Recensioni

Recensione Project Motor Racing

di: Simone Cantini

Quando arriva in redazione l’ennesima iterazione del simulatore bucolico più celebre sulla piazza, per qualche oscuro motivo mi viene sempre assegnato d’ufficio, nonostante simili produzioni non rientrino pienamente nelle mie corde. Prendendo atto di questa forzata convivenza, all’annuncio di Project Motor Racing, guarda caso costruito proprio attorno al motore fisico del titolo più celebrato di GIANTS Software, non ho potuto fare a meno di esprimere la mia disponibilità a trattare questo unicum nel portfolio della casa svizzera. La curiosità di vedere il tutto all’opera in un contesto fortemente differente, difatti, era troppo forte per restare in disparte…

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Risorgere dalle ceneri

Se amate le simulazioni corsistiche più intransigenti, sicuramente non potrete che rimpiangere la saga di Project Cars, che era riuscita a sdoganare in maniera assai convincente anche su console un genere prettamente legato al mondo PC. Se vi riconoscete in questo quadretto, vi farà sicuramente sapere che dietro a Project Motor Racing altro non c’è che Ian Bell (led designer proprio di Project Cars), che assieme al suo nuovo team Straight 4 Studio, ha visto bene di proseguire l’eredità lasciataci dai defunti Slightly Mad Studios.

Questo piccolo preambolo avrà subito tolto ogni dubbio in merito alla natura di Project Motor Racing, che punta forte su di un modello di guida che punta alla simulazione più pura, lasciando ad altre produzioni approcci più morbidi. Nonostante una serie di aiuti alla guida disponibili, difatti, il titolo distribuito da GIANTS mira a proporre un gameplay senza troppi compromessi, che punta ad offrire un’esperienza impegnativa e inadatta a chi cerca esperienze più caciarone e disimpegnate. Sotto questo punto di vista, gran parte del merito va riconosciuto al GIANTS Engine su cui poggiano le fondamenta di Farming Simulator, che pur in un contesto indubbiamente più dinamico è riuscito a dimostrare la bontà della sua fisica e del suo modello di guida.

Ad ognuno il suo

La gestione dei vari mezzi è risultata molto credibile, così come la resa delle differenti superfici con le quali è possibile interagire, che riescono a far percepire con estrema efficacia e naturalezza la differente risposta in trazione. Ovviamente la parte del leone la fanno i momenti su pista, che anche in questo caso non possono che restituire un feeling di guida alquanto convincente. A tal proposito non dispiace neppure la resa tramite il pad, che grazie al DualSense (ho testato il tutto su PS5) ha messo sul piatto l’ottima implementazione dei trigger adattivi, che sono riusciti a trasmettere efficacemente le differenti forze in campo in fase di frenata e accelerazione, oltre a garantire un discreto controllo sul motore del nostro veicolo.

Va da sé, vista la natura di Project Motor Racing, che per ottenere le prestazioni più adatte sia necessario utilizzare un volante, così da poter beneficiare pienamente della cura riposta dai ragazzi di Straight4 nella realizzazione del modello di guida. Inutile dire che se avete a disposizione una simile periferica, la situazione ottenga un boost prestazionale non indifferente, oltre a garantire le migliori soddisfazioni di utilizzo. Impressiona anche il quantitativo corposo di settaggi, che riguardano sia la gestione tramite pad che attraverso il volente, che permetteranno di intervenire su tantissimi parametri, così da poter dare vita al nostro setup ideale (sarà anche possibile gestire liberamente la visuale dell’abitacolo).

Botte da orbi

Sotto il profilo dell’esperienza di guida, pertanto, sono davvero pochissimi gli appunti che si possono muovere a Project Motor Racing, che nello scenario attuale rappresenta indubbiamente uno degli esponenti di spicco del genere. La situazione cambia sensibilmente quando dobbiamo, però, sviscerare l’offerta ludica della produzione, aspetto che ridimensiona in modo importante gli entusiasmi del caso. Una volta avviato il gioco, ad attenderci troveremo le immancabili modalità offline e online: nel primo caso, oltre alle gare one shot, avremo a disposizione una carriera non certo entusiasmante in quanto a struttura e progressione. Dopo aver dato vita al nostro team e selezionato livello di difficoltà e mezzo di partenza (legato alle finanze disponibili), non dovremo fare altro che partecipare a gare e campionati, così da ottenere sempre più monete per mettere le mani sui vari veicoli (ce ne sono circa una sessantina).

Decisamente canonica e poco stimolante, a fiaccare il tutto ci pensa l’IA avversaria davvero deficitaria, che tende ad ignorare sistematicamente la nostra presenza in pista, speronandoci come se non ci fosse un domani, anche quando il buon senso suggerirebbe comportamenti più prudenti. Il problema è che, data la natura simulativa, basta un piccolo urto per perdere il controllo del mezzo, situazione che ci porta a vedere trascorrere inesorabilmente manciate di secondi (mentre le auto avversarie sono impassibili a ogni sollecitazione fisica). Lo stesso comportamento in gruppo risulta poco credibile, con trenini impassibili e poca battaglia sull’asfalto.

Più interessante l’esperienza online, che oltre alle classiche gare multiplayer presenta anche delle sfide a tempo, che permetteranno di scalare le classifiche online. Non si tratta indubbiamente di niente di travolgente o particolarmente originali, ma in assenza di avversari imprudenti la bontà del modello di guida di Project Motor Racing riesce finalmente a tirare fuori il meglio. A chiudere la parentesi della connessione alla rete ci pensa il supporto alle mod, al momento ancora decisamente acerbo, ma che promette di espandersi con il tempo: vedremo.

Promesse disattese

Gli aspetti simulativi della produzione emergono anche dalla natura dei tracciati disponibili, realizzati scansionando in maniera meticolosa e precisa le controparti reali, così come molto rigorosa è stata la realizzazione delle varie vetture, che ricevuto il nullaosta dalle case produttive originali. Tutto questo impegno, però, viene tradito in parte dalla resa sullo schermo, che almeno su PS5 base appare molto lontana da quello che i trailer iniziali avevano promesso: l’impatto visivo non è proprio abbacinante, anzi risulta assolutamente alquanto sottotono in molti aspetti (anche se sono mossi da obiettivi differenti, dopo aver passato ore in compagnia di GT7, gli interni delle auto appaiono davvero bruttini), sia che si parli di dettaglio dei tracciati che di modellazione delle vetture. Le stesse prestazioni generali non mancano di presentare qualche leggero inciampo, ma sono comunque discrete su console.

Project Motor Racing si presenta come un titolo capace di far brillare la sua anima simulativa, forte di un modello di guida credibile e appagante, che riesce a soddisfare chi cerca un’esperienza rigorosa e senza compromessi. Purtroppo, la solidità della fisica e la cura riposta nei dettagli tecnici vengono ridimensionate da un comparto ludico poco ispirato, da un’IA che mina la credibilità delle gare offline e da un impatto visivo che non regge il confronto con i concorrenti più blasonati. Ne esce un prodotto che farà la gioia degli appassionati di sim racing puri, ma che rischia di lasciare indifferenti quanti cercano un pacchetto più completo e rifinito. In definitiva, un ottimo banco di prova per il GIANTS Engine in ambito corsistico, ma ancora lontano dal poter insidiare i veri pesi massimi del genere. Vedremo come si evolverà nel tempo…