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Recensione di Uncharted: Drake’s Fortune

Recensione di Uncharted: Drake's Fortune di Console Tribe

di: Redazione
In principio fu Pitfall



Nel lontano 1982 la Atari pubblicava Pitfall, quello che sicuramente é
fra i capostipiti del genere Adventure e fonte di ispirazione per
innumerevoli titoli tra i più famosi dei quali ricordiamo la fortunata serie
Tomb Raider. In questo semplice giochino bisognava recuperare dei
tesori, entro un tempo limite, all’interno di scenari ambientati nella
giungla fra liane e insidie di ogni genere.

Ora, quasi 26 anni dopo, Uncharted: Drake’s Fortune prova a riproporre
le stesse ambientazioni in chiave next-gen, unite a dei drastici
cambiamenti nel gameplay per regalarci una delle avventure virtuali più
appassionanti di sempre.





Ogni grande avventura ha un principio…



…ma è la strada da percorrere, quella che conduce al suo termine, che riserva la vera gloria.

Impersonerete Nathan Drake, un cercatore di tesori convinto di essere
l’ultimo rimasto della famiglia dei Drake il cui più famoso antenato
era il vice-ammiraglio Sir Francis Drake, politico e corsaro inglese
vissuto nella seconda metà del sedicesimo secolo.

Il gioco si apre al largo dello stretto di Panama con il ritrovamento
da parte di Nate e di Elena Fisher, reporter televisiva finanziatrice
della spedizione, della bara del vostro celeberrimo antenato. Dentro di
essa rinverrete un misterioso diario che vi porterà alla ricerca del
leggendario tesoro spagnolo di El Dorado.

L’azione non tarderà certo ad arrivare, verrete subito attaccati da dei
moderni pirati armati fino ai denti che affonderanno la vostra barca.
Fortunatamente un vostro vecchio amico e compagno di avventure, Victor
“Sully” Sullivan, verrà a recuperarvi a bordo di un idrovolante e la
vostra caccia al tesoro piena di peripezie e colpi di scena avrà
finalmente inizio.





Eye Candy



Ci é voluto un anno intero, però finalmente la nostra amata Playstation
3 ha iniziato a mostrare i muscoli! Uncharted ha la migliore grafica
vista finora su console e come fece Gears Of War l’anno scorso, fissa
un nuovo standard visivo a cui i prossimi giochi dovranno ambire.

Alla Naughty Dog hanno veramente spremuto come si deve l’hardware del
monolite nero e i risultati sono texture ultra definite e ambienti
estremamente realistici e “vivi”.

Le piante e il terreno sembrano veri e a condire l’azione c’è la
possibilità di interagire, seppur parzialmente, con l’ambiente:
muretti, casse e vasellame vario andranno in pezzi sotto i colpi delle
vostre armi. Per aumentare ulteriormente il realismo sono presenti
anche vari tipi di volatili che scapperanno al vostro passaggio,
facendovi veramente credere di trovarvi nel bel mezzo di una foresta
tropicale.

Una speciale nota di merito va alla realizzazione dell’acqua, presente
in moltissime zone e senza alcun dubbio la migliore vista finora in un
videogioco. Vi capiterà spesso di perdere qualche minuto fermi a
osservare la magnificenza di una particolare cascata o di uno specchio
d’acqua sotterraneo con il relativo effetto di rifrazione della luce
sulle pareti della caverna.

Anche le ombre, tutte calcolate in tempo reale, sono estremamente
realistiche. La proiezione dell’ombra è quasi sempre fedele alla
sorgente di luce e al movimento del corpo. Questo fenomeno é
particolarmente evidente nelle sezioni di esplorazione delle caverne; la vostra torcia renderà l’atmosfera ancora più coinvolgente di
quanto già lo sia, proiettando le ombre di ogni singolo oggetto
presente su schermo.

La transizione fra le scene in-game e i video che intramezzano le
missioni sono praticamente indistinguibili visto che sono realizzati
con lo stesso motore grafico. Questo é sicuramente un altro notevole
pregio, in quanto aiuta a non spezzare mai l’azione e a tenere il
giocatore sempre immerso nel gioco.

I colori sono molto accesi (anche troppo) e sono un vero
spettacolo per gli occhi, anche se forse alla Naughty Dog si sono fatti
prendere un po’ troppo la mano con l’effetto “lucido”: mentre in una
foresta la scelta potrebbe essere azzeccata vista l’umidità,
all’interno di una base militare i muri “effetto bagnato” stonano un
po’.

Tutti questi elogi alle ambientazioni tropicali non dovranno farvi
pensare che tutto il gioco si svolga all’interno di foreste:
esplorerete caverne, templi, castelli, chiese e perfino una base
sottomarina, tutte riprodotte con la medesima cura quasi ossessiva per
i dettagli.

E’ addirittura presente una parte “alla resident evil” in cui vi
muoverete in ambienti completamente bui, dovendo far affidamento solo
sulla vostra torcia e potendo osservare il vostro personaggio da
angolazioni fisse, come in un film.

I modelli dei personaggi sono realizzati altrettanto bene e, uniti alle
superlative animazioni, aumentano ulteriormente l’impatto visivo del
gioco. Specialmente durante i movimenti nelle sparatorie, noterete che
Nate difficilmente si sporgerà da un oggetto due volte nello stesso
modo e anche i nemici incasseranno i vostri colpi reagendo in modo
differente a seconda di dove vengono colpiti, quindi tanto di cappello
agli attori usati per il motion capture.

Il framerate é quasi sempre stabile e solo raramente si presentano
rallentamenti significativi. Sono invece presenti alcuni fenomeni di
pop-up delle texture, specialmente quando “rinascerete” in ambienti
particolarmente grandi. Inoltre quando sposterete la visuale troppo
repentinamente l’occhio attento riuscirà a notare anche qualche leggero
problema di V-Sync, camuffato sapientemente dalla marcata presenza di
motion blur.





Quattro giochi messi nel frullatore



Il gameplay é sicuramente uno degli aspetti che più caratterizza questo
titolo: ci troviamo infatti davanti a un sapiente mix fra il
platforming di giochi come Crash Bandicoot e Jack & Daxter, che
hanno fatto la fortuna della Naughty Dog; l’esplorazione tipica di
giochi come Tomb Raider (o Pitfall, per chi se lo ricorda) e Resident
Evil; per finire con l’azione frenetica e violenta di Gears Of War.
Uncharted prende il meglio di questi titoli e ci aggiunge ulteriori
tocchi personali, rendendo unica l’esperienza di gioco e nel complesso
innovativa.

I controlli sono veramente facili e intuitivi: le sezioni di
platforming utilizzano un solo bottone che permette di saltare e di
aggrapparsi, durante i combattimenti invece si utilizza il premiato
schema “alla gears of war”, in cui si usa un tasto per ripararsi dietro
a un oggetto, uno per sporgersi e un altro per sparare. Alcuni degli
oggetti dietro a cui cercherete riparo sono anche danneggiabili dal
fuoco nemico e dopo alcuni colpi andranno addirittura completamente in
pezzi, lasciandovi allo scoperto. Questo aggiunge sicuramente un tocco
di realismo e evita che le sparatorie si riducano a un monotono
“sporgiti, spara, aspetta che ti si ricarichi l’energia, ripeti tutto
da capo”. Inoltre i nemici non staranno certo ad aspettare di farsi
uccidere e non esiteranno un istante ad accerchiarvi o a lanciare una
granata per stanarvi.

Un’altra piacevole novità é costituita dalla possibilità di affrontare
i nemici in corpo a corpo, tramite un sistema di combo simile a quello
di un semplice picchiaduro. Per quanto non vi troverete spesso in una
situazione in cui sia veramente necessario o conveniente aprirvi la
strada a cazzotti é un altro modo per rendere più vari i combattimenti,
oltre che per sfogarvi aprendo la faccia a qualche pirata.

Anche il sistema di energia prende spunto da molti degli ultimi
sparatutto di successo, come il già citato Gear Of War e Call Of Duty
4: quando verrete colpiti lo schermo inizierà a perdere colore, fino a
diventare completamente in bianco e nero, a questo punto basterà un
solo colpo per mandarvi definitivamente KO. Se invece riuscirete a
ripararvi in tempo, dopo qualche secondo la vostra energia tornerà al
massimo e sarete di nuovo pronti a combattere.

Un aspetto peculiare che distingue Uncharted da uno dei suoi titoli
ispiratori, Tomb Raider, é la forse eccessiva facilità delle sezioni di
platforming. Infatti il gioco tenderà quasi sempre a “perdonarvi”
quando farete un salto troppo corto e troppo lungo, trovando il modo di
far aggrappare Nate anche in maniera decisamente poco realistica.
Alcuni troveranno questo sistema ben accetto, in quanto evita la
frustrazione di dover morire 10 volte per superare un salto che
necessita di precisione millimetrica, mentre farà storcere il naso ai
“puristi” del genere, che troveranno il tutto troppo facile.

Un altro aspetto che potrebbe non piacere a tutti é il fatto che, per
essere un gioco dove ci sono centinaia di nemici da uccidere, le
munizioni sono decisamente troppo poche: frequentemente vi capiterà di
dover rischiare la vita buttandovi letteralmente in mezzo al fuoco
nemico per raccogliere un caricatore, per poi cercare di tornare in
tutta fretta dietro al vostro riparo. Spesso morirete nel processo e vi
chiederete il perché di questa scelta, che unita alle interminabili
ondate di pirati che vi assaliranno, renderanno alcune sezioni del
gioco abbastanza frustranti.

Le armi disponibili sono veramente tante e spaziano da diversi tipi di
pistola (beretta 9mm, magnum, desert eagle) ai classici mitragliatori
(AK47, m15, mitragliette nazi, Uzi) fino a dei rudimentali
lanciagranate e fucili di precisione. Purtroppo sarà possibile tenerne
solo 2 per volta e spesso vi troverete a dover scegliere tra il tenere
il vostro kalashnikov con le munizioni al massimo o passare a un più
potente ma scarico lanciarazzi.

Avrete anche a disposizione un terzo slot, che pero’ potrà essere usato
solo per le granate, tra l’altro disponibili di un solo tipo.
Un’interessante innovazione é data dall’uso del sensore di movimento
del Sixaxis per il lancio delle granate: potrete infatti cambiare
l’angolo di caduta e la traiettoria tramite l’inclinazione del pad.
Questo sistema, tutt’altro che comodo, rappresenta comunque un buon
tentativo di aggiungere un po’ di realismo e di sfruttare in qualche
modo una delle caratteristiche uniche della PS3. Il motion sensing é
usato anche per “scrollarsi” di dosso alcuni nemici (come succedeva in
Resistance: Fall Of Men) e per mantenere l’equilibrio quando vi
troverete a camminare sui tronchi. Purtroppo durante il gioco vi
capiterà di usare queste due funzionalità giusto 4 o 5 volte e viene da
pensare che si sarebbe potuto implementare più spesso.

L’intelligenza artificiale dei nemici é ottima e anche al livello di
difficoltà “normale” li vedrete utilizzare delle tattiche di gruppo
atte a farvi uscire allo scoperto che difficilmente vi sareste
aspettati da un videogioco. Un’altra nota decisamente positiva é data
dalla vostra compagna di avventura, che, al contrario di quello che
succede in quasi tutti i titoli, vi sarà di enorme aiuto e non sarà un
semplice impaccio. Infatti, oltre ad essere immortale, (altra scelta
dubbia, che rende i combattimenti più facili, ma che probabilmente non
sarà gradita agli amanti del realismo) eliminerà anche diversi nemici
per conto vostro e ciò vi sarà particolarmente utile quando sarete a
corto di munizioni.

I puzzle sono tutti ben pensati e riescono a farsi risolvere abbastanza
facilmente pur senza mai risultare scontati: quando vi troverete
bloccati di fronte a qualche enigm, vi basterà una pressione del tasto
select per consultare il diario di Sir Francis Drake che vi fornirà i
necessari indizi, un po’ come succedeva con il libro dei mostri in
Folklore.

Alla Naughty Dog hanno inoltre pensato di inserire dei tratti a bordo
di veicoli come jeep e moto d’acqua (vi ricordate Crash Bandicoot 2?)
dal controllo decisamente arcade che contribuiranno a farvi tirare un
po’ il fiato dopo una sparatoria durata mezz’ora.

Purtroppo la trama non viene sempre approfondita come avrebbe dovuto e,
anche a causa delle poche e spesso troppo corte parti non giocate,
lascerà molti (troppi?) spazi aperti alla vostra immaginazione.

Anche la difficoltà poteva venire tarata meglio: al livello “normale”
troverete dei punti in cui addirittura vi chiederete se sia possibile
morire, data l’estrema facilità, mentre altri dovrete ripeterli anche
10 volte tentando ogni volta una tattica differente per non farvi
sopraffare, fino al trovare l’unica possibile.

Un’altra piacevole nota positiva é data dai tempi di caricamento che
risultano preccocchè inesistenti. Pur non necessitando di
un’installazione su Hard Disk, il gioco non presenta alcun genere di
pausa per caricare e passerete da un capitolo all’altro e da un filmato
al gioco senza la ben che minima interruzione. Questo é senz’altro un
altro dato a testimoniare che, se la programmazione é efficiente, la
velocità di lettura del Blu Ray é più che sufficiente a sopportare
anche una mole di dati enorme come quella di cui necessita un titolo
graficamente spettacolare come Uncharted.





Tribal!



Il comparto sonoro di Uncharted non ha nulla da invidiare a quello di titoloni ben più blasonati come Call Of Duty 4 e Halo 3.

Il doppiaggio durante i filmati rasenta la perfezione, con toni di voce
estremamente convincenti e adatti a ogni situazioni e una
sincronizzazione labiale di ottimo livello. Purtroppo i video in cui
tutto questo potenziale viene sfruttato sono veramente pochi e le
espressioni (anche abbastanza volgari) che sentirete dire ai
protagonisti e ai nemici durante i combattimenti tenderanno a diventare
abbastanza ripetitive già dopo qualche ora, con frasi scontate del tipo
“sei morto” e “muori!”.

Le musiche sono ottime e ricordano molto la trilogia di Indiana Jones,
spaziando da semplici strumenti nativi abbinati a rumori ambientali e
versi animali durante le sezioni di esplorazione più tranquille, fino a
ritmi incalzanti e decisamente più moderni durante le situazioni più
adrenaliniche. Musiche tetre di buon livello accompagnano le vostre
discese nelle caverne e le sezioni più horror del gioco, contribuendo
ad aumentare l’angoscia come fino ad ora solo Resident Evil e Silent
Hill avevano saputo fare. I versi di alcune delle creature che
incontrerete più avanti nel gioco sono veramente terrorizzanti e
ricordano molto i cupi lamenti degli zombie dei primi Resident Evil, a
cui sicuramente i tecnici sonori si sono ispirati. A causa della
tensione creata, in alcuni punti salterete letteralmente sul divano
quando un mostro vi piomberà addosso da dietro l’angolo accompagnato da
un “Bum” di batteria.

Comunque i compositori hanno fatto un ottimo lavoro, specialmente con i
ritmi tribali che vi faranno spesso credere di essere accerchiati da
una tribù di indigeni anche durante le più tranquille fasi di
esplorazione.

Le armi emettono tutte dei rumori piuttosto convincenti, anche se si
poteva decisamente fare di più, soprattutto per differenziare
maggiormente i diversi tipi di pistole e mitragliatori, che suonano
tutti in modo troppo simile. Anche le esplosioni delle granate non
danno una gran soddisfazione, ma non é certo un difetto su cui vi
soffermerete troppo nel corso del gioco.





Un’avventura breve ma intensa



Uncharted: Drake’s Fortune si compone di 22 capitoli, per una durata
totale di circa 8 ore se giocato al livello di difficoltà “normale”. Le
altre impostazioni sono “facile”, che accorcia decisamente troppo
l’esperienza di gioco e che quindi sconsiglio, “difficile” e “estremo”,
quest’ultima sbloccabile solo dopo aver finito il gioco una volta.

Sicuramente la breve durata della campagna non é uno dei grandi punti
di forza del gioco, pero’ i programmatori ci sono venuti incontro con
un simpatico sistema di “obbiettivi”, molto simile a quello presente in
tutti i giochi per la console di casa Microsoft. E’ quindi possibili
sbloccare vari extra come, ad esempio, bozzetti dei disegnatori,
filmati “making of” e perfino bonus più attinenti al gioco come la
possibilità di giocare i livelli al contrario, cambiare i costumi ai
personaggi, giocare con colpi infiniti e tanti altri.

Gli obbiettivi sono molto vari ed é impossibile completarli tutti
finendo il gioco meno di 3 volte. Questi spaziano dall’uccidere 100
nemici con una determinata arma fino allo spazzare via tre pirati con
una sola granata, lanciata stando aggrappati a una sporgenza.

Interessante anche la possibilità di raccogliere fino a 60 tesori,
sparsi (o meglio, nascosti) nei vari capitoli per guadagnare delle
medaglie che ci daranno altri punti per sbloccare gli extra del gioco.
Viene da pensare che i programmatori si sarebbero potuti concentrare di
più su quest’ultimo aspetto dando almeno una breve descrizione storica
dei tesori reperiti in modo da invogliare ulteriormente i giocatori
alla ricerca, per nulla facile senza l’aiuto di una guida.

In ogni caso ce n’é per tutti i gusti e sarete sicuramente invogliati a
finire il gioco almeno una seconda volta per sbloccare i bonus più
interessanti e magari rigiocarlo una terza volta con qualche tweak
attivato.





Per finire



Uncharted: Drake’s Fortune é sicuramente un piccolo capolavoro ma
avrebbe potuto essere grande se solo i programmatori si fossero
concentrati un po’ di più sulla longevità e sulla trama. Questa avrebbe
potuto essere sviluppata meglio e non si chiude completamente
sviluppandosi in maniera quasi superficiale. Probabilmente si tratta di
una scelta dei programmatori in modo da lasciare spazio a un eventuale
sequel che, visto il successo di questo primo capitolo, probabilmente
non tarderà ad arrivare. Non mancheranno comunque diversi colpi di
scena, quindi non vi aspettate una trama completamente piatta: l’idea
era ottima ma non é stata concretizzata al 100%.

Otto ore sono effettivamente poche e i rari filmati lasceranno l’amaro
in bocca ai videogiocatori più esigenti, soprattutto visto i prezzi dei
giochi ai giorni d’oggi, pero’ questo é un titolo che avrete
sicuramente piacere di rigiocare anche fra un paio d’anni e quindi ne
consiglierei l’acquisto a chiunque non detesti il genere. Il gioco é
anche un po’ troppo lineare ma si puo’ tranquillamente dire che questo
sia un problema legato a praticamente tutti i titoli del giorno d’oggi,
quindi non mi sembra il caso di insistere troppo su questo punto.

Nonostante qualche problema di equilibrio fra l’eccessiva facilità
delle sezioni di platforming e di guida e la difficoltà quasi
frustrante di alcuni scontri a fuoco, ci troviamo comunque di fronte a
uno dei migliori titoli attualmente disponibili per Playstation 3, se
non addirittura per tutte le console next-gen.

L’impatto visivo é tale da farvi dimenticare qualsiasi altro videogioco
del suo genere e da farvi credere di stare giocando alla migliore
trasposizione videoludica di Indiana Jones mai realizzata finora.


Pro

  • Grafica Mozzafiato
  • Controlli intuitivi
  • Genere innovativo e riuscitissimo

Contro

  • Pochi video che spiegano la trama
  • Campagna decisamente troppo breve