Recensione Roboquest VR
di: Simone CantiniRoguelike o roguelite, un eterno dilemma che nella maggior parte dei casi non trova mai una soluzione chiara. Ebbene, oggi proverò a darvi la definizione definitiva, così da permettervi di destreggiarvi tra questi due generi senza timore di errore: nel primo caso parliamo di produzioni in cui ogni run presenta un reset totale delle caratteristiche del nostro personaggio, mentre nell’altra ipotesi vengono mantenuti dei bonus tra una partita e l’altra. A prescindere dalla categoria, confesso di non essere un grande fan di simili titoli, visto che odio veder sfumare faticosi progressi in un batter d’occhio, Poi però arrivano lavori come Roboquest VR, capaci di farmi dubitare pesantemente dei miei gusti personali.
accettare i cookie con finalità di marketing.
In un futuro lontano…
Una volta avviato Roboquest VR ci troveremo catapultati in una Terra futuristica, al solito sconvolta da dei drastici cambiamenti climatici che hanno portato il nostro bel pianeta alla rovina. È in questo setting tutt’altro che originale che faremo la conoscenza di Max e del suo fidato robot (che andremo ad impersonare), una coppia di predatori che girellano perennemente alla ricerca di risorse da recuperare, mentre tentano di fare luce sul passato del mondo cercando di raggiungere l’oasi di Haven 8. Una sceneggiatura, quella alla base della produzione trasportata nel mondo virtuale da Flat2VR Studios, che non brilla certo per complessità e originalità, e che lascia a qualche sparuta linea di dialogo e ai classici documenti nascosti negli stage il compito di delineare questo poco idilliaco quadretto. Problema da poco, comunque, visto che Roboquest VR merita di essere acquistato per il suo gameplay assolutamente assuefacente. Sì, pure se parliamo di un roguelite.
Un passo alla volta
Alla base del gioco, come vuole la tradizione del genere, troveremo ad accoglierci i classici livelli generati in maniera procedurale, tarati attorno alle caratteristiche dei vari biomi che scandiscono la progressione generale. L’aspetto interessante di un simile meccanismo, in questo caso, è dato dalla struttura della mappa di gioco, che presenta dei percorsi che si apriranno poco alla volta sotto gli occhi del giocatore, recuperando varie chiavi durante ciascuna run. Parliamo di un ambiente dinamico, che se è vero risulti abbastanza prevedibile nelle battute iniziali, man mano che inanelleremo tentativi su tentativi andrà ad offrire possibilità sempre maggiori: tra stanze bonus, settori che si apriranno solo se concluderemo gli stage entro un certo lasso di tempo e segreti da scoprire, Roboquest VR ha davvero tanto da offrire ai giocatori.
Altra caratteristica interessante della produzione è il gameplay nudo e crudo, che è quello di un classico FPS basato su di un quantitativo spropositato di armi, la cui varietà e caratterizzazione strizza con forza l’occhio a Borderlands. Inizieremo l’avventura armati di una semplice pistola, ma già dopo pochi secondi avremo la possibilità di accedere alla prima cassa, al cui interno troveremo ad accoglierci una coppia di bocche di fuoco tra le quali scegliere la nostra nuova compagna di viaggio (generalmente potremo equipaggiare al massimo due armi). L’arsenale è davvero uno dei punti di forza del titolo, che tra classiche shotgun, lanciarazzi, boomerang, balestre e molto altro (ognuna con il proprio feedback ben calibrato), riesce a garantire una varietà di approccio alquanto strutturata.
A ciascuno il suo
Ad ampliare il novero delle possibilità ci pensano anche le 6 classi personaggio tra cui scegliere, e che ovviamente sboccheremo giocando: ognuna avrà a disposizione una coppia di abilità uniche, ovviamente soggette a cooldown, e anche in questo caso la varietà non manca, così che ciascuno possa essere in grado di trovare il setup più adatto al proprio stile di gioco. Ovviamente, visto che parliamo di un roguelite, non potevano mancare i potenziamenti persistenti, che potremo sbloccare tra una run e l’altra investendo le chiavi inglese dorate che rilasceranno i nemici. Si tratta di un sistema ludica tutto sommato molto canonico, ma che controller alla mano (e headset in testa) si trasforma in una vera giocai per gli occhi e le sinapsi: il ritmo è sempre molto elevato ed il divertimento lo segue di pari passo, grazie a dinamiche estremamente divertenti e appaganti. E a breve arriverà anche il supporto per la cooperativa online: cosa chiedere di più?
I legami con la citata serie di Borderlands non si limitano unicamente all’arsenale a nostra disposizione, ma sconfinano anche all’interno della pura messa in scena. Il comparto grafico di Roboquest VR, difatti, sposa un cel shading che richiama con forza quella della serie di casa Gearbox e ci restituisce un mondo di gioco coloratissimo e ben caratterizzato. Anche il character design generale strizza l’occhio all’iconico Claptrap, richiamato anche da alcuni nemici in particolare. Buone anche le prestazioni generali, mentre è risultato decisamente monocorde e piatto il comparto sonoro, con una soundtrack davvero poco incisiva. Fa piacere notare come sia presente la localizzazione testuale in italiano, utilissima per sviscerare tutte le caratteristiche passive del nostro setup, ma non mancano abbondanti porzioni in cui tutto si mescola con linee completamente in inglese: vabbè, niente che non si possa risolvere con una bella patch…
In definitiva, Roboquest VR non reinventa la ruota del genere roguelite, ma riesce a trasformare ogni run in un’esperienza frenetica e sorprendentemente appagante. La sceneggiatura resta sullo sfondo, quasi un pretesto, mentre il cuore pulsante del titolo è un gameplay che mescola velocità, varietà e un arsenale degno dei migliori sparatutto. Tra cel shading vivace, classi ben differenziate e un ritmo che non concede tregua, il gioco dimostra come anche chi non ama particolarmente la formula roguelite possa trovarsi catturato dal suo loop irresistibile. Con l’arrivo della modalità cooperativa online, il divertimento promette di crescere ulteriormente: insomma, un titolo che merita di essere provato, soprattutto da chi vuole scoprire quanto la realtà virtuale possa amplificare il piacere di un buon FPS.