Recensione Recensione di God of War Collection
Recensione di God of War Collection di Console Tribe
di: REdeiDESIDERIEra il 2005 quando Sony, per mezzo dei suoi studio di Santa Monica, rilasciava sul mercato un titolo sviluppato quasi in sordina, ma che poteva contare sull’altisonante nome del poliedrico David Jaffe, l’uomo dietro il quale si celava la serie “fracassona” di Twisted Metal. Il gioco in questione, manco a dirlo, si rivelò un autentico capolavoro per la rampante generazione Playstation, capace – praticamente da solo – di riscrivere per intero i canoni di un genere, quello action, da tanto fermo su alcune meccaniche non proprio freschissime. Nacque così God of War, un hack n’slash dall’impostazione tanto semplice quanto coinvolgente e dal ritmo tanto serrato quanto adrenalinico ed entusiasmante. Fondendo il carisma del mito greco ad un gameplay efferato e galvanizzante, Jaffe e Santa Monica diedero vita ad un titolo di assoluto charme le cui vicende mitologiche si mischiavano, con taglio coreografico, alla violenza del suo protagonista: Kratos, vera e propria new icon del brand Playstation. Con God of War II rilasciato dopo soli due anni, e God of War III sul mercato da meno di un paio di mesi, Sony ha creato una trilogia che, con il tempo, si è dimostrata capace di spingere non solo le vendite software, ma persino quelle hardware, conquistandosi un’ampissima fetta di fan anche tra i meno propensi al genere. Con il quarto e conclusivo (?) capitolo già sugli scaffali, SCE ha pensato bene di riportare in auge la “storia” della serie attraverso una manovra di mercato che sta entusiasmando tantissime compagnie del settore (Capcom in testa), ossia quella del remake HD: nasce la God Of War Collection, riproposizione in alta definizione dei primi due celeberrimi capitoli della serie.
Manovra per spillare soldi? Probabile, ma vediamo se ne vale la pena!
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η προέλευση του μύθου – Le Origini del Mito
Commentare, o cercare anche solo di esplicare, la trama di due titoli vecchi di anni è probabilmente un lavoro più che inutile, soprattutto se si conta che entrambi i giochi sono davvero recenti e pertanto, probabilmente, i più ne avranno già goduto nelle loro edizioni originali. A ciò aggiungiamo pure il fatto che sono ancora presenti sul mercato sotto forma di Platinum PS2 e capirete perché un sunto della narrazione è probabilmente inutile. Quello che però ci piacerebbe fare è spendere due righe sulla saga in sé, su quelle che, più che le origini del mito di Kratos, sono le origini del mito di God of War, inteso come masterpiece del marchio Playstation. Presentato attraverso qualche stringatissima news attraverso i canali del settore (correvano gli anni della carta stampata), il titolo Santa Monica si presentò, poi, come una vera rivoluzione nel genere action, i cui massimi esponenti (almeno in casa Sony), si potevano ricondurre a pochissimi titoli, perlopiù di stampo nipponico, caratterizzati da uno stile ricercato, moderno, alle soglie del “pop” (basti pensare a Devil May Cry, ed al suo coreografico protagonista). A questa “grazia”, David Jaffe contrappose invece un titolo sporco, rude, graffiante ed immediato sia nelle meccaniche che nel carattere. Sì violento, ma anche fascinoso e carismatico, come solo una favola ellenica poteva essere. Dimostrando di poter avere tecnica anche senza risultare troppo stylish (o trash secondo alcuni), God of War impose sul mercato un nuovo modo di fare, probabilmente il primo passo verso la pomposa generazione next gen. Un trionfo di grazia poligonale a sostegno di un’immediatezza quasi spiazzante. Bellezza visiva per un gioco che, a differenza del più ricercato Devil May Cry, cercava di accontentare i frenetici button masher ed i più riflessivi strateghi del pad. Una struttura non certo priva di errori, ma che era capace, già allora, di mischiare sapientemente esplorazione, puzzle ambientali, un minimo di trama e, su tutto, un grande carisma, i cui punti nevralgici si riconoscono da subito dalla cifra stilistica dell’intera opera (il mito greco, la sua “rudezza”, la sua perpetuata violenza), ed ovviamente il suo protagonista: Kratos, reso bianco e rosso proprio perché saltasse subito all’occhio nel mezzo del turbinante fiammeggiare delle celeberrime Lame del Caos. A conti fatti forse è stato proprio questo il succo del successo della serie, una ponderata ricerca di stile e la volontà di saziare i palati più diversi. Un connubio, con il tempo sempre più equilibrato, di diversi generi di divertimento, capaci di soddisfare una fetta di utenza tanto ampia quanto eterogenea.
Messo il Blu-Ray nella nostra PS3, è bello vedere che quello charme, quella primigenia (seppur non priva di difetti) bellezza, siano rimasti immutati. Ancora perfettamente godibile nonostante gli anni. Capace ancora, sebbene qualche acciacco, di competere con i grandi della nuova, pompatissima, generazione poligonale. E diteci voi se non è proprio questa capacità di divertire, nonostante il tempo, il paradigma dei grandi successi.
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η εξέλιξη του μύθου – L’evoluzione del Mito
A questo punto, gran parte di voi (forse tutti) godranno già una copia dell’ultimo capitolo della serie. I più, ancor più probabilmente, avranno avuto per le mani uno qualsiasi dei tre capitoli precedenti. Ma se anche così non fosse, siamo certi che grazie alle magie della banda larga avrete quantomeno giocato la demo di GoW III presente sul PS Store, o vi sarete letti la nostra accurata recensione. Pertanto, anche stavolta, perdere tempo nel descrivervi le meccaniche di gioco, il battle system, o anche solo l’arcinoto sistema di Quick Time Event, ci sembra una pratica più che simile ad una perdita di tempo. In effetti, a ben vedere, i fondamentali del gioco, ossia tutto ciò che concerne il gameplay in sé, ha ricevuto si e no una rinfrescata nel corso degli anni, tanto che i più – quasi certamente – non distinguerebbero il parco mosse del primo capitolo da quello dell’ultimo. Ed in effetti di differenze ce ne sono ben poche, tant’è vero che giocandosi tutta d’un fiato questa Collection, quanto detto sopra non può che saltare all’occhio. Kratos è sempre stato fedele a se stesso, così come lo è stata la serie. Santa Monica non ha mai fatto mistero del suo amore per la “continuità”, tanto che il suo personaggio di punta ha ricevuto, nel corso degli anni, poco più che una manciata di modifiche, atte perlopiù a livellare qualche magagna tecnica o ad ampliare il già folto parco mosse. Quello che invece è cambiato, quello che si è evoluto, è probabilmente lo spessore del mondo di Kratos, la sua profondità, il suo modo di presentarsi al grande pubblico attraverso lo schermo televisivo. Invece di modificare le basi del gioco, Santa Monica ha investito il proprio tempo nel perfezionare sempre di più tutto ciò che a Kratos fa da contorno, come i personaggi, la trama, gli incontri narrativi (chi non ricorda il bellissimo “scontro al buio” di God of War 2?), ed ovviamente il ritmo dell’azione. Questa Collection è, in tal senso, uno specchio perfetto dell’evoluzione della serie, dapprima incerta, quasi squadrata e rozza, poi sempre più raffinata, ricercata e ammaliante. Già con una rapida occhiata è infatti possibile non solo contare come la mole poligonale sia aumentata esponenzialmente nel corso degli anni (ma questa è una ovvietà), ma anche come gli ambienti, i nemici, i momenti di climax, siano diventati sempre più preponderanti, grandi, eleganti, sino ad un apice che certamente possiamo definire “titanico”. A fare da contorno al tutto c’è poi la cifra fondamentale dello stile della serie: la violenza. Con il passare degli anni abbiamo assistito alla sempre maggiore estremizzazione della violenza, con un personaggio che partendo già da ottimi livelli si è progressivamente trasformato in una macchina di morte. Un’ecatombe ambulante la cui “giustizia sommaria” si è progressivamente trasformata in una “punizione da monito”. Una violenza galvanizzante, a tratti estrema, nata come mero artifizio stilistico e trasformatasi poi in una vera e propria arte della mattanza.
!==PB==!
η τέχνη του μύθου – L’Arte del Mito
E veniamo al succo di questa Collection, ossia il tanto decantato aggiornamento all’alta definizione, manovra sicuramente apprezzabile la cui bontà si riscontra praticamente sin dal primo avvio del gioco. In generale è da chiarire una cosa. Parliamo di giochi per PS2, e parliamo anche di due giochi vecchiotti. Chi si aspetta miracoli rimarrà amaramente deluso. La riedizione in HD è sì di qualità eccelsa (supporto nativo per i 720p, formato 16:9 di ottima qualità e, dulcis in fundo, 60 – rocciosi – frame al secondo). Tuttavia, e parliamo soprattutto del primo God of War, il peso degli anni si evince sin da subito, complice soprattutto la vetusta realizzazione del prodotto, ancora molto vicino alla squadrata “blochettosità” dei primi titoli Playstation 2. La vecchiaia delle texture, così come una certa povertà delle animazioni, colpisce ancora nonostante le magie dell’alta definizione. Che il tutto sia godibile o meno resta un gusto prettamente personale. Molto meglio invece il secondo capitolo, complice una produzione che, già al tempo, colpì per la ricercatissima qualità. Qui la differenza c’è e si vede, visto soprattutto la scomparsa dell’originario calo di framerate. In ogni caso il lavoro svolto da Santa Monica è certamente eccellente. Le incertezze grafiche sono dovute al lavoro delle origini, comunque datato rispetto al ben di Dio grafico cui il giocatore medio è ormai abituato. Quello che stupisce, comunque, è l’approccio ancora valido con il quale le due opere si interfacciano con l’utente. Come detto, non bastasse l’aggiornamento grafico, entrambi i capitoli si lasciano comunque giocare piacevolmente, costituendo un divertissement low budget (circa 40 Euro), a cui non vale la pena opporsi.
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Al tutto aggiungiamo poi due valori aggiunti non fondamentali, ma di sicuro fascino. Il primo è una galleria di chicche quali artwork, video e making of, originariamente non presenti nei titoli Sony, e qui in bella mostra per la gioia di ogni fan. In secundis il supporto Trofei, qui in massiccia presenza, con ben due sezioni dedicate ed esaustive per entrambi i titoli, con tanto di doppio trofeo di platino e svariati ori e argenti! Una gioia per ogni cacciatore che, con il solo primo giro di boa, potrebbe vedersi lievitare sostanziosamente il trophy meter del proprio profilo. Unico appunto negativo riguarda esclusivamente la copertina. Forse quanto di più brutto si sia visto (Orange Box esclusa) per un cofanetto come questo. Con tutti gli artwork sfornati nel corso degli anni da artisti del calibro di Mr. Andy Park (artista Marvel, mica bruscolini!), Sony ci propina una copertina dal design osceno costituita da uno sfondo roccioso su cui troneggiano le due box art originali in formato mignon. Perché?!
Πέρα από το μύθο – Oltre il Mito
Speriamo abbiate gradito questa prolissa lezione di storia (ma non era una review? Ndr), tuttavia, prima che ci additiate come fedifraghi, chiariamo che il voto (che sarete già corsi a leggere) non si riferisce ai due giochi in sé, i cui meriti sono già scolpiti nella storia videoludica dell’intramontabile Playstation 2. Quello che intendiamo esprimere con il voto numerico è un semplice “indice di gradimento”, con il quale intendiamo etichettare l’opera Sony, palesemente improntata sull’effetto revival che può scaturire dalle recenti vendite di God of War III. Chiarito ciò ci sembra superfluo consigliare l’acquisto di questa ottima God of War Collection, il cui prezzo basso non può che essere un incentivo alla spesa.
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Certo, occorre fare i conti con il fatto che si tratta comunque di giochi non proprio freschissimi, ma comunque abbastanza recenti da poterli trovare ancora in vendita. Tuttavia siamo convinti che vista la bontà del “make-up”, del supporto dei trofei, delle gioie dell’alta definizione, sia impossibile resistere all’acquisto. Siamo quindi certi che molti di voi abbiano già messo le mani sul pre-order del cofanetto, cosa di cui non possiamo che rallegrarci. Per tutti gli altri, per tutti quelli a digiuno delle gesta di Kratos, si apre invece la strada verso un divertimento ancora in grado di conquistare. Il peso degli anni (pochi? Troppi? Decidete voi) non ha intaccato questo pezzo di storia del marchio Playstation, antipasto ideale per chi non ha ancora avuto modo di acquistare il quarto capitolo della saga, o succulento brunch per chi del lavoro di Santa Monica, ad oggi, non conosceva un tubo, e desidera recuperare quanto perso nel corso degli anni.
“E da quel giorno in poi, fino alla fine dei tempi, tutti gli uomini che dovettero combattere per il bene o per il male, lo fecero sotto lo sguardo attento dell’uomo che aveva sconfitto un Dio… Essi furono guidati da Kratos, il mortale che era divenuto il nuovo Dio della Guerra.”