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Recensione Recensione di Motorstorm

Recensione di Motorstorm di Console Tribe

di: Redazione

La cultura motoristica del Bel Paese sfoggia indubbiamente
una gloriosa tradizione; sia che si tratti di due come di quattro ruote il
successo sul circuito si è sempre accompagnato a una passione popolare mai
sopita, per quanto vissuta a fasi alterne. La Formula 1 e il Motociclismo da
strada hanno tuttavia surclassato l’altra faccia dello sport a motore: quella
compromessa con la fanghiglia, con il polveroso e non-cementato. Così, mentre
le nostre città a poco a poco hanno imparato a soffocare sotto la betoniera
infestante, noi abbiamo imparato a godere del vittorioso incedere delle ruote
sul secco bitume, relegando a mera curiosità sportiva tutto quello che gareggia
sullo sterrato: in poche parole, popolo di santi, poeti e viaggiatori sì, ma
decisamente non di rallysti.
Quale dovrebbe essere allora il nostro impatto con questo titolo, Motorstorm,
che fa della guerriglia tra macchine da rally e moto da cross lanciate su piste
fangose il suo luogo di esistenza? La domanda non è banale, perchè si insinua
tra le motivazioni per cui dovremmo avvicinarci a questo titolo piuttosto che a
un altro.
Una risposta, anche piuttosto ironica, è la relativa penuria di giochi disponibili
al lancio di Ps3, ma non esaurisce definitivamente la questione, perchè non
tiene conto di un aspetto importante: Motorstorm è un gioco divertente e ben realizzato.
Vediamo come e perchè.

Motorstorm non è luogo per pupe

Che alle nostre belle tutine da corsa e scarpe Puma Racing avremmo fatto meglio
a preferire anfibi, elmi da trincea e salopettes, risulta chiaro dal filmato
introduttivo, dove veniamo catapultati nel cuore del deserto statunitense (e
dove altrimenti?), attraverso un susseguirsi frenetico di immagini di scontri
tra vetture, piroette di motociclisti scaraventati in aria e roboanti
esplosioni a ritmo di Hard Rock, il tutto volto a contestualizzare più che a
introdurre: dichiarazione autorevole che ci dice come l’attenersi a una
storyline sarà proprio l’ultima delle preoccupazioni per i piloti di
Motorstorm.
A fare da sfondo a questa follia omicida/suicida tradotta in competizione
corsistica sfrenata, scenari grandiosi e insoliti come il Gran Canyon e il
deserto dell’ Arizona, filtrati all’occhio del giocatore da una luce
crepuscolare, portatrice silenziosa di un presentimento di sfida e di
battaglia. L’impatto grafico a tal proposito è notevole, sia perché, essendo un
fiore di primavera per la neonata Ps3, nessuno aveva mai visto niente di simile
su console, sia perchè, molto più oggettivamente, la qualità di realizzazione
del gioco si attesta su livelli decisamente alti. Ma ancora non abbiamo
giocato..

La pillola rossa o la pillola blu

Metabolizzato l’impatto iniziale con un primo esponente della nuova generazione
di videogiochi, ci dirigiamo verso il menu per vedere cosa ha da offrire questo
Motorstorm. La sorpresa più evidente, e certo in questo caso non si può dire
sia positiva, è una relativa penuria di modalità di gioco: per il single
player
le strade sono soltanto due, e si chiamano ‘Gioca’ e ‘Divertimento’.
Più che a un bivio qui siamo di fronte a una strada principale e alla sua
piccola diramazione, perchè il senso del gioco risiede quasi esclusivamente
dietro la scelta di quel ‘Gioca’ che appare così generico e stiracchiato, e che
in un certo senso è proprio generico e stiracchiato. Scordiamoci campionati,
tornei, gironi, punti, classifiche e quanto il nostro intellettualismo sportivo
ha prodotto in secoli di agone: qui si ritorna alla bestialità dell’immediato,
alla ‘pancia’ che fagocita l’intelletto per disperderlo in migliaia di impulsi
istintivi. Si gioca per vincere, ogni stratagemma per vincere è consentito, e
si vince per sbloccare circuiti, veicoli e livelli di difficoltà. E’ talmente
essenziale e bonariamente becero che viene quasi da pensare si sposi perfettamente
con lo spirito del gioco, ma obiettivamente una modalità più completa avrebbe
giovato a questo titolo, conferendogli più spessore. L’alternativa rimane quel
‘Divertimento’ che altro non è se non una semplice corsa a tempo all’interno di
un tracciato (a scelta tra i 21 totali a disposizione, ma in continuo
aggiornamento attraverso il Playstation Store) precedentemente sbloccato in
modalità ‘Gioca’.
Il multiplayer è come un polmone di riseva per un titolo sportivo, e Motorstorm
se ne serve con avidità. Organizzato attraverso una costellazione di Lobby
(micro-server creati ad hoc dai giocatori), sarà possibile accedervi
liberamente e partecipare con amici o perfetti sconosciuti (fino ad un massimo
di 12 contemporaneamente) a gare customizzabili a piacimento. Il gioco terrà
memoria delle pazze vittorie o ignominiose sconfitte di ogni pilota, ponendo le
basi per un fanciullesco stimolo al miglioramento e alla competizione: ogni
gara è importante e deve essere vinta! Semplice e solida, la modalità online non
delude e si costituisce come l’elemento di espressione più vario dell’intero
gioco.

How does it feel ?

Calati in pista e mosse le prime sgommate all’interno di un circuito, non può
non colpire l’impasto ri-creativo che il titolo targato Evolution Studios (già
alla ribalta con la serie WRC Rally) ha compiuto unendo elementi di grandi
classici come Destruction Derby e Burnout; del primo riesumando l’ambientazione
di sabbioso nichilismo corsistico; del secondo l’impressionante resa della
velocità, la scarica di adrenalina in alcuni passaggi, per esempio dopo
l’inserimento del turbo (da manovrare con cautela, pena l’esplosione in mille
pezzi del motore con susseguente esplosione dell’intero veicolo), e l’ormai
consueto incidente catastrofico presentato in slow motion.
Questo citazionismo però non è fine a se stesso, ma contribuisce alla creazione
di un prodotto originale e consistente, del cui valore possono dare credito
anche le mani del giocatore, piacevolmente impegnate attraverso l’utilizzo
analogico del Sixasis a creare derapate, salti colossali tra burroni di roccia
e vittorie in rimonta. Per questo stesso piacere che si prova nel manovrare le
nostre macchine infernali, pure rimanendo un’ esperienza di gioco prettamente
arcarde, non è il caso di lasciarsi ingannare: la sensazione di guida è
estremamente realistica (per quanto realistico possa risultare guidare con un
Tir lanciato a 150 km/h tra le gole di un canyon) e decisamente appagante; i 16 differenti
veicoli a disposizione tra macchine da rally, quad, motociclette, Tir e dune
buggy rispondono ai comandi di guida in modo differenziato e peculiare,
valorizzando così non solo l’abilità e la predisposizione di ogni singolo
giocatore, ma anche la possibilità di interpretare e quindi di percorrere le piste
a più livelli. L’enormità dei tracciati nasconde infatti sentieri adatti ad
ogni mezzo: la motocicletta prediligerà un percorso impervio roccioso piuttosto
che un’autostrada di fango in virtù delle sue caratteristiche di agilità e
maneggevolezza; per contro un camion sarà più a suo agio in ampi spazi melmosi,
pronti ad ammorbidire le sue inevitabili intemperanze di traiettoria. Tutto
questo è visivamente gestito dal pregevole motore grafico Havok, una garanzia
per la creazione di modelli fisici verosimili, già utilizzato in decine di
giochi, tra cui Half Life 2, Oblivion e il venturo Starcraft 2.
Buono il livello di intelligenza degli avversari gestiti dal computer, capaci
di dare filo da torcere ai livelli più alti ma che al contempo consentono al
novizio di apprendere le meccaniche di gioco e le classiche ‘bastardate’ che
più di una volta risulteranno vincenti senza eccessive frustrazioni e
scoraggiamenti.

Il Rave nel deserto

Una nota di merito va a tutta la dimensione auditiva, presentata in Dolby Surround
e comprensiva di effetti e rumoristica, ma soprattutto capace di una colonna
sonora degna della migliore Hit Parade di Rock contemporaneo. Durante le nostre
vandaliche scorribande a caccia di emozioni forti e gloriose vittorie saremo
infatti accompagnati da pezzi ‘sporchi’ in piena simbiosi spirituale con il
gioco, attraverso un palinsesto di musicisti tra i quali spiccano Nirvana,
Primal Scream, Wolfmother e Queens Of The Stone Age.
E’ sicuramente un merito di Evolution Studios aver individuato un target di
utenza anche attraverso una selezione di brani musicale non banale, che si
attaglia perfettamente allo stile “sex,drugs&rock’n’roll” del
gioco e che non mancherà in alcune circostanze di prolungare il tempo davanti
alla TV quel tanto che basta per terminare l’ascolto di uno dei pezzi in tracklist.

Dal letame nascono i fior ?

L’essenzialità di Motorstorm è nel concept come nella struttura, e l’aridità di
alcune superfici che ci ritroveremo a solcare furiosamente ricalca un certo
bisogno di assestarsi sul basilare, indice di una scelta rigorosa verso i pochi
fronzoli e l’immediatezza dell’esperienza di gioco.
In soccorso di una campagna single player decisamente scarna accorre per
fortuna una modalità online ben organizzata, che non si presenta come
innovatrice ma moltiplica indefinitamente il livello di sfida e distoglie
l’attenzione da una ripetitività di situazioni che altrimenti ne avrebbe
inficiato e non poco la longevità.
Motorstorm è un gioco che potrebbe andare stretto per gli amanti delle simulazioni
vere e proprie (citare Gran Turismo in questo coso è d’ obbligo), cui si
preferirebbe un’esperienza di guida tecnica e naturalmente legata a una
sovrastruttura articolata, mentre troverà estimatori tra coloro che riusciranno
a godere di una guida istintiva e improvvisata nonchè di un mondo frenetico
dove “la pista è tutto”.
Alla fine Motorstorm è e rimane, come ho avuto modo di scrivere in precedenza,
un gioco di ‘pancia’, una lunga ed ininterrotta scarica di adrenalina, diretta
e monolitica, come una canzone dei Nirvana.


Pro

  • Adrenalina e ritmo frenetico
  • Sensazione di coinvolgimento
  • Ottima fisica dei mezzi e sistema di guida intuitivo
  • Sfida in rete divertente e ben organizzata

Contro

  • Solo due modalità di gioco
  • Oltre a guidare non si può fare altro
  • Alla lunga può risultare monotono