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Recensione Rainbow Six Siege

Nell’ultimo periodo non è raro imbattersi in giochi orientati principalmente all’online, tanto da avere pochi o scarsi contenuti dedicati al gioco singolo. EA con Titanfall, e più recentemente con Star Wars Battlefront, ha aperto la strada, Ubisoft Montreal si aggiunge con Rainbow Six Siege, un FPS a squadre strategico con un focus decisamente orientato al multiplayer.

di: Federico Lelli

Nell’ultimo periodo non è raro imbattersi in giochi orientati principalmente all’online, tanto da avere pochi o scarsi contenuti dedicati al gioco singolo. EA con Titanfall, e più recentemente con Star Wars Battlefront, ha aperto la strada, Ubisoft Montreal si aggiunge con Rainbow Six Siege, un FPS a squadre strategico con un focus decisamente orientato al multiplayer.

Le mie forze sono più speciali delle tue

La natura tipicamente multi di Rainbow Six Siege si nota già dal menù del titolo che ci offre principalmente 3 modalità differenti: le Simulazioni, la Caccia ai terroristi e il PVP a squadre. La prima modalità, l’unica offline, è praticamente composta da una serie di tutorial travestiti da missioni singole che ci introducono poco alla volta alle varie caratteristiche del gioco e alle particolari abilità dei nostri operatori. La seconda, da giocare in cooperativa con i propri amici prevede diverse sfide contro dei terroristi controllati dalla IA mentre l’ultima, vero cuore del gioco, è la classica 5 vs 5.
Progredire richiede una valuta interna, detta Renown, che si può conquistare portando a termine diverse sfide all’interno delle missioni e grazie alle proprie abilità di gioco nell’online. All’inizio infatti il gioco blocca quasi tutto (comprese le partite ranked, per evitare l’affluenza di gente inesperta a rovinare il gioco) e esperienza e gettoni saranno quindi necessari per andare avanti e acquistare i nostri soldati, detti operatori. Il titolo offre diversi protagonisti, specializzati in attacco o in difesa, divisi in 5 squadre speciali ognuna tipica della nazione di appartenenza. Ogni soldato ha un arsenale personalizzato e almeno un’abilità speciale che nel caso degli attaccanti aiuta ad infiltrarsi meglio o aumenta la potenza di fuoco, mentre nel caso dei difensori offre la possibilità di proteggersi meglio con più barricate, corazze o sistemi per schermarsi anche da attacchi elettronici e informatici. È lo stesso gioco a consigliarci di sbloccare al più presto almeno un paio di operatori prima di provare a giocare online, questo perché in ogni modalità i soldati possono essere selezionati in maniera esclusiva dal primo che arriva, quindi è sempre meglio avere un paio di riserve; per le emergenze c’è comunque un personaggio generico detto recluta con equipaggiamento selezionabile e senza abilità speciali che può essere usato anche dagli ultimi arrivati.

Le partite online si svolgono fondamentalmente tutte allo stesso modo: nella breve fase di preparazione l’attacco pensa alla ricognizione con dei droni su ruote radiocomandati per individuare l’obiettivo della missione che può essere un ostaggio da portare in giro come un cattura la bandiera; una stanza da controllare come un king of the hill; o un ordigno nucleare da distruggere. Dall’altra parte i difensori si impegnano ad erigere muri e protezioni di vario tipo per rallentare o impedire l’ingresso degli attaccanti. Comunque la mettiate la fase di gioco si svolge quasi sempre allo stesso modo: con l’attacco che si lancia a testa bassa verso l’obiettivo e la difesa che fa camping intorno ad esso e in generale l’esito finale del gioco, data l’alta mortalità e l’assenza di respawn, sarà quasi sempre quello di vittoria per eliminazione degli avversari prima ancora che per completamento dell’obiettivo.

Mancando di complessità nelle modalità di gioco, visto che l’unica differenza sostanziale che vedrete sarà quella tra la fase di attacco e di difesa, Rainbow Six Siege cerca di aggiungere varietà proprio nel modo di giocare: oltre alla già specificata esclusività degli operatori, che obbliga i giocatori a provare sempre diverse abilità e approcci differenti, l’altra caratteristica fondamentale del titolo è infatti la distruttibilità degli ambienti, che sono pensati quindi per essere penetrati sempre in modi differenti. Grazie alle cariche in dotazione ad ogni operatore infatti la squadra in attacco può creare varchi attraverso i muri per attraversare le stanze, buchi sulle botole per saltare di piano in piano o studiare approcci dall’alto usando le funi. Gli obiettivi sono ovviamente posizionati a caso in ogni round, che si concludono alla terza vittoria di una delle due squadre, permettendo possibilità di infiltrazione sempre differenti. È ovvio che una conoscenza specifica di ogni mappa, soprattutto del perimetro delle stanze che danno verso l’esterno è fondamentale per fare breccia in maniera più efficace all’interno o per proteggersi meglio dagli attacchi nemici.


Le cose cambiano leggermente nella coop Caccia ai terroristi dove invece la presenza della IA avversaria, in quantità decisamente maggiore rispetto alla nostra squadra, metterà a dura prova le nostre capacità sia nelle missioni di attacco che in quelle di difesa. Un plauso va fatto all’intelligenza artificiale che non fa sicuramente sconti a nessuno: i bot si muovono in maniera tattica, rispondono agli allarmi in maniera creativa, non hanno problemi ad uscire dai loro percorsi di pattuglia standard e, soprattutto alle difficoltà più elevate, fanno sì che ogni attacco possa essere l’ultimo in cui ci troviamo coinvolti.
Curiosa infine la scelta degli sviluppatori di permettere la creazione delle partite personalizzate solo a partire dal decimo livello, soprattutto considerando che comunque questi match non fanno guadagnare punti esperienza.

Il sistema di controllo è pratico e ben sviluppato e offre un FPS molto tattico che non manca di nulla, i comandi sono sempre molto chiari per tutte le abilità speciali e diversi input a schermo ci ricordano come compiere azioni meno frequenti come le arrampicate con le funi. Ovviamente l’assenza di respawn e l’efficacia delle armi in dotazione spingono verso un approccio più ragionato e, anche con l’assenza di microfoni, le partite funzionano meglio quando i giocatori premiano il lavoro di squadra.

Il comparto tecnico ha dalla sua parte la strategica distruttibilità delle varie mappe, un framerate stabile a 60 fps e un ottimo sonoro dedicato che aiuta l’immedesimazione, puntare sulla distruzione ambientale e sulla fluidità ha penalizzato però l’impatto grafico che sicuramente non spicca per bellezza, soprattutto considerando i soli 10 operatori in campo e la relativa piccolezza delle mappe, in aggiunta la modalità di Caccia al terrorista, vista la presenza di più nemici, è bloccata a 30 fps.

Mani sopra la testa!

Da una parte le missioni in coop e il multi hanno una buona rigiocabilità grazie alle disposizioni random degli elementi e dei nemici e le differenze tra i vari operatori, gli sviluppatori hanno inoltre promesso di distribuire gratuitamente tutte le future mappe; dall’altro lato la mancanza di varietà è però al momento il problema più grande del gioco: senza una campagna e con un numero abbastanza esiguo di contenuti (11 mappe e 20 operatori) è uno di quei titoli che si fa fatica a giocare per una serata intera quando magari la rotazione comincia a proporre sempre le stesse situazioni.

Rainbow Six Siege, pur portando il nome della famosa serie, ricorda solo alla lontana i suoi predecessori, rimane però un titolo dal solido gameplay che sicuramente potrete godere al meglio in squadra con degli amici.