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Recensione Puzzle Bobble 3D: Vacation Odyssey

di: Simone Cantini

Avere un’icona per le aziende videoludiche sembra essere una consuetudine, sia per quanto riguarda gli aspetti commerciali, che per un motivo di pura e semplice identità. Mario e Nintendo, Pac-Man e Namco Bandai, Sonic e SEGA, sono solo alcuni degli esempi che è possibile trovare sul mercato. C’è però un’ulteriore coppia, legata al brand Taito, che a partire dagli anni ’80 è riuscita a ritagliarsi il suo bel posticino al sole, partendo con un semplice (per quanto felicissimo) platform, e finendo per sconfinare nel mondo dei puzzle game, ambito in cui sembrano essersi trovati decisamente a loro agio, come dimostra il recentissimo Puzzle Bobble 3D: Vacation Odyssey.

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Cambio di prospettiva

Sale giochi e ragazze, a meno di parlare di vere e proprie nerd del settore, è sempre stato un binomio assai improbabile, un’autentica rarità capace di rivaleggiare con i più succosi premi legati ai gratta e vinci odierni. O per lo meno questa poteva essere la realtà sino alla metà degli anni ’90, quando Bub e Bob decisero di abbandonare le loro abitudini da spara bolle, per riciclarsi nella risoluzione di schemi più o meno complessi a base di sfere colorate. Ecco che, come per magia, con l’avvento di questa nuova incarnazione, per rintracciare giovani fanciulle all’interno di quei fumosi e testosteronici (per modo di dire, viste le frequentazioni) luoghi, sarebbe stato sufficiente indirizzare il passo verso il cabinato in questione: sarà stata l’estetica tenera e pucciosa, in perfetto stile kawaii, o magari l’azione di sicuro meno frenetica e decisamente più ragionata, fatto sta che Bust-a-Move divenne presto il ricettacolo attorno al quale gravitavano le esponenti del gentil sesso. Da allora di bolle sotto i ponti ne sono scorse a milioni, così come centinaia sono state le declinazioni del titolo, tutte figlie di un successo che non ne vuole certo sapere di tramontare, come dimostra Puzzle Bobble 3D: Vacation Odyssey. Per quanto orfano di sviluppatori giapponesi, dato che dietro al codice troviamo gli statunitensi ragazzi di Survios, il core del titolo rimane il medesimo, e richiederà ai due draghetti protagonisti di liberare lo schermo dalle sfere colorate che, di volta in volta, lo andranno a riempire. La modifica più radicale, pertanto, è da ritrovare nello schema ludico, che abbandonata la classica impostazione bidimensionale, sceglie stavolta di calare il tutto all’interno di un contesto in 3 dimensioni, ottimo per sposarsi anche a PSVR (per quanto tutto sia fruibile anche in modalità tradizionale). Per quanto lo scopo del gioco rimanga invariato, il cambiamento di prospettiva ha finito per avere un impatto molto diretto anche sul gameplay, dato che i vari agglomerati di bolle reagiranno dinamicamente ad ogni mossa, anche in senso spaziale: ogni schema, difatti, sarà legato ad un nucleo centrale, attorno al quale gli insiemi di sfere colorate ruoteranno ad ogni nostro lancio di bolla colorata. Il meccanismo, molto semplice da intuire, causerà pertanto, ad ogni turno, il mutamento della parte interattiva, aggiungendo un pizzico di strategia in più agli stage. Oltre a cercare di eliminare quanti più elementi possibili ad ogni lancio, quindi, dovremo anche sfruttare il colpo per girare a nostro favore gli elementi rimanenti, così da massimizzare l’azione. Per aiutarci nell’impresa, inoltre, avremo a disposizione alcuni gadget, come bombe e sfere infuocate, che dovremo prima sbloccare e poi acquistare di volta in volta, accumulando le stelle guadagnate portando a termine i livelli del corposo story mode. Insomma, una ricetta semplice, ma in apparenza vincente, che purtroppo deve scendere a compromessi con un sistema di mira non proprio impeccabile.

La potenza è nulla senza controllo

Se sulla carta era davvero difficile mancare il colpo, purtroppo i ragazzi di Survios hanno commesso qualche scivolone di troppo per quanto concerne il sistema di mira e di aggancio delle sfere, che è risultato a tratti davvero impreciso ed imprevedibile. Abituati alla stabilità della produzione originale, in cui la traiettoria di lancio della sfera godeva di una precisione invidiabile, in Puzzle Bobble VR: Vacation Odyssey ci troviamo a dover scendere a compromessi con delle bolle alquanto ballerine: una volta indicato il punto di aggancio, difatti, non sono rare le occasioni in cui questo finisce per mutare non appena avremo scagliato il colpo, vanificando così i nostri sforzi e portandoci, nel peggiore dei casi, ad annullare la mossa pianificata. Il che, visto che la maggior parte dei livelli ci richiederà di chiudere lo stage entro un certo numero di lanci, potrebbe portare a fallimenti non imputabili alla nostra abilità. Si tratta di un vero peccato, dato che al netto di ciò Puzzle Bobble VR: Vacation Odyssey funziona alla grande, oltre a garantire una notevole longevità, vista la corposità della campagna single player, a cui si accompagna la classica modalità infinita ed il multiplayer online (sebbene durante le mie prove non sia riuscito ad incrociare il pad con nessuno). Anche sotto il profilo grafico non ci possiamo certo lamentare, dato che tutto risulta essere estremamente colorato ed in linea con gli standard stilistici della serie. Per quanto riguarda la modalità VR, si tratta di una aggiunta quanto mai marginale, data la staticità della produzione, che difatti ho abbandonato subito dopo la prova, per tornare alla fruizione canonica tramite il semplice televisore. Si tratta comunque di una aggiunta benvenuta, che nulla toglie al pacchetto.

Puzzle Bobble 3D: Vacation Odyssey sceglie consapevolmente di non stravolgere all’eccesso una formula oramai rodata, capace di arrivare praticamente intatta ai giorni nostri dopo ben 27 anni. Pur mutando la prospettiva, difatti, Survios non ha apportato modifiche allo storico gameplay della serie, conferendo al tutto una benvenuta ventata di freschezza. I limiti del titolo, pertanto, sono da ritrovare unicamente in un sistema di puntamento che, allo stato attuale, non risulta sempre preciso, così da causare immeritati game over, oltre ad un pizzico di frustrazione, quando i controlli sembrano volersi divertire a fare un po’ troppo le bizze. Niente che non possa essere risolto con un benvenuto aggiornamento, sia chiaro, ma allo stato attuale, ahinoi, si tratta di un difetto che non consente alla produzione di spiccare il volo che, invece, meriterebbe.