertanto, come sia stato felice di occuparmi di Ruffy and the Riverside, che tanto deve ai classici del genere, ma che non si è risparmiato anche un personalissimo (e assai riuscito) colpo di coda squisitamente personale.

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Quanto ci piace chiacchierare… (cit.)

Sembra davvero strano a dirsi, dato che parliamo di un platform, ma preparatevi a leggere davvero tanto in Ruffy and the Riverside. Il titolo sviluppato da Zockrates, difatti, vi inonderà sin dalle battute iniziali con una mole consistente di dialoghi, che non la vorranno sapere di mollare la presa per tutta la durata dell’avventura. E dire che ci sarebbe poco di cui parlare in merito al plot, che vedrà l’orsetto Ruffy e la sua piccola amica volate Pix intenti a sventare i malvagi piani del cubico e subdolo Groll. Una narrazione dall’ossatura davvero esile, che si reggerà tutta su di uno spiccato senso comico, ma che proprio per la sua capacità di debordare continuamente, potrebbe finire per annacquare sin troppo i suoi indubbi punti di forza.

Per quanto prolissa e a tratti sfiancante, la sceneggiatura ha il pregio di farci conoscere un cast di personaggi simpaticissimi, ben tratteggiati nella loro essenzialità, così come di dare vita ad un mondo fiabesco ricco di sfaccettatura, oltre che meno scontato e prevedibile di quanto si potrebbe pensare ad un primo sguardo.

Il mondo è mio e lo gestisco io!

Al di là dell’aspetto narrativo che, come in ogni platform che si rispetti non è quasi mai al centro della scena in quanto a complessità, è il gameplay di Ruffy and the Riverside a riservare delle piacevoli sorprese. Certo, si salta e si esplora la grande mappa che fungerà da ideale hub, un punto di snodo tra le varie sezioni più importanti, come era logico aspettarsi. E nel mentre potremo trascorrere anche un buon numero di ore nella ricerca dei vari collezionabili, che richiederanno sforzi non sempre immediati per poter essere messi in saccoccia. Sotto questo punto di vista, la produzione Zockrates pesca a piene mani dai classici del genere, proponendo un nutrito numero di elementi da scovare, a cui sono collegate varie digressioni sempre molto stuzzicanti.

Tutto molto bello, dunque, ma anche assai prevedibile quando si parla di platform 3D. Dove è, allora, la sterzata promessa da Ruffy and the Riverside? La risposta è da ritrovare nel potere che ha il nostro peloso protagonista, che gli consente di scambiare le texture presenti nel mondo di gioco: in qualsiasi momento, difatti, sarà possibile raccogliere una di queste superfici, che potrà poi essere applicata laddove ne sentiremo il bisogno. Si tratta di un espediente alla base dei numerosissimi enigmi che sono legati alla progressione di gioco (e alle varie sezioni opzionali), che ci richiederà di pensare fuori dagli schemi per poter superare gli ostacoli che ci troveremo davanti. Qualche esempio? Beh, perché non applicare all’acqua di una cascata la texture di un viticcio, così da poterla facilmente scalare e raggiungere quella sporgenza messa così in alto. Oppure perché non tramutare l’oceano in lava, in modo da bruciare gli ostacoli che sbarrano il cammino, o far diventare di pietra un esile tronco sospeso, per farlo cadere su di un interruttore.

Piccoli esempi che sono solo la punta dell’iceberg di ciò che è possibile fare in Ruffy and the Riverside, anche se ad onor del vero non è proprio tutto oro ciò che luccica: andando avanti nel gioco, difatti, emerge una certa rigidità nel meccanismo, che non ci consentirà di swappare a piacimento tutto ciò che vogliamo. Le soluzioni, difatti, sono sempre risultate univoche, situazione che ha portato a sacrificare il potenziale di libertà creativa che una simile meccanica racchiude al suo interno. Fornire più percorsi per giungere all’obiettivo, difatti, è indubbio che avrebbe garantito al tutto una vera marcia in più. Al netto di tale limite, comunque, a stupire in positivo è la qualità degli enigmi proposti, che sono declinati anche attraverso soluzioni ludiche in grado di spezzare la canonica impostazione tridimensionale: tra livelli in 2D, corse su balle di fieno e scivolate su simil rotaie che fanno tanto Ratchet & Clank, il mondo di Ruffy and the Riverside ha davvero molto da offrire al giocatore, che difficilmente si troverà a ripercorrere pedissequamente un infinito e prevedibile loop di gameplay.

Carta vincente

Peculiare è anche la direzione artistica della produzione, che affianca al classico e coloratissimo ambiente 3D, volutamente molto spartano ed esagerato nelle geometrie, una particolare scelta di design per tutti i personaggi. Questi saranno realizzati in maniera completamente bidimensionale, come se fossero disegnati su ritagli di carta, in un modo che strizza l’occhio a Paper Mario, ma anche ad alcuni espedienti tecnici visti ne Lo Straordinario Mondo di Gumball (chi ha detto Terry?). L’effetto che scaturisce è sicuramente interessante e particolare, oltre che davvero gradevole da vedere e giocare.

Convince meno il comparto sonoro, che è risultato essere assai ripetitivo e a tratti davvero snervante, soprattutto per i continui suoni emessi da Ruffy ad ogni salto o movimento, che ho trovato oltremodo fastidiosi. Buono in generale il frame rate, anche se non mancano sporadici quanto fortunatamente brevissimi scatti, che comunque non inficiano in alcun modo la godibilità generale. Sicuramente non farà piacere a tanti l’assenza della localizzazione testuale in italiano, soprattutto se si considera l’enorme mole di dialoghi che caratterizza la totalità dell’esperienza: visti gli idiomi supportati, viene davvero spontaneo chiedersi se il nostro mercato sia davvero così marginale…

Ruffy and the Riverside è un platform 3D con un’anima unica e un potenziale non del tutto espresso. Il suo punto di forza risiede indubbiamente nell’innovativa meccanica SWAP, che introduce enigmi brillanti e un twist fresco al genere, portando il giocatore a pensare fuori dagli schemi e offrendo una varietà ludica che spezza la monotonia tipica, corroborata anche dal peculiare stile visivo adottato. Tuttavia, la prolissità dei dialoghi che annacqua una trama essenziale, la rigidità nel meccanismo SWAP che limita la libertà creativa, e un comparto sonoro ripetitivo e snervante rappresentano delle note stonate. Nonostante queste lacune, il gioco riesce comunque a distinguersi grazie alle sue idee brillanti e alla sua originalità, ma avrebbe potuto raggiungere vette ben più alte se fosse stata presente una maggiore libertà di approccio agli enigmi. Parliamo di un’esperienza che vale la pena provare per la sua peculiarità, ma con la consapevolezza che dovremo scendere a qualche compromesso.