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Recensione Rory McIlroy PGA Tour 2015

Eccoci qui, finalmente il "roster" dei titoli sportivi più blasonati riempie uno spazio vuoto della nuova generazione grazie al nuovissimo (forse...) Rory McIlroy PGA Tour 2015, ovviamente di EA Sports. Manca ancora un titolo dedicato al tennis ma gli amanti delle simulazioni sportive possono comunque, ora, ritenersi abbastanza soddisfatti di quello che offrono PS4 e Xbox One. Annunciato durante l'E3 2014 come il capitolo della svolta next generation, il nuovo PGA Tour prometteva faville, soprattutto dal punto di vista tecnico, vediamo come è andata.

di: Giovanni Manca

Eccoci qui, finalmente il “roster” dei titoli sportivi più blasonati riempie uno spazio vuoto della nuova generazione grazie al nuovissimo (forse…) Rory McIlroy PGA Tour 2015, ovviamente di EA Sports. Manca ancora un titolo dedicato al tennis ma gli amanti delle simulazioni sportive possono comunque, ora, ritenersi abbastanza soddisfatti di quello che offrono PS4 e Xbox One. Annunciato durante l’E3 2014 come il capitolo della svolta next generation, il nuovo PGA Tour prometteva faville, soprattutto dal punto di vista tecnico, vediamo come è andata.

Un nuovo inizio

Abbandonato il sodalizio con il leggendario Tiger Woods, il nuovo testimonial è il nord irlandese Rory McIlroy, ventiseienne numero uno del mondo e già vincitore di due PGA Championship e di uno US Open, ed è proprio durate quest’ultimo torneo del grande slam che abbiamo l’opportunità di conoscere non solo questo grande il campione ma soprattutto le dinamiche di gioco. Come? Grazie al prologo studiato da EA Sports, in cui il buon Rory ci racconta delle emozioni provate in quei momenti, la difficoltà dei colpi da eseguire, prima e dopo le fasi di gioco più importanti in cui saremo noi i protagonisti sul campo. Inizialmente tutti i colpi sono guidati ed è praticamente impossibile sbagliare ma dopo un paio di buche avremo il pieno controllo della situazione e replicare la vittoria del 2011 è una faccenda tutt’altro che semplice. Il prologo è comunque preceduto da un tutorial piuttosto esaustivo in cui, oltre alle basi del golf, vengono illustrate le tre meccaniche di tiro opzionabili per poter giocare: “Arcade”, “Classic” e “Pro”, con quest’ultima che è senza dubbio la più complessa e quella che in teoria dovrebbe più delle altre simulare il gesto tecnico del golfista grazie al movimento dello stick destro, molto sensibile in relazione alla forza impressa, direzione e effetto. Poco cose nel nostro mondo potrebbero essere più classiche del sistema “Classic”, i tre “click” che hanno caratterizzato praticamente tutti i giochi dedicati al golf fino all’avvento dicontroller dotati di stick analogici: una pressione per iniziare il colpo, un secondo per arrestare l’indicatore in base alla forza da imprimere, un terzo per determinare la precisione e l’effetto. A parte il discorso relativo al sistema “Arcade”, in cui è sufficiente muovere perpendicolarmente lo stick senza badare a eventuali errori di effetti, la modalità classica ci è sembrata decisamente più semplice rispetto a quella “Pro”, soprattutto per via della lentezza dell’indicatore che permette anche ai meno “pronti” di riflessi un l’esecuzione di un tiro decente. In passato abbiamo sperimentato situazioni in cui la velocità dell’indicatore, e di conseguenza la difficoltà del tiro, aumentava decisamente in relazione al bastone e posizione della palla rispetto al terreno (rough, bunker, farway, green, e così via) mentre in questo nuovoPGA Tour è difficile notare delle differenze sostanziali, anche utilizzando un giocatore alle prime armi creato con l’editor. Personalmente ho sempre amato il sistema classico ma questa volta lo swing con la “levetta” è decisamente più stimolante ed appagante.

Legni e ferri in giro per… Battlefield

Ci riallacciamo al riferimento all’editor per parlare brevemente della irrinunciabile modalità carriera, che inizia appunto con la creazione del nostro futuro campione; in questo frangente il titolo è decisamente debole, presentando un ventaglio di opzioni davvero imbarazzante per quanto riguarda le personalizzazioni morfologiche: ci è solo concessa la scelta all’interno di un set di parametri preimpostati, poco vari, senza alcuna possibilità di incidere nei dettagli. Scordatevi dunque le primizie di molti editor sportivi e non, visti negli ultimi anni, qui ci troviamo davvero alle basi e l’eventualità di vedere in giro per la rete decine di golfisti clonati è tutt’altro che remota. La carriera ha una struttura classica, si esordisce nei campi più semplici, i parametri tecnici del golfista aumentano in relazione alle prestazioni e alla sua attitudine, scelta in precedenza durante la creazione dello stesso. L’obiettivo, manco a dirlo, è quello di riuscire a competere con i migliori golfisti del mondo, tra cui ovviamente Roy McIlroy; il nord irlandese non è comunque l’unico super campione presente, non potevano infatti mancare all’appello le star USA, come Jordan Spieth (numero due del mondo e vincitore del Masters 2015), Rickie Fowler, Keegan Bradley, Hunter Mahan, e gli europei Martin Kaimer, Ian Poulter, Jonas Blixt, tra gli altri. I percorsi ufficiali sono otto tra cui spiccano il leggendario St. Andrews, Chambers Bay che ha ospitato lo US Open 2015, TPC Sawgrass e TPC Boston ma non mancano dei percorsi inediti, come la mappa Paracel Storm di Battlefield o la suggestiva Coyote Falls nel Grand Canyon.
Oltre alla possibilità di personalizzare qualsiasi tipo di competizione merita una citazione la modalità Night Club Challenge, percorsi in notturna in cui nei panni di un vecchiaccio siamo chiamati a colpire bersagli dislocati per i percorsi: nulla di trascendentale ma è comunque divertente staccare dalle routine classiche che PGA Tour propone.

Da Ignite a Frostbite

In considerazione della sua storia, seppure breve, l’aspetto della nuova simulazione golfistica che più aveva creato hype era senza dubbio quello tecnico. L’abbandono del tanto osannato Ignite Engine per il Frostbite 3 di DICE era stato giustificato per l’esigenza di avere un motore molto potente, in grado di gestire ambienti molto grandi senza rinunciare al dettaglio e, allo stesso tempo, annullare i caricamenti del percorso durante le fasi di gioco. Se gli obiettivi erano questi, dobbiamo ammettere che il risultato raggiunto è davvero di alto livello, nonostante qualche compromesso tecnico pare evidente. Il dettaglio dei percorsi, soprattutto della vegetazione in primo piano negli stacchi televisivi è sbalorditivo, così come quello dei golfisti e finalmente anche del pubblico. Stesso discorso vale per le animazioni dei giocatori, sia durante l’esecuzione dei colpi sia nelle espressioni e nella gestualità dopo gli stessi. Quello che manca però sono le animazioni che danno vita ai percorsi, tutto è troppo statico, dalle nuvole ferme nel cielo alla vegetazione che non sembra subire le folate di vento; inoltre, grave assenza è il meteo variabile, ormai habituè per tutti gli appassionati. Strano a dirlo, visto che ci lavorano da parecchio tempo, ma sembra che EA Tiburion (ok, non sono sicuramente lo studio più medagliato di EA ma sono loro che hanno curato il titolo dal 2007) non abbia raggiunto il top del nuovo motore per metterci davvero tutto e garantire una qualità eccelsa. A farci dimenticare in parte quest’aspetto sottotono contribuisce alla grande un atmosfera audio fenomenale e ci riferiamo non tanto al commento tecnico di Frank Nobilo quanto a degli effetti sonori sensazionali, sicuramente tra i migliori mai sentiti nei campi da golf virtuali.

Sul Fairway ma a un passo dal bunker

Certo Rory 2015 non è che abbia molti concorrenti, se vogliamo giocare a golf su PS4 e Xbox One non abbiamo alternative ( lasciamo perdere il simoatico Power Star Golf e il pessimo The Golf Club). Sembra quasi che EA abbia detto: “ok, vi abbiamo fatto delle promesse, le manterremo!”. Ne abbiam già parlato, gli obiettivi sono stati centrati ma si sente la mancanza di contenuti sostanziosi che vedremo sicuramente in forma di DLC (speriamo subito e gratis) e nel prossimo capitolo. Rory McIlroy rimane comunque un titolo estremamente godibile grazie ad un gameplay vario e ben calibrato che si rivolge davvero a tutti, ottimamente realizzato. Consigliato si, ma leggete bene le avvertenze.

  • tre tecniche opzionali diverse per l’esecuzione del tiro

  • ottimo gameplay

  • grafica a tratti fotorealistica

  • ottime animazioni dei golfisti

  • effetti sonori da urlo

  • personalizzazione ridicola

  • mancano alcuni percorsi classici

  • manca aria fresca nelle modalità di gioco

  • l’ambiente soffre di staticità

  • manca la pioggia