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Recensione Retropolis 2: Never Say Goodbye

di: Simone Cantini

Il mondo delle conversioni videoludiche, a volte, sa essere davvero beffardo e bizzarro, visto il modo assolutamente incomprensibile in cui può muoversi. Basta pensare a Mass Effect, che vide il suo esordio su PlayStation orfano del primo capitolo, rimasto per lungo tempo esclusiva Xbox, ma anche al curioso caso di Octopath Traveler, giunto sempre sulla macchina Sony solo alla sua seconda incarnazione, con il capostipite che è riuscito a colmare tale lacuna solo pochissimi giorni fa. E visto che non c’è due senza tre, anche Retropolis 2: Never Say Goodbye si appresta a debuttare su PSVR2 a partire dalla sua seconda installazione, lasciando in un limbo il fondamentale incipit di questa azzeccatissima saga in salsa punta e clicca.

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Coitus interruptus

Sì, è davvero difficile addentrarsi nel mondo di Retropolis 2: Never Say Goodbye senza avere un’infarinatura di quanto avvenuto in precedenza. Ecco perché ho trovato davvero benvenuto il breve riassunto che accompagna l’inizio della nuova avventura di Philip Log, del quale ammetto senza problemi di ignorarne la genesi (non avendo Quest). Pochi attimi che sono serviti a delineare il contesto lungo cui si snoda il titolo firmato Peanut Button, racchiuso all’interno di una bizzarra ed azzeccatissima atmosfera a metà tra l’art decò e lo sci-fi: la Retropolis che dà il nome al gioco, difatti, è una brulicante città dalle architetture squisitamente anni ’30, abitata però unicamente da robot, che in più di un’occasione richiamano gli automi visti in Futurama. È in questo strampalato ma credibile contesto che Philip prosegue la propria vita, ad un anno di distanza dagli eventi del primo episodio: dopo aver salvato l’avvenente attrice Jenny Montage ed esserne divenuto il nuovo compagno, il nostro metallico detective si trova costretto a vedere la sua inedita, felice routine andare in pezzi, quando la donna decide di lasciarlo per fare chiarezza su quanto avvenuto in passato. Come se non bastasse, a complicare le cose ci pensa un nuovo criminale, noto come il Mago, che farà di tutto per cercare di renderci impossibile la vita.

E così, tra poliziotti corrotti e strampalati galeotti, passando per humor ed enigmi sempre ficcanti e sul pezzo, ci addentreremo lungo una divertentissima e ben costruita avventura grafica, che ha l’unico problema di non concludersi al termine delle circa 4 ore (a seconda del tempo che ci metterete a venire a capo dei puzzle), lasciandoci in sospeso proprio sul più bello. Ecco, a voler trovare un difetto a Retropolis 2: Never Say Goodbye ci sarebbe da disquisire sulla scelta di spezzare in 4 episodi questo racconto a metà strada tra il noir e l’umoristico, decisione che finisce per diluire un po’ troppo l’evolversi delle vicende, prima di giungere alla sua naturale conclusione. E di difetto si tratta proprio perché il gioco è talmente ben costruito che la voglia di averne ancora (ed anche comprendere come il tutto vada a finire) è palpabile e presente: una lacuna figlia di un punto di forza, un qualcosa di davvero antitetico.

Aguzzate la vista!

Come detto, Retropolis 2: Never Say Goodbye non è altro che una brillante avventura punta e clicca, in cui potremo sfruttare il nostro acume e le braccia estensibili di Philip per superare una serie di intelligenti enigmi. Del tutto privo di una struttura free roaming, ma basato principalmente su piccole stanze interconnesse tra di loro, il gioco ci chiederà di interagire con oggetti e personaggi, sfruttando una piccola valigia robot che ci seguirà ovunque come inventario contestuale. Nulla di trascendentale in quanto a pura concezione ludica, ma è proprio il modo in cui gli enigmi sono progettati a fornire quel boost in più in grado di elevare il tutto al di sopra del mero compitino: Retropolis 2: Never Say Goodbye non ci spiattellerà mai davanti gli obiettivi da raggiungere, ad eccezioni di sommarie macroindicazioni, lasciandoci letteralmente in balia delle vicende, costretti a decifrare i vari indizi proprio come il nostro alter ego detective. Ragionare sarà ovviamente fondamentale, ma anche il nostro spirito di osservazione giocherà un ruolo di spicco in determinate situazioni, quando sarà proprio l’ambiente di gioco a suggerirci visivamente la chiave di lettura di alcuni peculiari frangenti. Poi, se proprio foste in difficoltà, mettendo in pausa sarà possibile accedere alla soluzione completa del gioco, ma ovviamente si tratta di una scorciatoia che non mi sento assolutamente di consigliare.

Se Retropolis 2: Never Say Goodbye funziona a dovere, comunque, parte del merito va anche tributato allo spettacolare stile visivo adottato dalla produzione, capace di regalarci una messa in scena originale e dannatamente accattivante, il contrasto tra le architetture di una città che strizza l’occhio alla Metropolis di Fritz Lang, ma anche alla Rapture di Bioshock (tanto per rimanere in ambito videoludico), e i futuristici robot che la popolano varrebbe già da solo il prezzo del biglietto. Ma anche la caratterizzazione dei vari personaggi che incontreremo a fare centro, tale da mettere assieme un cast variegato e simpaticissimo, oltre che sorretto da una scrittura intelligente e dotata di uno humor riuscitissimo. Ottimo senza riserve anche il comparto audio, che può vantare una soundtrack jazz assolutamente ben amalgamata al contesto, oltre ad un doppiaggio in lingua inglese di pregevolissima fattura, accompagnato da una sottotitolatura nella nostra lingua sempre puntuale.

Per quanto arrivi su PSVR2 orfano del suo primo capitolo, Retropolis 2: Never Say Goodbye riesce a ritagliarsi un onorevole posto all’interno della ludoteca del visore Sony. L’avventura di Philip, difatti, risulta essere un piccolo gioiello di scrittura e gameplay, pur al netto della sua brevità e del suo non chiudere il cerchio attorno alle vicende. Divertentissima e spassosa, oltre che sorretta da un gameplay stimolante e non banale nella sua esplicitazione, la produzione firmata Peanut Button merita assolutamente di essere giocata da tutti gli amanti delle esperienze punta e clicca. E chissà che l’eventuale successo riscosso non porti il team di sviluppo a colmare quella improvvida lacuna: nel dubbio, se volete acquistarlo, lo trovate qua