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Recensione Romance of the Three Kingdoms 8 Remake

di: Simone Cantini

La Cina dei Tre Regni e Omega Force sono legati indissolubilmente da svariati anni. Come si può non pensare alla serie Dynasty Warriors quando si leggono questi due nomi affiancati, assieme a tutto il caos a base di button mashing e centinaia di nemici pronti ad essere falciati? C’è però anche un lato più ragionato e razione all’interno di questo longevo sodalizio, fatto di momenti più riflessivi e strategie, come ci ricorda Romance of the Three Kingdoms 8 Remake, che torna oggi sui nostri schermi per tentare di riportare in auge questo storico titolo datato 2001. Sarà stato il ritorno che ci piace? Beh, insomma…

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Nmila personaggi in cerca d’autore

Difficile riassumere in poche righe tutto quanto ruota attorno a Romance of the Three Kingdoms 8 Remake, visto il corposissimo testo della letteratura cinese a cui è ispirato. E se non c’è riuscito un team scafato, a tal proposito, come Omega Force, come potrebbe riuscirci in poche righe uno come il sottoscritto? Ed infatti non lo farò, anche perché pure il gioco in questione se la prende decisamente comoda a raccontarsi tutto. Con una 60ina di personaggi tra cui scegliere, con relative campagne in grado di portar via una decina di ore ciascuna (per non parlare degli scenari aggiuntivi ed altro), capite bene come la longevità della produzione sia assolutamente fuori scala, ma proprio per questo capaci di accontentare tutti i fan di questo particolare periodo storico.

Un affresco molto pittoresco in cui, a dispetto delle campagne separate, intrecci e vicende così differenti tra di loro finiscono per incrociarsi in più di un’occasione, dando vita ad un variopinto mosaico fatto di battaglie e tradimenti, cospirazioni e legami indissolubili. Ed in tal senso è innegabile la cura e l’amore profuse dal team nel trattare le vicende giocabili, palpabili ancora oggi ad oltre 20 anni di distanza dalla release originale. Una cura maniacale che emerge prepotente dal substrato narrativo che permea ciascuno dei personaggi presenti nel gioco, siano essi protagonisti delle vicende che semplici comprimari accessori: c’è letteralmente da perdersi nel gargantuesco compendio che accompagna il gioco, capace già da solo di tenere impegnati gli occhi del giocatore più di tante produzioni attuali.

 

Governare con lentezza

A livello ludico. Romance of the Three Kingdoms 8 Remake ha mantenuta intatta la propria natura di strategico nudo e crudo, senza tanti fronzoli. Una volta scelto il personaggio da impersonare, con relativa storyline, il gioco presenterà una scansione dei turni su base mensile, durante ognuno dei quali potremo investire i nostri punti azione presso le varie strutture della nostra città. Questo ci permetterà di incrementare determinati valori della nostra roccaforte, guadagnare esperienza e, in certi casi, andare ad ampliare i rapporti di fiducia con i nostri sottoposti ed alleati. Soddisfare determinati requisiti, inoltre, sbloccare i Racconti ovvero una delle novità di questo Remake: si tratta di episodi facoltativi che andranno a modificare il corso degli eventi, oppure ad ampliare la lore o a consentirci di guadagnare ulteriori punti o oggetti. Passati 3 turni/mesi, giungerà il momento di riunire il consiglio della città, momento in cui si potranno prendere le decisioni più importanti per la progressione del gioco: attaccare città, inviare spie o stringere alleanze sono solo alcune delle possibilità offerte, visto che come già detto il gioco è ricchissimo di sfaccettature, davvero ostiche da condensare nella recensione.

 

Il problema maggiore, a livello ludico, di Romance of the Three Kingdoms 8 Remake risiede nel suo essere uno strategico prevalentemente testuale, in cui l’intervento del giocatore, salvo rari casi (vedi battaglie o scontri dialettici), si ridurrà alla semplice selezione di una voce dei menu, con il titolo che andrà a svolgere in automatico tutte le funzioni. Si tratta di un aspetto alquanto limitante se confrontato con la libertà concettuale che viene concessa al giocatore, in virtù dell’esorbitante numero di personaggi e ruoli che si potranno impersonare nella produzione Omega Force. A grandi linee, per chi ha vissuto l’era dei computer a 16-bit, ci troviamo al cospetto di una versione alternativa di Lords of the Rising Sun, a tratti però inutilmente più complessa e prolissa del capolavoro firmato Cinemaware. D’altro canto, dal 2001 ad oggi gli strategici (anche su console) hanno compiuto passi da gigante, e trascorrere ore ed ore immersi tra menu e linee testuali non so quanto possa appassionare ancora oggi.

 

Tirato a lucido

Per quanto non siano mai stati alfieri della perizia tecnica, va riconosciuto ai ragazzi di Omega Force il giusto plauso per il lavoro di svecchiamento compiuto con Romance of the Three Kingdoms 8 Remake. Per quanto tutto si risolva all’interno di schermate pressoché statiche, la pulizia grafica è sicuramente apprezzabile, così come sempre pregevolissimi sono i ritratti dei vari personaggi e le scene di intermezzo, per quanto minimal, legate alla loro storia. Interessante il modo in cui sono stati realizzati i duelli dialettici, in modo da ricordare i picchiaduro 3D, sebbene l’intervento del player si limiti a selezionare delle tessere punteggio, con il gioco che muoverà tutto in automatico. Sempre al top il comparto audio, che ha nel solito voice over in lingua originale il suo plus, così come fa piacere trovare la possibilità di ascoltare la colonna sonora storica, qualora non si preferisca la nuova OST.

Di acqua ne è passata sotto i ponti dal debutto originale di Romance of the Three Kingdoms 8 Remake, ed il peso di queste due decadi si avverte molto non appena ci si immerge nelle meccaniche di gioco. A dispetto della sua offerta semplicemente gigantesca in fatto di contenuti, a latitare è l’interazione puramente ludica, ridotta davvero all’osso se amiamo andare oltre statistiche ed infinite righe di testo da digerire. Per quanto molto sfaccettata e, a tratti, inutilmente complessa e verbosa, l’esperienza riproposta da Koei Tecmo ed Omega Force difficilmente saprà appassionare chi si avvicina per la prima volta a questo peculiare franchise. Un’operazione destinata senza dubbio ai nostalgici più inguaribili, onesta nelle sue fondamenta, ma decisamente poco adatta al mercato attuale.