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Recensione Recensione di Ratchet & Clank: Tutti per Uno

Recensione di Ratchet & Clank: Tutti per Uno di Console Tribe

di: Simone Cantini

Multiplayer, croce e delizia dell’attuale generazione di console. L’elemento che, senza ombra di dubbio, verrà ricordato come il vero punto di svolta portato dalle macchine Sony e Microsoft. Ancor più della tanto (e mai realmente raggiunta) alta definizione, ancor più (forse) dei tanto bistrattati motion controller. Simile ad un veleno, si è fatto strada con prepotenza all’interno delle saghe più impensabili, finendo con il contaminare, più o meno felicemente, i generi più disparati. Tra gli ultimi – in ordine di tempo – titoli destinati a subire questa onda di cambiamenti, non sempre forieri di novità gradite ai player, giunge il nuovo capitolo di una delle saghe più longeve appartenenti alla macchina nipponica: dopo anni, se si esclude una fugace deriva in epoca PS2, di fedeltà ad un single player collaudatissimo e decisamente accattivante, è giunto il momento per la saga partorita da Insomniac, di piegarsi con decisione a questo trend così in voga.
Ma Ratchet & Clank: Tutti Per Uno sarà in grado di rivaleggiare degnamente con un passato decisamente ingombrante?

Non c’è pace tra i pianeti

Allister Azimuth è oramai un triste ricordo e per Ratchet e Clank, meritevoli di aver salvato per l’ennesima volta l’universo, è giunto il momento di appendere i distintivi di eroi al chiodo. La galassia è in pace, governata con saggezza e audacia (ma quando mai?!) dall’eroico Qwark. E i meriti del verde protagonista di tante comiche battaglie sono pronti ad essere celebrati con la consegna di un premio. Ma un momento, siamo sicuri che sotto non ci sia lo zampino del solito Nefarious?
Sono sufficienti pochi attimi per trasformare quella che sembrava essere soltanto una solenne cerimonia nell’ennesima battaglia, una battaglia che, stavolta, vedrà come protagonisti tutti quanti, amici e nemici, senza distinzione. Trasportati da un misterioso raggio in un altro quadrante, l’unica speranza che il quartetto ha per ritornare a casa consiste nel mettere da parte i vecchi rancori, unendo così le forze. Ah, ovviamente non prima di aver sventato una nuova minaccia. Dura la vita degli eroi. Anche di quelli in licenza premio…

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Un taglio con il passato

Avete presente gli episodi storici della saga? Sì? Bene, allora dimenticate subito tutto quanto, dato che l’avventura imbastita per noi da Insomniac si dipana lungo binari ludici decisamente differenti da quelli, oramai rodati, sui quali il Lombax e il piccolo robot erano abituati a scorrere. Pur essendo godibile anche in singolo, è inutile negare che la natura di Tutti Per Uno è ancorata al concetto di cooperazione, dato che questa volta sarà possibile affrontare l’avventura assieme ad altri tre amici, sfruttando il meccanismo già visto in New Super Mario Bros per Wii, ovvero 4 personaggi presenti in contemporanea sullo schermo. Doveroso, in questo senso, sottolineare come Insomniac sia riuscita nel difficile intento di gestire in maniera ottimale un numero così elevato (almeno stando agli standard della saga), di giocatori: sia in locale che online, il motore sviluppato dai ragazzi del team riesce a far fronte con prontezza, senza alcun tentennamento, ad ogni tipo di situazione. Un ulteriore titolo di merito va riconosciuto all’impeccabile netcode, capace di accompagnare senza cadere tra le braccia suadenti del lag le sessioni ospitate dal PlayStation Network. Snella e funzionale anche la gestione e la ricerca delle stesse: bastano pochi “click” per poter creare, dopo aver scelto livello di partenza e difficoltà, una partita. Le stesse parole possono essere spese in merito alla ricerca delle, fortunatamente abbastanza numerose, partite già in corso, alle quali potremo accedere in ogni momento, previa autorizzazione dell’host.
Tutta questa brillantezza di risultati, comunque, ha richiesto un prezzo da pagare.
La necessità di focalizzare a video le azioni coordinate dei 4 character giocabili ha, per forza di cose, obbligato la software house americana a limitare i virtuosismi di camera, di fatto spogliando l’analogico destro della possibilità di ruotare a nostro piacimento l’occhio virtuale. La visuale, quindi, risulterà essere governata automaticamente dal gioco, di modo da assecondare di volta in volta le azioni che i vari stage richiederanno. Questa sorta di blocco visivo ha, di conseguenza, modificato la conformazione dei mondi che andremo ad attraversare che, pur risultando ben congegnati e strutturati, hanno perso tutta la loro componente esplorativa, nonché il gran numero di zone segrete, che da sempre sono marchio di fabbrica dell’ibrido targato Insomniac. Fortunatamente, questo restringimento esplorativo, non ha influito minimamente sul numero di collezionabili che è possibile reperire: ben vengano, quindi, i Bolt segreti, utili a sbloccare il classico campionario di skin aggiuntive per i 4 eroi, ai quali va ad aggiungersi un bestiario di piccole creature da salvare, anche queste disseminate lungo i vari mondi. Nonostante, quindi, i livelli tradiscano una marcata linearità di fondo, va comunque riconosciuto ad Insomniac il merito di aver saputo imbastire una progressione degli stessi decisamente varia, dato che ognuno di essi è mosso da meccaniche ben definite: si spazia dai classici stage blastatori, in cui lo scopo principale sarà quello di farsi strada tra le fila delle buffe creature che abitano la galassia, ad ambienti più inclini ad un puro platforming, passando per altri che si dipanano come veri è propri on-rail shooter. Insomma, sotto questo aspetto pochi appunti possono essere mossi a questo Tutti Per Uno.

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Differenti come sviluppo, dunque, tutti i vari stage saranno comunque accomunati da una sola parola: cooperazione. Come lo stesso titolo del gioco ci ricorda, infatti, la produzione americana da il meglio se affrontata in compagnia di altri 3 amici (sia offline che online), dato che è agendo in sinergia con altre entità senzienti che le caratteristiche peculiari di questa nuova avventura vengono prepotentemente alla luce. I vari livelli, difatti, saranno disseminati da situazioni, siano essi puzzle, particolari sezioni da oltrepassare, oppure boss di metà e fine livello, dove la collaborazione dei 4 personaggi sarà fondamentale per il corretto superamento delle stesse. Capiterà che sia necessario attivare simultaneamente due o più interruttori, oppure che per attraversare dei larghi crepacci sia richiesta la creazione di una sorta di catena umana (ogni personaggio, difatti, è dotato di un rampino capace di attrarre a sé uno degli altri giocatori). La varietà, anche sotto questo punto di vista, non manca di certo. Il rovescio della medaglia è costituito da un’azione spesso sin troppo caotica (soprattutto giocando in 4), che porterà talvolta a perdere di vista il nostro avatar, con conseguente morte di quest’ultimo. Niente di irreparabile, dato che potremo essere soccorsi in ogni momento da uno dei nostri compagni d’armi, ma spiace notare come quello che dovrebbe essere il piatto forte dell’offerta sia minato da errori di progettazione ludica così grossolani. Non molto felice, per chiudere il breve capitolo delle note stonate, la gestione dell’armamentario che, abbandonato il classico controllo demandato al tasto Triangolo, adesso è relegata all’utilizzo dell’analogico destro. Una decisione non molto felice, dato che il tutto risulta poco comodo da utilizzare al meglio, soprattutto nelle situazioni più concitate. Immutata, invece, la qualità e la varietà delle bizzarre bocche da fuoco e dei gadget sui quali potremo mettere le mani nel corso del gioco. Va bene cambiare, ma senza esagerare…

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Un doveroso passo indietro

Dopo averci deliziato gli occhi con A Spasso nel Tempo, vero apice stilistico e tecnico della saga, il team americano non è riuscito a ripetere i fasti dell’ultimo capitolo apparso su PS3. Tutti Per Uno non può vantare lo stesso impatto grafico del fratellino, dovendo fare i conti con un’infrastruttura di gioco che, per piegarsi alle ferree leggi che un netcode impeccabile richiede, si trova costretto a dover scendere a compromessi in merito alla complessità della scena proiettata su schermo. Il gioco, difatti, non può contare sul gran numero di dettagli che, da sempre, contraddistinguono i vari quadranti galattici lungo i quali Ratchet e Clank sono soliti fare scintille. Ciononostante il tutto riesce a risultare comunque gradevole alla vista, grazie anche ad un sapiente uso dell’illuminazione e degli effetti particellari che, seppur presenti in forma meno massiccia che in passato, quando presenti riescono ugualmente a rendere giustizia ad un motore grafico ancora oggi molto valido, in grado di non perdere nemmeno un frame neppure nelle situazioni più concitate. E vi assicuriamo che non saranno affatto infrequenti i momenti in cui vi troverete a combattere con decine di creature pronte a ridurvi in poltiglia.
Di ottima fattura, come sempre, il doppiaggio nella lingua dello stivale, ancora una volta forte di un cast decisamente azzeccato e, cosa ben più fondamentale, profondamente ispirato. Nella media, come negli standard della serie, l’accompagnamento musicale, decisamente poco invadente ma, parimenti, assai poco incisivo.

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Sicuro che ci rivedremo?

Questo Tutti Per Uno per Insomniac è stata indubbiamente una scommessa, sulla quale i papà di Spyro hanno puntato gli ultimi mesi di lavoro in esclusiva per le macchine Sony. E anche se il jackpot non è stato minimamente intaccato, non si può certo dire che il risultato non sia stato portato a casa. Decisamente distante dagli elevati standard a cui il duo ci ha abituato nel corso di due generazioni, le righe di codice che il team americano ha assemblato sicuramente faranno storcere il naso ai puristi della saga, vuoi per il comparto tecnico forzatamente sotto tono, vuoi per il gameplay profondamente modificato e vuoi per una longevità della campagna drasticamente ridotta (ma anche profondamente rigiocabile). Ma se si riesce a guardare oltre l’apparenza, superando l’iniziale spaesamento, Tutti Per Uno riuscirà a convincere anche i più scettici, complice una giocabilità che, seppur minata da alcuni difetti, rimane sempre su ottimi livelli. E se a questo si aggiunge il collaudato cast di attori virtuali al soldo di Insomniac, capaci di strappare ben più di un semplice sorriso, è facile capire come quello che appariva come il fratello povero della saga, riesca ugualmente a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto all’interno della complessa continuity che vede nel giovane Lombax e nel suo piccolo aiutante meccanico i suoi protagonisti indiscussi. Non sarà il capolavoro che tutti (giustamente) desideravano, ma neppure quel disastro che l’annunciato stravolgimento di un gameplay rodato aveva lasciato presagire.