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Recensione Q.U.B.E: Director’s Cut

Era il 2007 quando "The Orange Box", la raccolta di giochi targata Valve, raggiunse gli scaffali dei negozi di tutto il mondo. Half life 2 e i suoi episodi indubbiamente ne rappresentavano il piatto principale e solo questo sarebbe bastato a giustificarne l'acquisto se non fosse che, tra i cinque titoli contenuti nella suddetta raccolta, aveva trovato posto un certo Portal, una "piccola" perla videoludica che scosse l'utenza come un fulmine a ciel sereno.
Lo stesso Portal che nel 2011 ispirò i ragazzi di Toxic Games nella realizzazione del loro puzzle game, Q.U.B.E., un vero e proprio tributo al titolo Valve col quale vanta numerosi punti in comune, a partire da quell'atmosfera "bianca e asettica" che permea ogni ambiente.
Un gioco che oggi raggiunge il traguardo della pubblicazione in via digitale su PS3, PS4 e Xbox One nella sua nuova iterazione denominata Director's cut che, oltre ad una migliore resa grafica, vanta l'aggiunta di una modalità a tempo e di un comparto narrativo.

di: Luca "RukaManni" Manni

Era il 2007 quando “The Orange Box”, la raccolta di giochi targata Valve, raggiunse gli scaffali dei negozi di tutto il mondo. Half life 2 e i suoi episodi indubbiamente ne rappresentavano il piatto principale e solo questo sarebbe bastato a giustificarne l’acquisto se non fosse che, tra i cinque titoli contenuti nella suddetta raccolta, aveva trovato posto un certo Portal, una “piccola” perla videoludica che scosse l’utenza come un fulmine a ciel sereno.
Lo stesso Portal che nel 2011 ispirò i ragazzi di Toxic Games nella realizzazione del loro puzzle game, Q.U.B.E., un vero e proprio tributo al titolo Valve col quale vanta numerosi punti in comune, a partire da quell’atmosfera “bianca e asettica” che permea ogni ambiente.
Un gioco che oggi raggiunge il traguardo della pubblicazione in via digitale su PS3, PS4 e Xbox One nella sua nuova iterazione denominata Director’s cut che, oltre ad una migliore resa grafica, vanta l’aggiunta di una modalità a tempo e di un comparto narrativo.

P.O.R.T.A.L.

Tanto in Portal quanto in Q.U.B.E. l’incipit è praticamente il medesimo: un personaggio senza nome ne ricordi si ritrova, al suo risveglio, a vagare in un ambiente sconosciuto guidato dalle sole direttive di una voce estranea. Nonostante i due titoli prendano poi derive differenti, il senso di straniamento che colpisce il giocatore è il medesimo, anche se il prodotto sviluppato da Valve poteva contare sullo charme e sulla forte personalità di GLaDOS, ahimé, irraggiungibile dalla voce guida di Q.U.B.E.
Questo director’s cut, a tal proposito, si arricchisce di una narrazione vera e propria, assente nella versione originale, che contribuisce ad aumentare il coinvolgimento nell’esperienza di gioco lasciando spazio a un paio di colpi di scena ben studiati. Purtroppo, l’assenza di sottotitoli e il solo audio in inglese possono rappresentare un ostacolo per chi non mastica bene la lingua, inficiando l’esperienza complessiva.
Sul fronte del gameplay, invece, Q.U.B.E. sfrutta delle meccaniche innovative che si staccano completamente da quelle basate sulla Portal Gun: la superficie di ogni stanza è composta da cubi e, con alcuni di essi, è possibile interagire a distanza attraverso il guanto di cui è dotato il protagonista modificandone forma e dimensioni. Ogni cubo è contraddistinto da un proprio colore che denota anche le sue proprietà: quelli rossi possono estendersi in altezza fino a un massimo di tre volte, quelli gialli creano delle strutture ascendenti o discendenti, quelli viola consentono di roteare porzioni di una stanza e cosi via.
Tutto questo crea delle dinamiche di gioco sempre varie e intelligenti, tanto da costringere il giocatore a soffermarsi più di qualche minuto per ragionare su da farsi. Il livello di difficoltà, infatti, è ben tarato e cresce man a mano che si procede nel gioco espandendo di conseguenza la longevità di un titolo che, comunque, non super le 3/4 ore di gioco. Longevità che si è tentato di estendere includendo, in questa versione, il DLC Against the Clock che, come lascia suggerire il nome, introduce una modalità a tempo la quale, però, mal si sposa con l’utilizzo del gamepad e richiede necessariamente l’uso del mouse per poter calibrare al millimetro l’interazione con i cubi. Un’esperienza che, pertanto, risulta frustrante e difficilmente si avrà voglia di completare tutte le missioni messe a disposizione dagli sviluppatori.
Un’altra grave pecca, infine, è rappresentata da alcune transizioni di troppo nel passaggio da una stanza all’altra, spesso lunghe e tediose, che spezzano enormemente il gameplay costringendo il giocatore e rimanere fermo e immobile in attesa che si apra un percorso per poter proseguire o un ascensore lo conduca alla zona successiva.

“Q”ubi a colori

Nonostante questa versione di Q.U.B.E. vanti una pulizia nelle texture maggiore rispetto a quella precedente la povertà di elementi all’interno di ogni singola area tendono a relegare il comparto grafico in secondo piano in un’esperienza di gioco che punta principalmente sulla risoluzione degli enigmi piuttosto che sul piano artistico. È piacevole, comunque, il contrasto prodotto tra le stanze, sterili e prive e di orpelli, e i colori sgargianti dei cubi, in particolar modo nelle zone prive di illuminazione.
Sul fronte audio, invece, c’è ben poco da dire, al di là dei semplici suoni ambientali e dello splendido doppiaggio.

Conclusione

Q.U.B.E: Director’s cut è, anzitutto un ottimo puzzle game che, purtroppo, porta sulle spalle il peso di quella pietra miliare del genere, Portal, col quale fatica a reggere il confronto.
Anche se il titolo sviluppato da Toxic Games verte su dinamiche interessanti seppur semplici, alla lunga tende a risultare un tantino ripetitivo nonostante introduca elementi sempre nuovi al passaggio da una stanza all’altra.
Se siete amanti del genere, comunque, l’acquisto è sicuramente consigliato.