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Recensione Road 96: Mile 0

di: Luca Saati

Forte dell’apprezzamento di critica e pubblico di Road 96, lo studio francese DigixArt è tornata in quell’universo narrativo con un prequel intitolato Road 96: Mile 0. Purtroppo però sin dai primi momenti con questa nuova avventura si evince come tutte le peculiarità che hanno reso celebre l’originale Road 96 siano andate perdute.

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Lost in Road 96

Road 96: Mile 0 si può definire la fusione tra i due precedenti giochi, ovvero il già citato Road 96 e il precedente Lost in Harmony. I protagonisti di questa storia sono Zoe che i giocatori di Road 96 hanno già conosciuto e Kaito che invece è ben noto ai giocatori di Lost in Harmony. Nel caso di Zoe scopriremo in Mile 0 come è passata dall’essere la figlia di un importante politico a quella ribelle che poi rappresenterà una delle componenti chiavi di Road 96, mentre nel caso di Kaito lo vediamo affrontare le conseguenze della morte per cancro della sorella, causato dall’elevatissimo inquinamento dell’aria di Petria.

Le premesse per una storia funzionale e in grado di arricchire questo universo narrativo c’erano tutte, ma purtroppo crollano a causa di una trama che non è mai riuscita a catturarci e né a mettere in risalto i due protagonisti. Neppure le comparsate di personaggi ben noti ai giocatori di Road 96 aiutano e neanche le scelte morali che cambiano il finale incoraggiando i giocatori a ricominciare l’avventura dopo aver completato la prima run in circa 4 ore. Questo perché le diramazioni morali sono poche e sembrano comunque voler portare Zoe su un preciso binario. Una costrizione causata dalla natura di prequel e che non ha consentito DigixArt di dare libero sfogo alla propria fantasia. Inoltre l’abbandono della generazione procedurale, elemento chiave del predecessore, in favore di un racconto che segue i suoi binari non ha fatto bene a Road 96: Mile 0 risultando stanco e privo di qualsiasi personalità.

Lato gameplay il gioco si presenta come la classica avventura in prima persona in cui esplorare luoghi chiave della città di Petria e dialogare con i personaggi del luogo. Ogni tanto può capitare di incappare in un piccolo minigioco che va dal martellare i chiodi nelle assi alla consegna dei giornali, per poi concludere ogni capitolo con una sequenza che trasforma Road 96: Mile 0 in un running game. Queste sessioni sono state create per esprimere le emozioni dei due protagonisti: inizialmente si rivelano una buona variazione sul tema grazie anche a una colonna sonora azzeccata che vanta tra gli altri anche i The Offspring, ma sul lungo periodo finiscono per esaurire l’effetto novità risultando ripetitivi e privi di originalità.

Graficamente Road 96: Mile 0 riprende quanto visto dal predecessore con uno stile in cel shading che, nonostante non sprema l’hardware delle console di nuova generazione, si rivela ben riuscito grazie ai suoi colori molto accesi. Ci sono alcuni glitch grafici ed effetti di pop-in, ma niente da compromettere l’esperienza di gioco. Ciò che lascia davvero l’amaro in bocca sono le espressioni facciali che si rivelano incapaci di esprimere le espressioni e per un gioco focalizzato sulla narrativa è un problema. Buono il doppiaggio in inglese, per i giocatori italiani sono ovviamente presenti i sottotitoli.

Commento finale

Abbandonando la generazione procedurale del suo predecessore, Road 96: Mile 0 si rivela un’avventura narrativa come tante, priva di qualsiasi personalità, pigra e con un comparto narrativo castrato dalla natura di prequel. A poco servono le variazioni sul tema come l’aggiunta delle sequenze da running game che aggiungono molto poco all’esperienza complessiva e arrivano sul finale col fiato corto. Quello dei ragazzi di DigixArt sembra più un progetto creato ad hoc per seguire il successo dell’originale Road 96 piuttosto che un qualcosa fatto con la voglia di voler raccontare davvero qualcosa ed espandere un interessante universo narrativo.