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Recensione Recensione di Ape Escape

Recensione di Ape Escape di Console Tribe

di: Simone Cantini

Se c’è un merito che deve essere riconosciuto a Sony, a partire dal suo ingresso trionfale nel mondo dell’intrattenimento digitale, è quello di aver sempre sostenuto e sviluppato numerose nuoveIP, rifiutando di fossilizzare l’offerta videoludica esclusivamente sulle spalle di brand storici e, spesso, stantii. Una di queste proprietà intellettuali originali a vedere la luce nel lontano 1999 sulla, allora, vendutissima PlayStation fu Ape Escape, uno dei primi giochi programmati espressamente per esaltare le vibranti caratteristiche del neonato Dualshock. Dopo una lunga serie di capitoli ufficiali, spin off e remake, le bizzarre scimmie ideate dagli studi della compagnia nipponica sono pronte ad invadere nuovamente le nostre case, nel tentativo di valorizzare, oggi come allora, il nuovo motion controller ideato da Sony. Gli scagnozzi del malvagio Specter riusciranno nella loro impresa?

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Prendete quella scimmia!

Giappone, pianeta Terra. Uno stormo di strani dischi volanti appare improvvisamente nei cieli di una non meglio identificata città. Nei panni di un anonimo cittadino non possiamo far altro che assistere, mentre siamo intenti a pasteggiare con gli immancabili instant noodles, al reportage fornito dalla televisione locale. Quando, all’improvviso, sul tetto della nostra abitazione si va a schiantare una delle misteriose navette, dalla quale fuoriescono velocemente decine di scimmie munite di strani cappelli luminosi. Non abbiamo neppure il tempo di riprenderci da quella pelosa invasione che ci ritroviamo a subire anche l’irruzione delle nostre (squisitamente nipponiche) vicine di casa, le quali, senza tanti preamboli, ci consegnano uno strano marchingegno (dannatamente simile ad un controller Move), intimandoci di catturare al più presto tutti i folli primati. Ecco, l’aver letto queste poche righe è più che sufficiente ad istruirvi a dovere su quella che è la trama, estremamente minimal, di questo Ape Escape targato Playstation 3.
Il titolo sviluppato da Japan Studio, a differenza degli altri episodi della saga, si presenta ai giocatori come un canonico on rail shooter, all’interno del quale l’unico obbiettivo sarà quello di arrivare alla fine dei quindici livelli di gioco catturando il maggior numero di scimmie. Per riuscire in questa impresa, come abbiamo detto poco fa, vedremo giungere in nostro soccorso un mutevolePlayStation Move che, tenendo fede allo storico gameplay della serie, potrà modificare forma e funzioni in qualunque momento di gioco. Alla canonica rete, che apparirà sin da subito familiare ai fan di vecchia data, potremo sostituire a nostro piacimento, tramite la pressione del tasto Move, svariati gadget, tra i quali troveremo una fionda (utilissima per raggiungere i bersagli più lontani), un ventaglio (ottimo per distruggere in un istante i nemici più coriacei), un potente aspiratore (particolarmente indicato per fare velocemente piazza pulita di scimmie nelle occasioni più affollate) e il temutissimo Bananizzatore, un’arma capace di tramutare gli avversari in succosi frutti da raccogliere, utili per aumentare la nostra riserva di energia. 

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Purtroppo, nonostante questa nutrita serie di gadget possa far sospettare una certa varietà di situazioni, basteranno pochi minuti di gioco per rendersi tristemente conto di come la realtà ludica presentataci da questo Ape Escape sia, in realtà, di ben altra fattura. I quindici livelli che costituiscono la modalità storia, difatti, oltre ad essere scarsamente longevi, si differenzieranno tra di loro unicamente a livello estetico, dato che in tutti ci verrà semplicemente chiesto di catturare quante più scimmie possibili, sino ad arrivare ai demenziali (tecnicamente parlando) scontri con i boss di fine stage. Come se la semplicità disarmante che permea l’intera produzione non fosse sufficiente, gli scontri con queste scimmie non richiederanno al player particolari sforzi, dato che il team ha pensato bene di non differenziarli affatto gli uni con gli altri: tutti risulteranno dannatamente uguali tra loro e sarà sufficiente attivare la modalità di aspirazione per avere facilmente la meglio. Sotto il profilo del gameplay, dunque, appare evidente come la produzione sia indirizzata unicamente ad un’utenza casual e non riesca, in aggiunta, a rendere giustizia alle già note capacità motorie del Move. Un ulteriore difetto è costituito dalla risicata longevità del titolo, il quale può essere terminato, come la stragrande maggioranza degli shooter su binari, in poco più di un pomeriggio. E ben poco può aggiungere, in questo senso, la presenza di una classifica online e di alcuni minigiochi aggiuntivi, i quali potranno soltanto dilatare leggermente il tempo che trascorrerete assieme alle folli scimmie targate Japan Studio.

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Sotto la pelliccia… niente!

Tecnicamente parlando, il lavoro svolto dal team nipponico non riesce ad elevarsi sino alla soglia della sufficienza, a causa di un comparto grafico e sonoro decisamente al di sotto degli standard. Nonostante la grafica pulita e coloratissima, la modellazione poligonale degli ambienti e dei personaggi è decisamente minimale, al pari degli effetti luminosi e ambientali. Analoghe considerazioni possono essere fatte in merito alla sezione audio, la quale ci presenta una colonna sonora ed un set di effetti sonori sin troppo anonimi e privi di un qualsiasi spessore. A questi va ad aggiungersi un doppiaggio italiano veramente pessimo, il quale presenta delle linee di dialogo decisamente mal recitate e prive di una qualsiasi carica espressiva. Unica nota positiva è costituita dalla possibilità di registrare, tramite il microfono integrato nel PlayStation Eye, il suono emesso dal nostro retino in occasione della cattura di un primate. Simpatico, ma purtroppo ininfluente ai fini della valutazione.

Scivolare su una buccia di banana

Alla luce dei fatti questo Ape Escape dedicato al Move non riesce a superare il confronto con la sua passata eredità, presentando un gameplay estremamente monotono e privo di spessore. È un peccato constatare ancora una volta come una periferica decisamente performante come il motion controller di Sony si ritrovi circondata da titoli incapaci di esaltarne le reali potenzialità: alla luce dell’accoppiata vincente Move e Navigation Controller, viene spontaneo domandarsi come mai Japan Studio non abbia deciso di riproporre le meccaniche care alla saga sottoforma di simil FPS, soprattutto alla luce dei discreti risultati portati a casa da Guerrilla con il suo ultimo Killzone 3. In definitiva, se avete un Move e siete amanti degli on rail shooter senza tante pretese (complice anche il prezzo budget a cui viene proposto) potreste anche provare a dare una chance al nuovo lavoro di Japan Studio, ma non aspettatevi chissà quale mirabolante perla di programmazione. A tutti gli altri, invece, non possiamo far altro che consigliare di rivolgere la loro attenzione su titoli del calibro di Dead Space Extraction.
Specter è riuscito a farla franca anche questa volta.